Libero, 29 agosto 2017
Spiaggia senza vigili e filmati. Al Pd non piace la sicurezza
Anche dietro un fattaccio di cronaca è possibile individuare responsabilità politiche, che attengono alle scarse misure di prevenzione, alle inesistenti garanzie di sicurezza, al non impiego di strumenti di deterrenza o alla mancata applicazione di ordinanze.
A monte dello stupro di Rimini al Bagno 130 di Miramare, in cui quattro uomini, verosimilmente maghrebini, hanno violentato una donna polacca dopo aver tramortito un suo amico con una bottiglia, c’è un problema oggettivo di scarsi controlli e negligenze che fa capo all’amministrazione comunale a guida Pd. In primo luogo c’è l’incapacità di fronteggiare la violazione dell’ordinanza balneare comunale 1/2017 che “vieta l’accesso in spiaggia dalle ore 1,00 alle ore 5,00 del mattino”. Per farla rispettare occorrerebbe, se non un presidio fisso di vigili urbani (sarebbe difficilissimo visto che parliamo di oltre 15 km di spiaggia e circa 300 lidi), quanto meno un impiego importante di pattuglie mobili della Polizia municipale, che invece sono assenti sulla litoranea. «A Rimini il controllo dell’arenile», ci dice Carlo Rufo Spina, capogruppo forzista in Consiglio Comunale, «è affidato esclusivamente a vigilantes privati. Di vigili urbani, soprattutto di notte, non c’è traccia».
Allo stesso tempo, l’ingresso abusivo in spiaggia nottetempo potrebbe essere scongiurato con la presenza di telecamere di sorveglianza. «Le telecamere», continua Spina, «registrerebbero in tempo reale l’infrazione e permetterebbero l’immediato invio di una pattuglia per fermare, allontanare e multare chi entra in spiaggia nelle ore proibite». Così le telecamere pubbliche avrebbero una funzione di prevenzione e deterrenza e non solo di supporto alle indagini come è stato nel caso della coppia di polacchi: in questa circostanza, infatti, le immagini registrate dalle telecamere private dei gestori del lido hanno potuto, solo ex post, aiutare a risalire all’identikit degli aggressori.
Fantasicurezza? No, solo un investimento importante in termini di risorse economiche, strumentazione tecnologica e risorse umane. «Si tratterebbe di uno stanziamento di milioni di euro», ammette Spina. «Ma sarebbero soldi ben spesi, per tutelare la sicurezza dei residenti e dei turisti. E soprattutto denari che il Comune di Rimini potrebbe attingere dai fondi ingenti che ricava ogni anno dalle multe derivanti dagli autovelox (circa 15 milioni) e dalle tasse di soggiorno dei villeggianti (8 milioni)». E invece oggi l’esborso per telecamere è lasciato solo ai gestori dei lidi; e le spiagge di notte restano terra di nessuno... A maggior ragione che sono illuminate poco: oltre l’arenile l’illuminazione notturna non può che essere affidata all’iniziativa dei privati, i quali fanno quel che possono coi fari, ma di certo, ci fa notare Mario Vanni, presidente dell’associazione Operatori di Spiaggia Rimini Sud, «non riescono a coprire uno spazio che si estende fino alla battigia per circa 300-400 metri».
Altrettanto sensibile è la questione del bivacco di nordafricani in spazi pubblici come i parchi, che diventano brodo di coltura dei crimini che poi vengono compiuti altrove. «A Rimini», continua Spina, «ci sono aree come la zona di fronte all’arco di Augusto e parco Cervi completamente in balia di sbandati nordafricani che là spacciano, compiono attività di racket sessuale, o impediscono a bambini e anziani di sostare. Una giunta seria farebbe pattugliare quelle aree con dei vigili urbani». L’occupazione magrebina dei parchi di giorno per poi colonizzare le spiagge di notte è d’altronde una tendenza diffusa sulla costiera romagnola. Ce la segnala anche un lettore, Elvis Canini, che ci fa notare il caso del parco di via Angeloni, nella vicina Riccione, a poca distanza da dove si è consumato lo stupro alcuni giorni fa. Quel parco, scrive, è diventato «sede strategica di decine di nordafricani, che ci dormono nudi e sono sempre ubriachi» e ne hanno preso possesso, nonostante «il cancello del parco venga aperto tutte le mattine e chiuso tutte le sere dalla polizia municipale».
D’altronde, a poco servirebbe un’ordinanza che impedisca la frequentazione dei parchi in orari sensibili. Finirebbe come l’ordinanza sulle spiagge a Rimini...