Libero, 30 agosto 2017
Un robot dirigerà l’orchestra di Bocelli
Il prossimo 12 settembre, al teatro Verdi di Pisa, qualche bello spirito potrebbe dire di aver assistito a un miracolo: l’orchestra Filarmonica di Lucca, che accompagnerà il celebre tenore Andrea Bocelli in popolari arie d’opera italiane, diretta dal maestro Arturo Toscanini. Non era forse stato già in vita, e ancor più dopo, il direttore d’orchestra parmigiano, tanto ammirato quanto denigrato per la sua precisione ritmica assoluta, per i tempi serrati, per quel suo condurre in porto una sinfonia di Beethoven quasi fosse una corsa ad ostacoli? Toscanini aveva una capacità di lavoro e una rigorosità esecutiva che, si disse, aveva del disumano. Come un robot.
Bene, a sessant’anni dalla morte, ecco che la tecnologia arriva al punto di affidare la bacchetta di direttore d’orchestra a un vero robot, ovviamente di fabbricazione asiatica, taiwanese per la precisione, che si chiama YuMi. I Giapponesi, che sono il popolo che meno teme di varcare il confine tra l’umano e il sintetico, tra il naturale e l’artificiale, già ci avevano stupito presentando qualche giorno fa il robot-monaco buddista, che celebra i rituali funebri recitando i sutra (le brevi massime sapienziali originarie della tradizione indiana) e battendo ritmicamente il tamburo. Il vantaggio del monaco elettronico su quello umano è notevole: costa molto meno. Ma dirigere un’orchestra è attività che sembrerebbe ben più complessa che recitare preghiere e tambureggiare. Toscanini sarà pure stato una macchina da guerra, ma con l’anima. Come farà il povero YuMi a competere? Lo scopriranno gli ascoltatori del concerto, che chiude il primo Festival internazionale della robotica. Si ha avuto riguardo per il debuttante e musico androide, e il programma scelto per lui è composto di tre brani di non troppa difficoltà: l’intermezzo della “Cavalleria Rusticana” di Mascagni, l’aria O mio babbino caro dal “Gianni Schicchi” di Puccini e a chiudere l’aria del Duca di Mantova, La donna è mobile, dal “Rigoletto” di Verdi, interpretata da Andrea Bocelli che potrà sfoggiare il suo bellissimo timbro mentre il maestro meccanico, con entrambe le braccia, batterà il tempo e darà ai professori dell’Orchestra filarmonica di Lucca le indicazioni espressive.
YuMi, come i direttori d’orchestra veri, ha dovuto per così dire studiare la parte, con l’aiuto di un maestro in carne e ossa, il direttore d’orchestra Andrea Colombini, organizzatore del “Puccini e la sua Lucca Festival”, il quale dirigerà anche, da solo, gli altri quindici brevi brani in programma. Addestrando YuMi, il maestro Colombini sembra molto più affascinato che se avesse tra le mani un prestigioso Stradivari, o il pianoforte Broadwood appartenuto a Beethoven. In un’intervista di alcuni giorni fa al Fatto Quotidiano ha dichiarato: «YuMi in presenza di un gesto e di una fluidità di movimento così elevate, può diventare un valido aiuto, il che costituisce un incredibile passo in avanti, vista la normale rigidezza dei gesti dei robot fino ad oggi (…) Qui ci troviamo davanti a una tecnologia avanzatissima che garantisce una morbidezza ed una nuance espressiva incredibili».
È ancora presto, afferma Colombini, perché i vari Muti e Mehta debbano cedere il podio ai robot, però YuMi può già essere utilissimo a dirigere le “prime letture” delle opere, quelle in cui gli orchestrali cominciano a prendere confidenza con una partitura che magari conoscono poco o nient’affatto, mentre il direttore umano riposa per entrare in gioco solo nel momento dell’approfondimento interpretativo. YuMi è insomma un grande passo avanti per la robotica, mentre è ancora prematuro dire che lo è anche per l’arte dell’esecuzione musicale. Resta tuttavia la curiosità di vederlo all’opera, di immaginare quale apporto darà, la sua direzione, a un cantante esperto come Andrea Bocelli. Questi si sentirà a disagio? O al contrario più sicuro, vedendo quel docile ma infallibile
maestro al suo fianco? Di certo quegli scontri di carattere e di ego tra direttore e solisti o cantanti, che spesso rovinano le esecuzioni e talvolta mandano a monte i concerti, sono eliminati. Abbiamo prima accostato YuMi a Toscanini, ma il paragone non vale se ricordiamo i «somari!» che quel grande maestro lanciava ai suoi musicisti. E per paradosso, dal momento che in anni recenti l’arte della direzione orchestrale si è fatta sempre più di testa, sempre più asettica, sempre più robotica insomma, chissà che proprio da un robot non venga l’esempio che si può dirigere un’orchestra soprattutto con il cuore, sia pure artificiale.