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 2017  luglio 26 Mercoledì calendario

Il cobalto è poco e costa carissimo. A rischio il nostro mondo high tech

Il nome sembra che derivi dal greco kóbalos , folletto, quello che secondo le credenze dei minatori metteva l’inutile metallo tra i loro piedi mentre cercavano il ben più prezioso oro. Oggi il cobalto è tutt’altro che inutile: metallo raro e ancora poco noto, è fondamentale nella produzione delle batterie al litio per smartphone, computer portatili, macchine fotografiche e veicoli elettrici. Se non fosse per queste batterie, gli smartphone che usiamo non entrerebbero nelle nostre tasche, non potremmo sistemare i computer portatili sulle nostre gambe e i veicoli elettrici sarebbero ben poco pratici. Perciò il mercato del nuovo «oro blu» è in piena espansione. Dall’inizio del 2017 ha fatto un balzo del 70% sui mercati mondiali mentre l’anno scorso il suo valore è aumentato di un terzo. Al 30 giugno una tonnellata veniva venduta a 5.980 dollari alla London Stock Exchange.
La bulimia di «oro blu» non sembra destinata a diminuire. Anzi. Secondo il sito Oilprice.com che si occupa di energia e geopolitica, nei prossimi anni la domanda dovrebbe aumentare del 500%. Anche il valore commerciale è destinato a crescere in modo deciso poiché la produzione del cobalto – un sottoprodotto derivante dall’estrazione di nichel e rame – non potrà tenere il passo della richiesta internazionale. Secondo le previsioni di esperti del settore, a fine 2017 dovrebbero mancare circa 4.500 tonnellate di cobalto su scala mondiale. Nel 2016 la produzione si è attestata attorno alle 100.000 tonnellate, con una carenza di almeno 1.500 tonnellate rispetto alla domanda. E i finanzieri di grandi società di hedge fund, dalla Svizzera a Shanghai, hanno bloccato nei magazzini 6.000 tonnellate di cobalto (quasi il 20% della produzione mondiale del 2016), scommettendo sull’impennata dei prezzi. Da anni gli ingegneri provano a progettare batterie senza cobalto, invano: il minerale ha una capacità unica di migliorare le prestazioni delle batterie.
GRAMMI In uno smartphone ci sono tra 5 e 10 grammi di cobalto, per un computer ce ne vogliono 30, per un’auto ecologica ne servono tra 5 e 9 chili.
CO Il cobalto è l’elemento chimico numero 27. Il suo simbolo è Co. Fu scoperto nel 1735 dal chimico svedese Georg Brandt, ma i minerali a base di cobalto venivano utilizzati già nel 2000 a.C. da egiziani e persiani per conferire la colorazione blu a vetri e ceramiche. La maggior parte del cobalto si trova all’interno del nucleo terrestre. È invece piuttosto raro nella crosta terrestre (è il trentaduesimo elemento in ordine di abbondanza) in cui si trova in tenore pari allo 0,0023%. Non si trova sotto forma di metallo libero ma sotto forma di minerali.
VEICOLI L’aumento di domanda di cobalto è spinto soprattutto dai veicoli elettrici: tutte le grandi case automobilistiche si stanno affrettando a mettere sul mercato la propria vettura alimentata a batterie. Lo stabilimento da 5 miliardi di dollari di Tesla in Nevada, conosciuto come Gigafactory, sta aumentando la produzione. Daimler ha in programma di aprire a breve un secondo stabilimento per la produzione di batterie in Germania. Lg Chem costruisce batterie per General Motors in uno stabilimento a Holland, in Michigan. La società cinese Byd sta lavorando alla costruzione di nuovi enormi stabilimenti in Cina e in Brasile.
BAMBINI Più della metà del totale della fornitura mondiale di cobalto proviene dal Congo dove è raccolto anche dai bambini di 6-7 anni. Per l’Unicef solo nel 2016 sono morti almeno 80 bambini minatori. L’esposizione cronica a polveri contenenti cobalto, infatti, può causare una malattia che porta alla riduzione della funzione polmonare. Diversi bambini intervistati dai ricercatori di Amnesty International hanno raccontato che lavorano nelle miniere fino a 12 ore al giorno, guadagnando in media 1 o 2 dollari.
PAESI Altri Paesi produttori di cobalto: Zambia, Cina, Russia, Kazakistan, Azerbaigian e Australia.
MINATORI In un paese come la Repubblica democratica del Congo, tra i più poveri del mondo (136esimo su di 188 nell’Indice di sviluppo umano dell’Unicef) e ancora instabile a causa dei conflitti etnici interni e dell’assenza di istituzioni statali forti, il cobalto rappresenta l’unica fonte di sostentamento per molte persone che lo estraggono autonomamente senza permesso. Il tutto può avvenire o scavando profonde gallerie con semplici scalpelli senza ventilazione né misure di sicurezza, o setacciando senza permesso i materiali di scarto delle miniere industriali della regione (basta pagare un pizzo del 30% ai guardiani). I crolli nelle gallerie sono comuni e provocano centinaia di morti all’anno. Il numero di minatori artigianali in questa regione va dai 110.000 ai 150.000: lavorano al fianco di attività industriali molto più grandi gestite da aziende occidentali e cinesi.
PAVIMENTI Quando qualche anno fa nell’affollato quartiere di Kasulo, in Congo, fu scoperto un grosso giacimento di cobalto, per raggiungerlo i minatori artigianali scavarono delle gallerie direttamente dai pavimenti in terra delle loro case, creando un labirinto di caverne sotterranee.
AZIENDE Il prodotto che i minatori artigianali riescono a ottenere viene poi venduto in alcuni mercati locali a commercianti intermediari, i quali poi rivendono il minerale a grandi aziende che lavorano nel paese che poi procedono a esportarlo assieme al resto della materia prima che producono nei loro stabilimenti. Dall’indagine di Amnesty è emerso che la più grande azienda al centro di questo commercio è la Congo Dongfang mining international (Cdm), controllata al 100% dalla cinese Zhejiang Huayou cobalt ltd, uno dei più grandi produttori al mondo di cobalto. La Cdm e la Huayou cobalt successivamente lavorano il cobalto prima di venderlo a tre produttori di componenti di batterie a litio: Ningbo Shanshan e Tianjin Bamo in Cina e L&F Materials in Corea del Sud. A loro volta, queste aziende vendono le loro merci ai produttori di batterie, i quali poi le distribuiscono ai più importanti brand di elettronica o di automobili che noi tutti conosciamo.
APPLE Quest’anno Apple ha bloccato l’acquisto di cobalto dal Congo. Tim Cookaveva cercato già nel 2016 di ripulire la catena di fornitura del cobalto, ma poi ha deciso una stretta ulteriore in quanto diverse investigazioni (Washington Post e Sky News) continuano a testimoniare l’utilizzo dei bambini.
PROVENIENZA Anche Lg Chem, uno dei più importanti produttori di batterie del mondo, ha raccontato al Washington Post di aver smesso di comprare minerali estratti in Congo dalla fine del 2015. Samsung Sdi, un altro grosso produttore di batterie, ha detto di avere avviato un’indagine interna. Ma le aziende che tracciano regolarmente la provenienza del loro cobalto sono poche.