Corriere della Sera, 31 agosto 2017
I migranti integrati creano ricchezza
La gran discussione di questi giorni sull’immigrazione e sulle azioni politiche per metterla sotto controllo è di grande importanza. Così come lo è il tentativo di integrare nell’economia globale i Paesi da cui i migranti provengono. È però chiaro che la questione rimarrà con noi italiani ed europei per parecchi decenni. Realisticamente, dunque, occorre porsi il problema di come integrare chi arriva, una volta che ottiene il permesso di soggiorno, metterlo nelle condizioni di contribuire alla creazione di ricchezza. Perché su una cosa non ci sono dubbi: gli immigrati creano ricchezza. Uno studio di qualche mese fa del McKinsey Global Institute ha calcolato che il 90% dei 247 milioni di persone che hanno attraversato le frontiere per stabilirsi in un altro Paese lo hanno fatto volontariamente, per ragioni economiche. I rifugiati alla ricerca di asilo sono forse più visibili ma sono solo il 10%. Gran parte degli immigrati cerca un lavoro e tra il 2000 e il 2014 hanno contribuito tra il 40 e l’ 80% alla crescita della forza lavoro nei maggiori luoghi di destinazione. Nel muoversi da un Paese povero a uno più ricco e a più alta produttività danno un contributo maggiore alla creazione di ricchezza globale.
Lo studio McKinsey calcola che i migranti rappresentino il 3,4% della popolazione del mondo ma che realizzino quasi il 10% del Prodotto lordo globale. Si tratta di circa 6.700 miliardi di dollari, tremila in più di quelli che avrebbero prodotto nel loro Paese d’origine. E le nazioni più sviluppate nelle quali si integrano beneficiano del 90% di questo effetto. Non si può però dire che l’integrazione sia sufficiente, soprattutto in Europa, Italia in testa. Ci sono problemi di alloggio, di istruzione, di salute, di lavoro, di accettazione sociale non ancora risolti e spesso nemmeno presi in considerazione. McKinsey calcola che, se affrontati, il gap salariale tra immigrati e nativi, tra il 20 e il 30%, potrebbe diminuire a un livello tra il cinque e il 10%. Il che significherebbe una crescita maggiore per l’economia globale tra gli 800 e i mille miliardi di dollari l’anno. In una serie di attività, il valore del lavoro degli immigrati è già oggi evidente. Ciò nonostante, prevale l’idea che l’immigrazione sia solo un problema. Lo è spesso. Ma, dal momento che continuerà a esserci, è forse intelligente lavorare anche sui suoi portati positivi.