la Repubblica, 30 agosto 2017
Nel palazzo sgomberato la tessera per entrare e il tariffario per i mobili
ROMA Dai computer alla pelliccia fino al tariffario per l’affitto degli sgabelli. La Digos è entrata a perquisire il palazzo di via Curtatone a Roma. Dopo 4 anni di occupazione da parte dei Movimenti per la casa l’edificio è stato liberato (sabato 19 agosto) con un blitz delle forze dell’ordine. E proprio alcune frasi dette durante lo sgombero dal dirigente della polizia Francesco Zerilli («spaccare un braccio» ai rifugiati «se tirano qualcosa») potrebbero costargli care. La questura sta infatti valutando il suo trasferimento alla Direzione centrale anticrimine (Dac). Sulla questione occupazione è intervenuta ieri anche la sindaca Virginia Raggi: «Non ne saranno tollerate di nuove».
E intanto la Digos ieri ha messo sottosopra il palazzo che si affaccia su piazza Indipendenza. Si cercano elementi a sostegno dell’accusa ipotizzata dalla procura, favoreggiamento all’immigrazione clandestina e contraffazione dei sigilli dello stato.
Ieri sono stati sequestrati i pc ritrovati all’interno dell’edificio. Computer che sicuramente contengono i nominativi degli occupanti. E poi una pelliccia (molto probabilmente rubata) nascosta dentro un appartamento. Ciò che invece ha sorpreso gli investigatori è l’affitto degli sgabelli. All’ingresso del palazzo era affisso un cartello in diverse lingue che indicava il tempo e l’ora per l’uso, 3 euro per 2 ore. Una cifra che sembra inverosimile visto anche il prezzo irrisorio per l’acquisto di uno sgabello. Forse venivano affittati durante i comizi interni come forma di autofinanziamento per l’intera struttura.
Ma ciò che preoccupa gli inquirenti è ben altro. Prima del blitz della polizia entrare e identificare gli occupanti era praticamente impossibile. E perciò il palazzo di piazza Indipendenza era un “porto franco” a cui tutti potevano accedere indisturbati senza correre il rischio di essere controllati dalle forze dell’ordine. Senza contare che l’edificio è a due passi da due zone sensibili. A 200 metri dalla sede del Csm e a mezzo chilometro dalla stazione Termini. Al contrario invece, uscire ed entrare nel palazzo, per chi aveva una sorta di documento interno, era facilissimo. La Digos, infatti, ha trovato nello stabile la “tessera dei residenti”. Una sorta di documento da esibire per vivere dentro l’immobile occupato. Nella copertina c’è l’edificio stilizzato con la scritta “palazzo di Indipendenza”. All’interno, invece, tutti i dati del proprietario: foto, nome, cognome, il piano in cui si abita e il numero del permesso di soggiorno. Un elemento che fa il paio con le ricevute trovate nei giorni scorsi dentro lo stabile che indicano il prezzo, 10 euro al giorno, per poterci passare una notte. Anche per questo motivo la procura e la Digos vogliono vederci chiaro. A chi andavano i soldi che incassavano gli occupanti? Chi ci viveva effettivamente dentro? È quest’ultimo un quesito che assilla gli investigatori, soprattutto in tempi dominati dalla paura del terrorismo islamico e visto che molti degli occupanti provenivano da Paesi a maggioranza musulmana.