Corriere della Sera, 30 agosto 2017
Borsalino prova l’ennesimo rilancio: aumento di capitale e concordato (con fondi cinesi)
Un cinese dietro l’operazione di salvataggio e rilancio di Borsalino? La risposta è Bo, senz’acca. Un certo Bo Zhang, 48 anni, uomo d’affari di Shanghai, sarebbe il principale finanziatore della cordata che fa capo all’imprenditore italo-svizzero Filippo Camperio. E ora l’azienda piemontese, lasciata letteralmente col cappello in mano oltre due anni fa dal bancarottiere Marco Marenco, e’ a un punto di svolta dopo le ultime delibere del consiglio di amministrazione. Entro metà settembre saranno approvati i «vecchi» bilanci degli ultimi tre anni, il consiglio riceverà una delega per aumentare il capitale di 7,5 milioni collocando i titoli a nuovi soci e gli avvocati affileranno i codici per un’azione di responsabilità contro gli amministratori che hanno portato Borsalino al dissesto dopo quasi 160 di storia. Un marchio italiano, fondato dal maestro cappellaio Giuseppe, «u siur Pipen», reso celebre al cinema da Alain Delon, Jean Paul Belmondo, Humphrey Bogart che hanno indossato in alcune famose pellicole (e anche nella vita di tutti i giorni) gli inconfondibili cappelli di feltro di pelo di coniglio. Così come, del resto, innumerevoli personaggi pubblici, da Al Capone a papa Giovanni XXIII, sono stati fotografati con il loro Borsalino. La fabbrica raggiunse nel suo massimo splendore i 2.500 dipendenti con milioni di copricapi prodotti ogni anno contro i 150-170mila attuali. Erano i primi decenni del secolo scorso quando era difficile vedere un uomo senza cappello. Un po’ come lo smartphone oggi ma senza distinzione di genere. Il lungo e lento declino si è fermato a un passo dal crac quando Camperio, pronipote di uno dei fondatori del Milan, insieme ad alcuni soci riuniti nella Haeres Equita nel dicembre 2015 ha preso in affitto il ramo d’azienda rimettendo in moto l’attività: 15,7 milioni di fatturato 2016 con 114 dipendenti, 2,4 milioni la perdita. Ma la revoca dell’ammissione al concordato decisa dal tribunale fallimentare di Alessandria nel dicembre 2016 ha rimesso tutto in discussione. A breve dovrebbe essere proposta una nuova procedura e altri investitori potrebbero farsi avanti in quella che si prospetta come una gara. Nel frattempo dovrebbe andare a scadenza entro l’anno il contratto d’affitto con Camperio. Ma di certo gli attuali gestori, che hanno investito capitali e risolto contenziosi assai onerosi come quello con l’Agenzia delle Entrate, punteranno a rilevare il controllo dell’azienda che oggi ha sede a Roma ma cuore e base produttiva a Spinetta Marengo (Al). In passato tra i possibili candidati all’acquisizione si erano fatti i nomi del fondo sovrano del Qatar e degli americani di Carlyle, un gigante dell’asset management. Resta una matassa ancora da dipanare e probabilmente l’aumento di capitale, di cui il cda ha chiesto delega, rappresenta la modalità con cui potranno entrare i nuovi soci. Si vedrà se tra questi ci saranno anche i cinesi che, tenendosi ben coperti, sono andati in appoggio alla cordata Camperio. Bo Zhang avrebbe ottenuto dall’imprenditore italo-svizzero garanzie contrattuali a fronte di un prestito per sostenere l’operazione Borsalino. Finanziamento fine a se stesso? Oppure l’interesse di Zhang è mettere il cappello sulla Borsalino e portarla a Shanghai, se e quando Camperio chiuderà l’operazione di risanamento e acquisizione? Entro l’anno il quadro dovrebbe essere più chiaro. E per ora l’azienda, interpellata anche sulla governance, non commenta.