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 2017  agosto 30 Mercoledì calendario

Salvini rischia di perdere la casa

La procura di Genova vuole la confisca diretta di quasi 49 milioni del Carroccio. La Lega non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, e quindi resta appesa a quello che – tecnicamente – è il dispositivo della sentenza di primo grado letto il 24 luglio scorso. Al di là del burocratese, il nocciolo è che per le condanne a Bossi&Belsito i magistrati accelerano e vogliono scovare in fretta 48 milioni 969 mila e 617 euro. Un tesoro che il partito non ha, ma intanto è stata innescata una bomba nel bel mezzo di un periodo elettorale caldissimo. Il 22 ottobre ci saranno i referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto, cavalli di battaglia della Lega. Poi, al massimo entro giugno 2018, sarà il turno di Politiche e Amministrative. Con i fari puntati sulle Regionali lombarde. 
Gli uffici leghisti riapriranno solo lunedì prossimo, 4 settembre, e magari nella cassetta della posta ci saranno aggiornamenti. Di certo, al massimo entro il 24 ottobre (cioè 90 giorni dopo la sentenza che ha appioppato due anni e mezzo al Senatur e 4 anni e dieci mesi all’allora tesoriere) arriveranno le motivazioni che chiariranno i contorni della confisca. L’avvocato di fiducia di Salvini, Claudia Eccher, è già in allerta. 
Ora non tocca palla perché non c’è nulla di ufficiale, e solo se ci fosse un improvviso atto esecutivo domani mattina (cioè l’autorità volesse confiscare i soldi, anche se non ci sono più e Salvini non li ha mai visti) potrebbe fare opposizione. Domanda. Visto che i quattrini sono evaporati (si riferiscono al periodo tra il 2008 e il 2010 e-come detto ormai sono stati spesi), cosa potrebbe accadere? 
La sede principale della creatura fondata da Bossi, in via Bellerio a Milano, non è in pericolo perché la proprietà (come tutti gli altri immobili leghisti) è in mano a una società, la Pontida Fin. Certo, potrebbero essere congelati i soldi trovati sui conti correnti (che non s’avvicinano nemmeno lontanamente a quota 49 milioni) e alle estreme conseguenze ci sarebbe un’altra ipotesi. Cioè il coinvolgimento personale del legale rappresentante del partito: Salvini. Il quale ha, ovviamente, un conto corrente personale e una casa.
Risultato. Si toglierebbe la benzina a un movimento politico in pieno periodo elettorale. E si complicherebbe la vita al suo segretario, peraltro aspirante leader del centrodestra. Il tutto dopo una sentenza che non è definitiva. Sentenza dove, peraltro, «il partito politico Lega Nord» non è stato ritenuto colpevole di truffa ai danni dello Stato (come invece Bossi e Belsito) ma “solo” di appropriazione indebita. Tradotto. La Lega ha preso dei soldi che però non ha speso per l’attività politica – cioè per se stessa – e quindi li ha illecitamente incassati proprio perché dirottati altrove da Bossi e Belsito. Almeno, questa è la teoria dei giudici.
La faccenda è già complicata di suo, e lo diventa ancora di più se si pensa che potrebbe rientrare in una diatriba di legittimità costituzionale. C’è già in atto una discussione per capire se si può applicare una confisca di questo tipo dopo una sentenza di primo grado (che ad oggi, ripetiamo, nel caso dei lumbard non ha neppure le motivazioni). Ma la procura, spifferano alcune agenzie di stampa, ha accelerato perché il pm genovese Paola Calleri teme che il denaro sparisca del tutto. Salvini attende aggiornamenti, e intanto si consola con i sondaggi che lo danno in crescita. 
I fedelissimi di Matteo ricordano che il leader non è mai stato invischiato in storiacce giudiziarie, e che dopo la gestione di Bossi era scattata la leadership Maroni. L’attuale segretario, eletto nel dicembre 2013, aveva trovato i forzieri vuoti o quasi. Tanto da dover chiudere la tv e il quotidiano la Padania. E anche Radio Padania Libera ha ceduto le frequenze a Rtl (e ora trasmette solo online). 
Non solo: la sede di via Bellerio è stata smobilitata, con qualche decina di dipendenti accompagnati alla porta. Tagliato il finanziamento pubblico, i lumbard hanno ricevuto un po’ di ossigeno dalle donazioni del 2 per mille. Ma il bilancio 2016 s’è chiuso con un rosso da un milione e in cassa ci sarebbero appena 164mila euro di depositi bancari. D’altronde il procuratore di Genova, Francesco Cozzi, l’aveva detto a caldo ad alcuni quotidiani: la Lega rischia la bancarotta? «Non si può escludere».