La Verità, 27 luglio 2017
Dalla pipì di mucca al guano di colibrì. Cosa non si fa per essere sani e belli
Paese che vai, medicina che trovi. C’è che si cura con la pipì delle mucche, chi si fa «baciare» dalle tartarughe, chi si fa mangiare la pelle dai pesciolini, chi entra in mutande in camere sottozero e chi si lascia avvolgere dal fuoco. A Hyderabad, nell’Andhra Pradesh, ogni giugno si svolge il «Festival della medicina del pesce»: migliaia di indiani fanno la fila, in paziente attesa a dispetto delle temperature roventi, aspettando di mangiare pesciolini vivi, come le sardine, «affogati» in una miscela di spezie per curare l’asma. La singolare terapia, senza alcuna base scientifica, risale a un santone hindu vissuto quasi 170 anni fa che avrebbe ricevuto la ricetta della miscela di erbe miracolose direttamente da una divinità senza nome. Da allora ogni anno i membri della famiglia che discende dal santone e che custodisce il segreto sul mix di erbe con i quali vengono imbottiti i pescetti prima di essere ingoiati, imboccano gratis la folla. Non meno impressionante il Suta Netri, antica tecnica yoga per pulire le cavità nasali, soprattutto se si soffre di sinusite o raffreddore: basta prendere una stringa di cotone cerato, infilarla nel naso, farla scendere nella gola, tirarla fuori dalla bocca, afferrare le due estremità e far scorrere avanti e indietro. Una delle terapie più scioccanti, però, è praticata in Cambogia: laggiù, per curare i disturbi più vari, dai reumatismi al mal di stomaco, si beve acqua utilizzata per lavare il cadavere di un vitello nato morto a causa di una malformazione. Mentre le tartarughe vive, toccando il «paziente», lo libererebbero dall’artrite e da vari altri acciacchi. L’urina di mucca, poi, si beve sia in India che in Cambogia perché è considerata un potentissimo medicinale in grado di curare ogni malanno del corpo e della psiche. Molte terapie tradizionali esotiche agli occidentali possono sembrare follia. Eppure alcune, non meno estreme e a volte prive di fondamento scientifico, sono diventate fenomeni di moda anche da noi.
GELO Anche la tradizione buddista tibetana include una tecnica piuttosto estrema: il Tummo, una tecnica di yoga che prevede momenti di raccoglimento a temperature polari, coperti da abiti bagnati. Maria Kozhevnikov, neuroscienziata dell’università nazionale di Singapore, si è recata direttamente in Tibet, rilevando che in effetti i monaci riescono, concentrandosi, a esercitare un controllo totale sulle funzioni biologiche del corpo, portando la temperatura interna a 38,3 gradi anche se quella esterna è pari a -25. Nello studio pubblicato su PlosOne, Kozhevnikov sottolinea come la pratica potrebbe essere utile per adattarsi ad ambienti freddi, ma anche per «aumentare la resistenza alle infezioni».
GHIACCIO Ad affrontare il gelo non sono solo i monaci dell’Himalaya, ma anche molti sportivi. Immergersi nell’acqua con cubetti di ghiaccio dopo le partite è una pratica diffusa dal rugby al calcio. Il freddo, infatti, aiuta il recupero dopo sforzi intensi e ha un noto effetto antidolorifico e antinfiammatorio. Da qualche anno, poi, è arrivata dagli Stati Uniti, anche in Italia, la crioterapia o criosauna. Si tratta di un grande cilindro di acciaio all’interno del quale il paziente si siede lasciando fuori solo la testa: indosso solo guanti, calze e biancheria intima, viene avvolto per 3 minuti da una nube di gas a -150°C. Un freddo così in natura, almeno su questo pianeta, non è mai stato registrato. Oltre al recupero dopo lo sport, la terapia del freddo, secondo i promotori dei dispositivi freezer, favorirebbe la guarigione dai dolori cronici, combatterebbe l’osteoporosi, l’asma, il calo del desiderio sessuale e avvierebbe processi metabolici in grado di innescare un repentino calo di peso. Per ora gli studi scientifici (pochissimi) ne hanno confermato l’efficacia solo per i dolori da malattie reumatiche. E la Food and drug administration (Fda) non solo non ne riconosce i benefici ma mette in guardia dai rischi potenziali, «perché l’informazione disponibile è insufficiente».
FUOCO In Cina alcuni terapeuti propongono la tradizionale «terapia del fuoco» che curerebbe di tutto, dallo stress al cancro. Il sistema è semplice: si applica sulla pelle un cataplasma di erbe mediche e si ricopre con un asciugamano impregnato di alcol a cui si dà fuoco, per poi spegnere le fiamme prima che il calore diventi ustionante. Fondamenti scientifici? Nessuno.
SABBIA Nell’oasi di Siwa, in Egitto, si crede che facendosi seppellire nella sabbia della zona si scaccino vari disturbi, dai dolori reumatici all’impotenza maschile. Per ottenere i risultati sperati bisogna farsi ricoprire di sabbia, completamente nudi, nelle ore più calde del giorno, quando il termometro sfiora i 45 gradi. Anche in questo caso, le evidenze scientifiche che il trattamento funzioni sono inesistenti.
PESCI L’ultima tendenza in fatto di pedicure e manicure? Immergere piedi o mani in apposite vasche piene di pesci Garrarufa che, cibandosi delle cellule morte, lasciano la pelle morbida e levigata, procurando un piacevole solletico. Nella tradizione turca, da secoli questi pesciolini vengono utilizzati nelle piscine termali per la cura di disturbi dermatologici come psoriasi, acne ed eczemi: secondo la scienza questi trattamenti non scacciano le malattie ma migliorano l’aspetto della pelle. Intorno agli anni Sessanta questa pratica si è diffusa in tutto l’Oriente, per poi arrivare in America e in Europa.
LUMACHE Da qualche anno a Tokyo, nel salone di bellezza Ci.z Labo, impazza un trattamento di nome Celebrity escargot course che consiste nel lasciar scivolare liberamente per circa un’ora tre lumache vive, due sulle guance e una sulla fronte, per poi massaggiare e far assorbire fin dentro l’epidermide del viso la bava che gli animali producono per muoversi e proteggersi dagli elementi aggressivi dell’ambiente esterno. Secondo gli ideatori del trattamento la bava di lumaca, ricca di allantoina, proteine antiossidanti, elastina, collagene e acido ialuronico, stimolerebbe la pelle a rinnovarsi, nutrendola e regalandole un aspetto liscio, compatto e luminoso.
VIP Victoria Beckham decanta le virtù delle maschere al guano di colibrì (un grazioso uccellino, ma sempre di guano si tratta) mentre Demi More magnifica l’effetto beauty delle sanguisughe (gliele applicano in Austria, in un centro specializzato, come ha raccontato, serissima, a David Letterman). Jennifer Lopez giura che il suo unico segreto di bellezza è una crema alla placenta che le costa 1.000 dollari la settimana, Mel Gibson ricorre a una sostanza a base di cervello di mucca.