La Verità, 21 luglio 2017
Cappelli, per ogni stile un modello. Elisabetta II ne ha indossati 5.000
È l’accessorio di stile che dona un tocco sofisticato e che quest’anno è tornato prepotentemente di scena. È il cappello: tantissime le proposte che abbiamo visto sfilare sulle passerelle, dai modelli più sfiziosi con nastro in georgette, a quelli da diva a tesa larga. La novità, però, è la moda dei cappelli in paglia, un materiale povero ma sempre più apprezzato dal design made in Italy. Ed ecco cappelli intrecciati, con nastri in gros grain, decorati o semplici, naturali o tinti di nero, tutti con un comune denominatore: la tesa larga, drittissima e strutturata, talmente estesa da arrivare persino oltre le spalle. Ma il vero cult della stagione è la visiera, con i classici berretti da baseball indossati alla Jovanotti o nella maniera tradizionale. Di tendenza anche la più minimalista visiera da tennis divenuta un vero e proprio accessorio: il classico berretto si ricopre di tweed (Chanel), si arricchisce di spille e patch o diventa rosa shocking con Moschino. C’è anche un ritorno dei modelli vintage: i cappelli retrò con fascia fantasia a righe in stile anni Sessanta e il turbante coloratissimo che richiama gli anni Cinquanta, onnipresente sia al mare che in città. PALCOSCENICO Nell’antichità i cappelli venivano indossati per le loro caratteristiche funzionali ma con il passare del tempo hanno assunto connotazioni diverse sia sul piano sociale che culturale. «Mettersi il cappello, togliersi il cappello, cambiare cappello: gesti che si compiono sul palcoscenico quotidiano per assumere ruoli diversi, per cambiare la propria immagine e forse le proprie idee». Giuliana Berengan in Favolosi Cappelli.
JIPIJAPA Il Panama inizialmente prendeva il nome della città nella quale veniva prodotto: Jipijapa. Il suo primo avvistamento risale al 1500 quando gli spagnoli lo videro indosso agli indigeni, anche se le sue origini sono sicuramente più antiche. Nel 1800 divenne molto popolare tra i cercatori d’oro che si recavano in California passando per Panama, ma è nel 1906 che raggiunse la fama, quando il presidente americano Theodore Roosevelt lo indossò durante la cerimonia di inaugurazione del canale di Panama. In questa occasione il Jipijapa diventò famoso nel mondo come Panama.
CASABLANCA Il Borsalino deve il suo nome alla famiglia Borsalino di Alessandria; oggi è ormai diventato un modo per indicare tutti i cappelli di feltro morbido. Un classico sia di giorno che di sera. Che ne sarebbe della scena di Casablanca, quando Humphrey Bogart saluta Ingrid Bergman, senza i loro cappelli Borsalino?
GENTILUOMO Frank Sinatra non si separava mai dal suo Fedora, portandolo un po’ spiegazzato e inclinato di lato come se fosse stato messo di fretta. In realtà rispondeva a una precisa regola di stile e a un meticoloso posizionamento: due pollici sopra il ciglio destro e tesa anteriore leggermente piegata verso il basso, solo così poteva essere indossato il cappello da un gentiluomo.
UMILI La coppola nell’Ottocento diventò il cappello simbolo delle classi più umili e in particolare in Italia fu il cappello degli uomini di Sicilia, Sardegna e Calabria. Negli ultimi anni è molto ripresa dai grandi stilisti, soprattutto Dolce e Gabbana.
NAPOLEONE I cappelli di paglia hanno fatto la storia del costume: fabbricati principalmente a Firenze, erano uno dei souvenir più richiesti dai nobili impegnati nel Grand Tour italiano dal 1700 in poi. Le leggende narrano che lo stesso Napoleone si riparasse con un cappello di paglia dal sole di Sant’Elena.
JAZZ Il cappello Pork Pie ha la forma di cupola piatta con rotondità perfetta. Il suo nome deriva dalla somiglianza con una tipica torta inglese fatta di carne di maiale. Il nome gli venne attribuito dai musicisti jazz e blues di New Orleans tra i quali il cappello era molto famoso.
VENTI Inizialmente il cappello era indossato solo dalle donne. Fu intorno agli anni Venti che iniziò a diventare popolare tra gli uomini.
