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 2017  agosto 31 Giovedì calendario

Razzi antimissile

Al culmine della crisi atomica il senatore Razzi si offre come mediatore tra Kim e Trump. Perché no? In fondo ha il cognome adatto e dei tre non è neppure il più ignorante. Spende per truccatori e parrucchieri la metà di Macron senza averne l’insopportabile prosopopea. E conosce venti parole di inglese: cinque meno di Trump, ma tre più del ministro Alfano. Inoltre è un grandissimo esperto di calcio nordcoreano, l’unico argomento capace di distrarre Kim dalla sua passione per i missili intercontinentali e gli sgozzamenti dei parenti prossimi. In attesa di salire sul volo Pescara-Pyongyang – o di trasformarsi in un Razzi missile con circuiti di mille valvole, come nella sigla di Ufo Robot – ha già colto il punto debole del bombarolo asiatico. «Si comporta così perché nessuno parla di lui». Ma certo, Kim è un narcisista bisognoso di affetto. Spara missili come un bimbo grissini: per attirare l’attenzione dei grandi seduti a tavola. Basterà farlo sentire importante e ubriacarlo di complimenti iperbolici in una lingua incomprensibile a entrambi, per esempio l’italiano. 
Trump, Kim e Razzi. Nella crisi dei missili di cinquant’anni fa c’erano Kennedy, Kruscev e papa Giovanni. Ma il tempo dilata il peso dei protagonisti (o rimpicciolisce quello dei successori) e può darsi che tra cinquant’anni anche questo terzetto verrà ricordato con rimpianto. Una cosa è sicura. Ignoro se esista il governo mondiale-ombra di cui parlano i grillini, che muoverebbe i fili del pianeta da dietro le quinte. Ma, visto chi sta sul palcoscenico, ogni tanto viene quasi da augurarselo.