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 2017  settembre 01 Venerdì calendario

Mai tanti occupati. Ma...

L’Istat dice che da dieci anni non ci sono mai stati tanti occupati come adesso. Possiamo tradurre la parola “occupati” con “gente che lavora”. Seguono grida di gioia di Renzi, che attribuisce tutto il merito al Jobs Act, capace, a suo dire, di aver creato quasi un milione di posti di lavoro. Soddisfazione più contenuta del premier Gentiloni: «c’è ancora molto da fare, ma si sentono gli effetti positivi del Jobs Act». Prudente sul ruolo del Jobs Act anche il ministro Padoan: «C’è la ripresa, lo dicono tutti i
dati, dal pil all’occupazione, alla fiducia. Quindi si sta consolidando un quadro di ripresa che da ciclica deve diventare strutturale e il governo continua a lavorare in questo senso». Per raffreddare gli entusiasmi, sarà bene porre mente alla frase: «la ripresa, da ciclica, deve diventare strutturale». Significa che i numeri positivi che vengono fuori in questi ultimi giorni sono legati a fattori del momento e ai mercati del mondo. Dipendono poco da noi, e anzi, se non riformiamo la nostra «struttura», al primo apparire di qualche nuvola saremo di nuovo sotto.  

Lei è un rompiscatole.
La Germania cresce del 2,2, l’Europa mediamente dell’1,7-1,8, noi dell’1,3. E questo 1,3, certificato anche da Moody’s, ci sembra pure entusiasmante. Dobbiamo esser contenti, ma non prenderci in giro. Renzi esagera, e su queste dichiarazioni al fulmicotone potremmo metter su tutto un pezzo relativo ai nervosismi di una parte del Pd, renziani inclusi, per via del generale consenso intorno a Gentiloni, apprezzato per la sua quasi invisibilità, e all’ascesa dell’altro decisionista del Pd, cioè Minniti, che s’è coperto di gloria sui campi della Libia e ha ricevuto l’endorsement persino della mitica Gabanelli. “Endorsement” sta per “appoggio”, si abitui anche lei, per favore, alle parole difficili della politica. In ogni caso: non ci occuperemo di questo, oggi, bensì dei bei numeri regalatici dall’Istat.  

Allora diciamoli bene.
Sciocchino, le do direttamente il comunicato dell’Istat, così impara. «MILANO - Il tasso di disoccupazione sale a luglio all’11,3%. Lo comunica l’Istat segnalando un aumento di 0,2 punti percentuali da giugno. Il dato però si accompagna a un aumento degli occupati, + 59 mila unità, e un drastico calo degli inattivi, -115 mila. Aumenta quindi la quota di persone che pur non avendo un lavoro si mette alla ricerca, e questo fa crescere il tasso di disoccupazione, cioè il numero di persone che sono a caccia di un impiego ma non lo trovano. Risale, per lo stesso motivo, anche la disoccupazione giovanile che si attesta al 35,5%. Per la prima volta dal 2008, torna sopra quota 23 milioni il numero totale degli occupati: a luglio ha raggiunto quota 23.063 persone». Seguono dettagli sui vari scorpori, l’analisi del tendenziale, la correzione demografica significativa per tutte le classi d’età, ma in particolare per la 50-64enni, eccetera.  

Non ho capito quasi niente. Poi cominciano col tasso di disoccupazione in aumento. Possono aumentare nello stesso momento sia gli occupati che i disoccupati?
Dividiamo il mondo dei lavoratori in tre classi, che per l’occasione faremo simili a dei «bacini». Ci sono tre gigantesche vasche da bagno: nella prima stanno tutti quelli che lavorano, nella seconda quelli che non lavorano ma vorrebbero (i disoccupati propriamente detti), nella terza i cosiddetti inattivi, gente che non lavora e non vuole lavorare. Se un po’ di gente si trasferisce dalla terza vasca alla seconda, aumentano i disoccupati. Se un po’ di gente si trasferisce dalla seconda vasca alla prima aumentano gli occupati. Il calo vero riguarda perciò la terza vasca. E infatti quelli dell’Istat dicono che dalla terza vasca si sono trasferiti alla seconda in 115 mila. Siccome dalla seconda si sono trasferiti alla prima solo in 59 mila, ecco che all’aumento degli occupati corrisponde anche un aumento dei disoccupati, per l’esattezza +11,3%. Alla fine si tratta di intendersi sulle parole.  

Che cos’è la correzione demografica?
Roba difficile. Poiché la popolazione italiana non solo invecchia, ma ormai cala ogni anno, il paragone anno su anno tra le varie classi d’età non è più omogeneo. Se la popolazione più anziana aumenta per via degli arrivi dalla classe d’età precedente, come si dovrà valutare, matematicamente, l’apparente aumento dell’occupazione tra gli anziani? È, appunto, un aumento apparente: al netto della demografia, il numero dei disoccupati tra gli over 50 aumenta del 15,4%.  

E tra i giovani?
35,5% dei disoccupati. In rialzo. Ma con i giovani che cosa si deve fare? L’altro giorno la Confartigianato ha diffuso dati che, attraverso i numeri, rappresentano bene la disperazione dei datori di lavoro. Gli imprenditori sono a caccia di 32.570 diplomati in meccanica, meccatronica ed energia, di 13.350 diplomati in elettronica ed elettrotecnica, di 34.940 persone con la qualifica o il diploma professionale a 4 anni in meccanica, di 9.840 ingegneri elettronici e di 8.550 ingegneri industriali. Risulta che per informatici, ingegneri elettronici e industriali, il 39% della manodopera (14.430 lavoratori) risulta impossibile da trovare. Per gli operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche, restano ancora da coprire 14.990 posti, il 43% del totale dell’offerta. Addetti alla gestione di macchinari a controllo numerico: manca il 58% delle professionalità richieste. Addetti all’installazione di macchine utensili: il 68% dei posti è senza candidati. Drammatico, eh? Però in Val Camonica hanno messo a concorso sei posti da infermiere e si sono presentati in più di mille. Per forza: si tratta di posti pubblici.