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 2017  agosto 31 Giovedì calendario

Il nostro piccolo stupro

Ogni mattina ci giriamo dall’altra parte, e la donna se ne va da scuola com’è venuta, ad accompagnare il figlio compagno dei nostri figli, interamente coperta tranne gli occhi. Non dovrebbe per dignità e non potrebbe per legge. Ma è così gentile, parla con tutti, ci diciamo. Ha ragione la scrittrice Naomi Alderman, non c’è parità fra uomo e donna perché gli uomini sanno gettare una donna all’altro capo della stanza, e non viceversa. Sennò, forse, saremmo noi uomini col niqab addosso, e la cosa ci coinvolgerebbe un po’ di più. Ed è interessante notare quanto spazio occupino sui giornali – e quanti alterchi provochino – i quattro stupratori magrebini di Rimini, mentre i due italiani bloccati a Maccarese dalla polizia, intanto che cercavano di stuprare due ragazze sudamericane e una romana, sono stati relegati nelle cronache locali. Non è per sostenere che gli uomini sono violenti a prescindere da provenienza e religione: soltanto uno sciocco negherebbe che le donne islamiche se la passino molto peggio di quelle cristiane, o occidentali, e che gli uomini islamici siano dominati da una misoginia imparagonabile alla nostra. Quasi sempre, almeno. Ma è per ipotizzare che, degli stupri, non ci interessino tanto le stuprate quanto gli stupratori, la loro identità, il loro identikit di nemici, il loro target della nostra virile guerra. Altrimenti non ci gireremmo dall’altra parte davanti a una donna che se ne va com’è venuta, interamente coperta e umiliata, gettandola idealmente all’altro capo della stanza.