Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 31 Giovedì calendario

«Nato tra alberi e orchestre. È il lusso di noi finlandesi». Intervista a Mikko Franck

Mikko Franck è un tipo di poche parole, va all’osso delle cose, quello che uno si aspetta da un uomo del grande Nord. Nato a Helsinki 38 anni fa, è il direttore principale ospite dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, casella che non era mai stata riempita. Affiancherà il lavoro del direttore musicale Antonio Pappano, in questa veste con l’Orchestra romana sarà al Mito, il 6 settembre a Torino. Il Festival sarà dedicato alla natura.
Cosa rappresenta questo elemento per artisti di un paese che ha uno stretto rapporto con flora e fauna?
«Beh, ho terminato le mie vacanze in campagna, in mezzo a migliaia di alberi. È un paese vasto, con appena 5 milioni di abitanti, abbiamo tanto spazio. Siamo soli in mezzo alla natura, questo si è riflesso nel nostro carattere. Il mondo va così di corsa che vivere nella natura e, dunque, nel silenzio è un lusso».
In apertura di serata dirigerà Finland, il celebre poema sinfonico che Sibelius compose tra 1899 e 1900.
«L’ho eseguito tante volte, un tempo era vietato, perché riflette le speranze d’indipendenza del mio paese, di cui ricorrono i 100 anni. C’è una discussione accesa se farne l’inno nazionale, un po’ come Fratelli d’Italia da voi».
Maestro, in questi anni si parla molto della scuola musicale scandinava.
«Uno degli aspetti più importanti è che gli studenti di direzione, due volte alla settimana, hanno a disposizione un’orchestra. Se tu, nella fase di formazione, puoi solo immaginare di avere un’orchestra, non è la stessa cosa. In Finlandia abbiamo tra le 30 e le 40 orchestre professionali. I giovani si fanno un’idea precisa di cosa sia la vita professionale in musica».
Sono emersi diversi direttori finlandesi di rango, dopo Esa-Pekka Salonen c’è Susanna Malkki.
«La Finlandia era famosa solo per i campioni di Formula 1 e per i cellulari. Il talento musicale c’è ovunque, lo devi scoprire e aiutare. Ma penso che una delle caratteristiche di questo mestiere, la solitudine del podio, abbia terreno fertile da noi. La musica riflette la vastità degli spazi, i vuoti, certi paesaggi metafisici».
Ricorda il suo debutto?
«No, è stato tanto tempo fa».
Ma la sua professione ha molto a che fare con la memoria.
«Lo so, però quando un concerto è finito penso al prossimo, non vivo nel passato e nemmeno nel futuro. Cerco di trovare il mio stile personale. Mi accorgo, col passare degli anni, che più conosci e più c’è da conoscere».
Jorma Panula, il suo insegnante, è una figura leggendaria in Finlandia.
«Avevo 16 anni quando lo incontrai la prima volta. Dirigevo Haydn, lui era solito riprendere gli studenti con una telecamerina, rarità per quei tempi. Mi propose di diventare suo studente, non sapevo che sarebbe diventata la mia vita, e non vengo da una famiglia di musicisti».
Durante le prove lei parla poco.
«In un’orchestra lavorano professionisti che vogliono suonare, non sentirmi parlare. Non è importante raccontare storie, ognuno ha la sua immaginazione. Parlo se necessario. Lascio che qualche scintilla si accenda la sera della performance».
Ma che idea si è fatto dell’Orchestra di Santa Cecilia.
«Ha una grande tradizione, e il suo carattere. Prima della nomina l’avevo diretta una sola volta, nel 2015. Sono curioso di conoscerla meglio, lo considero un privilegio, nella prossima stagione faremo l’Olandese Volante di Wagner in forma di concerto, lo diressi una sola volta a Vienna».
A parte la musica…
«Mi sono concesso cinque settimane di vacanza, ho convertito in casa un autobus turistico di 12 metri e mi diverto a guidare verso il Sud del mio Paese».
Dove vive?
«A Tallinn in Estonia, non lontano da Arvo Part. L’ho visto una sola volta. A Tallinn dormo e basta».