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 2017  agosto 30 Mercoledì calendario

Stretta di Londra sui compensi dei ceo. I top manager inglesi ricevono in media 5,3 milioni di sterline l’anno

Giro di vite sugli stipendi d’oro dei Ceo: il Governo britannico ha annunciato ieri nuove regole che impongono a tutte le società quotate di rendere noto il divario tra la retribuzione dell’amministratore delegato e quella dei dipendenti. L’obiettivo, secondo Londra, è rendere le società «più responsabili e trasparenti per il bene degli azionisti e dei lavoratori».
A partire dal giugno 2018 le circa 900 società quotate alla Borsa di Londra saranno chiamate a giustificare le divergenze eccessive tra gli stipendi dei dirigenti e i salari medi dei lavoratori. Come deterrente, nei casi in cui oltre il 20% degli azionisti non approvi lo schema retributivo proposto, i nomi e i dettagli delle società in questione verranno pubblicati in un registro pubblico.
«Mentre lasciamo la Ue e tracciamo una nuova direzione per il nostro Paese, l’economia che costruiamo deve veramente funzionare per tutti, non solo per pochi privilegiati», ha dichiarato la premier Theresa May.
Le proposte sono state definite «deboli e annacquate» sia dall’opposizione laburista che dai sindacati britannici. «La May ha fatto marcia indietro e non ha mantenuto le promesse», ha detto il Labour.
Appena nominata premier la scorsa estate, la May aveva promesso di combattere gli eccessi retributivi e le differenze siderali di stipendio tra categorie di dipendenti di un’azienda, che aveva definito «il volto inaccettabile del capitalismo».
Secondo i dati raccolti dall’Equality Trust, gli amministratori delegati delle società dell’indice Ftse 100 portano a casa in media 5,3 milioni di sterline, pari a 386 volte il salario minimo.
Le proposte fatte allora dalla May erano radicali, con l’impegno a imporre un rappresentante dei lavoratori in ogni consiglio di amministrazione, e a dare agli azionisti voti vincolanti sulle retribuzioni dei dirigenti.
Le regole annunciate ieri sono invece volontarie: saranno le società a scegliere se nominare un dirigente non-esecutivo che interpreti la voce dei lavoratori, creare un consiglio dei dipendenti o scegliere un impiegato che rappresenti la voce dei lavoratori nel Cda. Inoltre gli azionisti non avranno un voto vincolante sugli stipendi, ma potranno solo avere la soddisfazione di vedere la società recalcitrante inserita nel «registro dei cattivi».
Ci sono state ribellioni degli azionisti sugli eccessi retributivi in diverse grandi società britanniche, tra le quali il numero uno della pubblicità globale Wpp e il colosso petrolifero Bp. «Il comportamento inaccettabile di poche società non riflette il comportamento responsabile della grande maggioranza delle imprese», ha detto ieri Paul Drechsler, presidente della Cbi, la Confindustria britannica, che ha accolto con favore le nuove regole.
Le misure presentate ieri sono indubbiamente meno radicali di quanto promesso un anno fa, ma da allora la May, dopo avere indetto elezioni anticipate, ha perso la maggioranza in Parlamento e si trova ora in una posizione di grande debolezza.
Inoltre, dopo mesi di tensione tra Downing Street e business, il Governo nelle ultime settimane ha cercato di ricucire i rapporti con le imprese, perché ha bisogno del loro sostegno nella difficile transizione verso Brexit.