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 2017  agosto 30 Mercoledì calendario

Il robot chirurgo eccellenza italiana

Tre braccia stringono bisturi, forbici e gli strumenti di elettrocautelizzazione. Il quarto sostiene una telecamera con due lenti che consente al chirurgo un visione completa in stereoscopia dalla console davanti alla quale è seduto. Le quattro braccia vengono utilizzate, su comando del medico, a rimuovere la prostata e la tiroide, sostituire la valvola cardiaca o intervenire nell’addome e nel torace.
Sono ormai maggiorenni i robot chirurgici. Le prime operazioni al mondo risalgono al 1999. Da allora, ne sono state eseguite circa 4 milioni. Solo in Italia ne contiamo tra le 12mila e le 15mila all’anno. Siamo al secondo posto in Europa, dopo la Francia, mentre la leadership è degli Stati Uniti.
ALL’UNISONO
L’8 e il 9 settembre a Pisa, nell’ambito del Festival internazionale di robotica, si daranno appuntamento le eccellenze del bisturi telecomandato. Di quel sistema computerizzato che, quasi all’unisono, riesce a far muovere i quattro bracci per tagliare, asportare e suturare in tempi molto brevi.
«Più precisione, più sicurezza, minore invasività e minor trauma per interventi anche molto complessi. Come i cardiotoracici e trapiantologici. Queste sono le parole chiave per descrivere il processo in atto in ambito chirurgico, un cambiamento che non molto conosciuto ma che vede livelli di eccellenza nel servizio sanitario pubblico. In particolare in Toscana» spiega Franca Melfi direttore del Centro multispecialistico di chirurgia robotica dell’azienda ospedaliera universitaria pisana. Incontri per super addetti ai lavori (ci saranno Pier Cristoforo Giulianotti capo della divisione della Chirurgia robotica dell’Università dell’Illinois a Chicago, Bernard Park del Memorial Sloan Kettering di New York e il coreano Youn Chung primo al mondo ad aver messo a punto una nuova tecnica per la tiroide) ma anche per il grande pubblico. «Per mostrare – aggiunge Franca Melfi – quanta differenza faccia in termini di invasività e sicurezza l’alta tecnologia in generale e la chirurgia robotica in particolare».
È stato eseguito, per la prima volta in Italia, un trapianto di rene da donatore a cuore fermo con chirurgia robotica d’urgenza. È durato circa tre ore nell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi di Firenze dall’ équipe Chirurgia robotica mininvasiva e dei trapianti renali diretta da Sergio Serni. «La procedura – spiega Adriano Peris, direttore delle cure intensive per il trauma e i supporti extracorporei di Careggi – è particolarmente complessa perché permette il prelievo in assenza di battito cardiaco grazie al sistema Ecmo che mantiene l’ossigenazione degli organi che altrimenti si danneggerebbero irreparabilmente rendendo impossibile il trapianto». L’utilizzo del robot nel trapianto renale consente di ridurre al minimo i giorni di degenza post-operatoria grazie a una incisione di soli 6 cm, tre volte più piccola rispetto alla chirurgia tradizionale. 
«Questo limita il rischio di infezioni della ferita nei pazienti trapiantati che sono spesso diabetici e sottoposti a terapia immunosoppressiva, quindi particolarmente vulnerabili da virus e batteri. In questi giorni la stessa tecnica è stata utilizzata per un rene prelevato a cuore fermo, ma con un maggior impegno organizzativo e assistenziale in considerazione dei tempi più ristretti imposti dalla particolare condizione del donatore. In questo caso – spiega – è possibile parlare di chirurgia robotica d’urgenza con un intervento non programmabile eseguito da un’equipe robotica composta da tre chirurghi» precisa Serni.
IL FUTURO
Il sistema chirurgico Da Vinci, grande omaggio a Leonardo, della Intuitive Surgical è il sistema più diffuso. Si lavora perché questo strumento, in un futuro prossimo venturo, possa effettuare vere e proprie operazioni di chirurgia robotica a distanza. Grande distanza. Non più il medico a pochi metri dal paziente che guida la macchina ma addirittura in un altro Continente.