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 2017  agosto 30 Mercoledì calendario

Investe e uccide ciclista, la famiglia lo denuncia. «Un fatto di coscienza»

ERACLEA (VENEZIA) Ha investito e ucciso un ciclista, è fuggito a casa e preoccupato ha svegliato i genitori. «Ho danneggiato l’auto nuova, è scoppiata una gomma». Ma quando il padre ha visto lo specchietto rotto e le macchie di sangue sul fanale anteriore destro della Opel Corsa rossa, comprata da pochi giorni, ha capito che non poteva essere andata così, che non poteva essere solo la storia di una gomma scoppiata. Insieme alla moglie e alla figlia maggiore ha percorso a ritroso la strada fatta dal figlio, cercando i segnali di un presagio che si augurava sbagliato. Dopo pochi chilometri i tre si sono scontrati con la realtà: i lampeggianti blu dei carabinieri, l’ambulanza, una bicicletta spezzata sul selciato, un telo verde sulla vittima. «È stato lui», hanno capito i genitori del diciottenne. E subito lo hanno detto ai carabinieri della Compagnia di San Donà di Piave che stavano eseguendo i rilievi su alcuni frammenti del fanale rimasti a terra.
La madre, in lacrime e colta da malore, è stata soccorsa e ricoverata in ospedale mentre il padre e la figlia sono tornati a casa, seguiti dai carabinieri. «Siamo una famiglia normale, per bene, abbiamo una coscienza. Quando i miei genitori hanno intuito che poteva essere successo qualcosa di grave sono subito saliti in auto», racconta la sorella del diciottenne. Di lui, A.C., dice: «Forse ha subito un trauma psicologico, non lo so, è una mia ipotesi, non si è reso conto». I carabinieri lo hanno arrestato per omicidio stradale, omissione di soccorso e guida in stato di alterazione psico- fisica. Aveva bevuto, troppo per mettersi alla guida.
La sorella: «Per noi è terribile, per mio fratello e per la famiglia della vittima, di cui comprendiamo il dolore». La vittima è Egon Kase, un turista sloveno di 75 anni in vacanza con la moglie sul litorale veneziano, che ieri all’alba aveva deciso di salire in sella alla sua bici e percorrere alcuni chilometri verso l’entroterra prima che si alzasse il sole. L’incidente poco prima delle 6, lungo la strada provinciale 90 che da Eraclea Mare porta verso il paese. All’altezza del Ponte sul canale Revedoli il ciclista ha incrociato il giovane cuoco, con la patente in tasca da poche settimane, alla guida della nuova Opel Corsa della madre, che era autorizzato ad usare. Stava tornando a casa dopo una serata trascorsa con gli amici, l’euforia dei 18 anni sulla spiaggia. Che cosa sia accaduto sul quel ponte lo potrà raccontare solo lui: una manovra sbagliata, la velocità, gli occhi che si chiudono e non vedono il ciclista. Quando i carabinieri gli hanno chiesto spiegazioni, il ragazzo è apparso confuso. Di sicuro c’è che non si è fermato, che ha raccontato di una gomma bucata a due genitori che, tra le lacrime, pochi minuti dopo lo hanno consegnato ai carabinieri. Nessuno ha coperto nessuno, non ci sono segreti o ricatti, è una storia che ricalca solo in parte quella di “Il capitale umano”, il film di Paolo Virzì. È la storia di due genitori che rispondono alla loro coscienza, e in pochi minuti chiudono il caso. È stata una passante, poco prima delle 6, a chiamare i soccorsi per il ciclista investito. I medici sono arrivati che era già morto. Quando il ragazzo è stato raggiunto a casa dal padre e dalla sorella, che gli hanno detto dell’incidente, è scoppiato in un pianto nervoso. «Io non ho mai visto mio fratello piangere, forse solo in quel momento ha capito».