Il Sole 24 Ore, 31 agosto 2017
La musica in streaming nel 2030 varrà 41 miliardi di dollari
Chi monopolizzerà le hit parade nel 2030? Ci sarà ancora Taylor Swift che in 24 ore ha battuto i record di riproduzione su YouTube e Spotify e chi prenderà il posto dei grandi vecchi Bruce Springsteen e U2? Nessuno ce lo dice, in compenso Goldman Sachs ci spiega che in quel fatidico anno il giro d’affari della musica salirà a quota 41 miliardi di dollari rispetto ai 15,7 miliardi di fine 2016. Al centro del sistema lo streaming, capace di movimentare 34 miliardi di cui 28 derivanti da formule di fruizione a pagamento: gli abbonati premium a servizi come Spotify e Apple Music dovrebbero arrivare a 847 milioni. La parte del leone la faranno Universal Music Group e Sony Music, già oggi prima e seconda major del mercato, rispettivamente di proprietà della francese Vivendi e della giapponese Sony Corp. Il valore di Sony Music, per allora, si attesterà sui 19,8 miliardi e sui 23,3 miliardi quello di Umg. Quest’ultima, nel 2030, fatturerà 15 miliardi, ossia tre volte i ricavi attuali. Sempre che il treno dello streaming non si fermi. E i passeggeri accettino di fare l’abbonamento.