CHANEL Coco Chanel ha iniziato la sua carriera come modista di cappelli negli anni Venti. Nel suo primo negozio di Rue Cambon disegnava e confezionava sontuosi cappelli per le signore per bene di Parigi.
SIGNORE Elsa Martinelli, scomparsa di recente, prima di diventare famosa consegnava cappelli per il negozio presso cui lavorava alle signore romane.
MARITO I cappelli delle donne Akha, una popolazione che vive nelle montagne della Cina ma anche in Laos, Myan mare nord della Thailandia, hanno un significato che va al di là della semplice moda. I vari tipi di decorazione denotano la località di appartenenza ma anche lo status della proprietaria. Quando una giovane è pronta per il matrimonio indossa un determinato copricapo e si sceglie un marito.
SFORTUNA Mettere un cappello sul letto porta sfortuna. In molte culture si ritiene che gli spiriti cattivi alloggino tra i capelli delle persone, di conseguenza anche nei loro cappelli.
IPPICI Le signore sono obbligate a indossare il cappello: lo dice il regolamento del Royal Ascot, uno degli eventi ippici più famosi al mondo, noto più per essere un appuntamento dell’aristocrazia britannica.
BOOKMAKERS Elisabetta II d’Inghilterra ha trovato nei cappelli il proprio segno distintivo: coloratissimi e di ogni foggia, li ha indossati in ogni occasione, da quelli più preziosi, scelti in occasione delle visite dei capi di stato, a quelli eccentrici, indossati nelle celebrazioni di famiglia. Il settimanale francese Point de vue ha calcolato che Elisabetta II, durante il suo regno, ne ha indossati oltre 5.000: «Ne esistono circa 500 modelli ed è l’accessorio reale e regale, sui quali puntano i più accaniti bookmakers».
FOLLI A Secondo Robert Lacey, uno dei biografi della regina, Elisabetta II «porta il cappello al posto della corona; ciò le permette, tra l’altro, di essere distinta tra la folla». Mentre per la modista canadese Louise Salvail, «il guardaroba della regina d’Inghilterra è assolutamente classico, ma sono convinta che la regina sfoghi la sua vena di follia proprio nei cappelli».
GALATEO Secondo il galateo l’uomo è tenuto a togliere il cappello nei luoghi pubblici (bar, ristoranti, chiese, cinema, teatri) ma lo può tenere sui mezzi pubblici e in stazione. Le signore che indossano il cappello, invece, non hanno l’obbligo di toglierlo (nemmeno in chiesa) ma è opportuno farlo in luoghi in cui potrebbe essere d’intralcio, come cinema o teatro.
PARRUCCHE La toque blanche, o toque da cuoco, è il tipico cappello da cuoco. Deriva dal francese toque che anticamente indicava una tipologia di cappelli generalmente cilindrici e, prima ancora, le antiche parrucche dei nobili di Spagna e Francia.
TESTA Il presidente Enrico De Nicola era un cliente del famoso Cappellaio di San Pasquale a Chiaia (Napoli). Si faceva fabbricare i cappelli misura 64 su ordinazione per via della misura fuori dal comune.
CHARLOT Il cappello indossato da Charlie Chaplin per impersonare il suo personaggio più celebre, Charlot, è stato venduto nel 2012 nel corso di un’asta a Los Angeles per 62.500 dollari.
CONVENZIONALE Nelle società occidentali, levarsi il cappello è un segno convenzionale, non verbale, di saluto o ringraziamento. Viene solitamente effettuato solo dai maschi. Il copricapo, infatti, aveva tradizionalmente per gli uomini la funzione di segnalare un certo rango sociale e il privarsene rappresentava un gesto di umiltà (ad esempio, è d’uso entrare in chiesa a capo scoperto).
ALPINI Il cappello è l’elemento più rappresentativo degli alpini. L’ultima versione fu introdotto nel 1910 e prevede una piuma lunga circa 25-30 cm, portata sul lato sinistro, leggermente inclinata all’indietro. È di corvo nera per la truppa; di aquila marrone per i sottufficiali e gli ufficiali inferiori; di oca bianca per gli ufficiali superiori e generali.