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 2017  agosto 31 Giovedì calendario

Il ritorno del “bunker” racconta molte storie

I giapponesi hanno cominciato seriamente a pensarci dopo che l’ultimo missile partito dalla base nordcoreana ha attraversato il loro cielo. Sono l’unico popolo che ha subito un bombardamento nucleare. La parola bunker ricomincia circolare; per vari decenni se n’era parlato poco. Ma qualcuno che ci ha pensato c’è. In Israele quasi tutte le case possiedono un bunker per via la guerra infinita che si combatte lì. La parola «bunker» viene dall’inglese, significa: «deposito di carbone in un’officina o in una nave»; ma è nella lingua tedesca che ha trovato l’uso attuale: «ricovero militare di cemento armato». I bunker nascono nella Prima guerra mondiale, e nella Seconda celebrano il loro trionfo. Hitler ne aveva uno nella Cancelleria del Reich a Berlino, dove trascorse asserragliato gli ultimi giorni. Il bunker era la sua passione. Nel 1941 comanda di realizzare il Vallo Atlantico per difendere la Fortezza Europa delle invasioni da Ovest. Albert Speer, il suo architetto, progetta una linea di casematte di cemento armato mobilitando migliaia e migliaia di persone, dalla Francia sino al nord Europa. Un filosofo e architetto, Paul Virilio, li ha fotografati e ha pubblicato un libro: Bunker Archéologie (1975). Li definisce: «piccoli templi senza religione», «cripte». I bunker sono una delle icone della modernità e c’è uno stretto rapporto tra questi edifici militari e quelli civili progettati dai discepoli di Le Corbusier. Tutti i grandi della terra, capi di stato, posseggono, un bunker, dove sopravvivere in caso di attacco nucleare. Se qualcuno meno titolato, ma comunque dotato economicamente, vuole costruirsi un bunker cerchi nel web; si offrono piccoli rifugi antiatomici a prezzi abbordabili. Il più economico misura 30 metri quadrati, dotato di filtri, porte a chiusura stagna e cabina-doccia per lavarsi dal fallout atomico; costo intorno ai 100.000 euro, contro i 10.000 franchi richiesti in Svizzera. Gli svizzeri previdenti hanno imposto negli anni Sessanta la costruzione di rifugi per ogni casa. Nel 2006 sono stati censiti 300.000 bunker; possono accogliere 8 milioni e 600.000 abitanti dei Cantoni, ovvero tutta la popolazione del paese più qualcun altro. Solo la Svezia e la Finlandia hanno costruito bunker per la difesa antinucleare. Se si dovesse scatenare, partendo dalla Nord Corea, la guerra termonucleare, i Cantoni Svizzeri si candidano alla sopravvivenza e alla ripopolazione dell’Europa devastata secondo la nota formula descritta dal dottor Stranamore nel film di Kubrick. A tutto c’è rimedio.