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 2017  agosto 30 Mercoledì calendario

Euro più forte, che cosa cambia

Anche se siamo molto lontani dal massimo assoluto di 1,60 toccato dal cambio euro dollaro del luglio del 2008, o dal valore prossimo a 1,40 dei primi mesi del 2014, la parità tra le due divise sopra la soglia di 1,20 suscita apprensione. Vediamone i rischi e i possibili vantaggi.
Energia
I prezzi del barile e delle principali materie prime sono espressi in dollari e di conseguenza un calo della valuta statunitense comporta risparmi consistenti per i consumatori. Scende il costo del pieno e quello della bolletta elettrica. Il calo dei prezzi indotto dall’euro forte va tuttavia contro gli obiettivi della Bce, che punta a un tasso di inflazione vicino al 2%. A fine anno potrebbe essere pari soltanto alla metà.
Utili aziendali
L’euro forte danneggia le esportazioni delle imprese europee e uno studio di Morgan Stanley calcola che per ogni incremento del 10% del valore del cambio dell’euro le aziende subiscano mediamente una riduzione dei profitti compresa fra il 3 e l’8%. Non è così per tutti i settori: le aziende europee che producono beni di lusso o le esportazioni agricole di alta qualità subiscono un impatto limitato perché si rivolgono a un pubblico di consumatori ad alto reddito poco sensibile al prezzo dei prodotti.
Immobili
Anche l’investimento dall’estero nel settore immobiliare dei Paesi dell’area euro potrebbe subire un rallentamento a causa dell’indebolimento del dollaro. Tuttavia i grandi investitori puntano soprattutto a immobili commerciali o uffici e di conseguenza il mercato delle abitazioni private è relativamente immune da questo calo di domanda.
Prodotti hi-tech
I beni di importazione dagli Stati Uniti costeranno di meno, in generale. Tuttavia i maggiori marchi nel fissare i prezzi di vendita dei loro prodotti si coprono dal rischio di cambio e quindi dalle oscillazioni sia positive che negative della valuta. È difficile che al di là di qualche limatura, i prezzi dei gioielli della tecnologia made in Usa subiscano un ridimensionamento sui mercati dell’eurozona.
Viaggi
Tra i settori che traggono maggior beneficio dalla debolezza del dollaro c’è il comparto dei viaggi e del turismo, naturalmente verso gli Stati Uniti o verso quei Paesi che hanno un tasso di cambio collegato all’andamento del dollaro. In questo caso il risparmio per i consumatori europei è direttamente proporzionale all’apprezzamento dell’euro.
Azioni Usa
Uno dei caposaldi della politica economica di Trump punta a ottenere un cambio conveniente per l’industria Usa. Dopo avere accusato la Bce di agire sulla leva valutaria per favorire le esportazioni europee adesso l’argomentazione si ribalta. I profitti in aumento per le aziende Usa potrebbero favorire Wall Street, le cui quotazioni sono tuttavia sui massimi storici. E quindi a elevato rischio correzione.
Obbligazioni in dollari
A differenza di quanto avviene per le azioni le obbligazioni denominate in dollari perdono valore per un investitore in euro. Alla scadenza la quota rimborsata, trasformata in euro varrà di meno. E i tassi di interesse più elevati dei bond statunitensi non bastano a compensare la forte perdita in conto capitale provocata dal mini-dollaro.
Fondi comuni
In generale i fondi comuni, azionari oppure obbligazionari, che investono in attività denominate in dollari sono coperti dal rischio di cambio. E allora per l’investitore in euro la performance dipende unicamente dall’abilità del gestore di individuare i titoli con il maggior potenziale di rendimento. Viceversa quei fondi che non hanno una copertura del rischio di cambio sono soggetti a perdite in conto capitale per il deprezzamento della valuta Usa.
Beni rifugio
Una relazione inversa lega il dollaro e le quotazioni dell’oro. Quando il biglietto verde si indebolisce l’oro tocca nuovi massimi. È accaduto anche in questi giorni e ieri l’oncia ha raggiunto la quotazione record di 1.311 dollari, il record da inizio anno.