la Repubblica, 30 agosto 2017
L’amaca
LA canea razzista attorno allo stupro di Rimini si fonda su un falso. Il falso è che i media abbiano volutamente taciuto (chissà poi perché) sulla quasi certa origine magrebina degli stupratori; mentre già dalle primissime ore si poteva leggere ovunque che, secondo le testimonianze delle vittime, si trattava molto probabilmente di stranieri; e il giorno dopo, con il progredire delle indagini, quasi certamente di nordafricani. Se un minimo di prudenza c’è stata è perché perfino nei nostri media dal titolo facile vale ancora, e per fortuna, l’attesa di qualche riscontro utile.
Questo falso ha contato, nella genesi della polemica, quanto e forse più dello stupro stesso. Pur essendo uno scandalo di fantasia, dolosamente alimentato dalla componente paranoica (non trovo termine più appropriato) della destra politica e giornalistica, è stata quella – non lo stupro, ma la presunta copertura offerta “agli stranieri” – la polpetta lanciata tra le fauci di una folla ormai disposta a ingoiare di tutto, purché coincida con i propri pregiudizi; e più feroce, sorda e cieca mano a mano che i pregiudizi e le bugie la avvelenano.