Corriere della Sera, 30 agosto 2017
Kim Jong-un vuole la guerra
Kim Jong-un quest’anno ha già ordinato il lancio di 18 missili, dai vecchi Scud a corto raggio fino a due ordigni intercontinentali capaci di raggiungere l’Alaska. Quello sperimentato ieri non è il più potente dell’arsenale nordcoreano, però ha fatto tremare le Borse mondiali e spinto gli operatori a comprare beni rifugio come l’oro. Che cosa vuole Kim e che cosa bisogna aspettarsi dal monito di Donald Trump «tutte le opzioni sono sul tavolo»? Le informazioni diffuse sui dati di volo danno qualche risposta. E a ben guardare il giocatore con più carte in mano sembra Kim Jong-un.
Che missile è stato lanciato? Secondo gli analisti si tratta di uno Hwasong-12, un nuovo ordigno a medio raggio che è stato visto per la prima volta in aprile durante una parata a Pyongyang. Fu fatto sfilare su un grande camion, chiuso in un involucro cilindrico e qualcuno sospettò che fosse finto. A maggio invece lo Hwasong-12 si innalzò per 2.000 chilometri, volò per 30 minuti e percorse 700 chilometri: studiando questi dati fu stabilito che aveva un raggio d’azione potenziale di 4.500 km (la base americana di Guam nel Pacifico dista circa 3.400 km dalla Nord Corea). Ieri i tecnici nordcoreani hanno abbassato la traiettoria a circa 550 km e il missile ha viaggiato per 2.700 km attraversando il cielo sopra l’isola giapponese di Hokkaido. A questo punto nessuno può più illudersi: lo Hwasong-12 con le giuste coordinate può raggiungere Guam. Oltre a tutta la Sud Corea e il Giappone con le loro città.
Perché quella traiettoria?Non potendo dirigere i loro test verso Ovest e Nord, dove c’è il territorio degli amici cinesi e russi, i nordcoreani hanno quasi sempre programmato la traiettoria perché i missili cadessero nel Mar del Giappone. Ieri però hanno deciso di solcare il cielo di Hokkaido: per motivi tecnici (cominciare a provare l’effettivo raggio d’azione) e calcolo politico. Quando Kim Jong-un ha minacciato di «cingere Guam» con le fiammate dei missili, Trump gli ha risposto promettendo «fuoco e furia». Così, orientando l’ordigno a Nordest e su Hokkaido, Kim Jong-un è stato alla larga dalla rotta Sudest verso Guam: in questo poker, meglio mettere in ansia Abe con un bluff che vedere le carte del presidente americano. Il Maresciallo del Nord sembra condurre il gioco: affina le armi, guadagna tempo e toglie carte all’avversario. Un’altra sorpresa: di solito i nordcoreani fanno partire i loro ordigni da basi sulla costa; questa volta invece hanno scelto Sunan, alle porte di Pyongyang, dove sorge l’aeroporto internazionale della capitale. Doppio motivo: dimostrare l’estrema mobilità degli Hwasong-12, trasportati su camion-lanciatori difficili da rilevare; e rendere di fatto impossibile un’azione preventiva e mirata degli americani per evitare il lancio. Uno strike su Sunan-Pyongyang «legittimerebbe» una rappresaglia nordcoreana sulla capitale nemica Seul, con decine di migliaia di morti.
Quanto tempo resta?
L’intelligence americana ha appena cambiato le sue valutazioni della potenza missilistica e nucleare di Pyongyang. Pensavano che i tecnici di Kim fossero lontani almeno quattro anni dal sogno di avere un missile con testata nucleare capace di colpire le coste Usa. Ora si parla di un anno al massimo e il processo di miniaturizzazione di un’atomica per fissarla sulla testata di un missile a quanto pare è già compiuto.
Kim ha fatto da solo? I rottami dei molti razzi recuperati nel Mar del Giappone avrebbero rivelato anche componenti cinesi; sembra siano arrivati dalla Cina i camion trasformati in lanciatori mobili per i missili: dovevano trasportare legname ma sono stati modificati a Pyongyang; ai tempi della disintegrazione dell’Urss furono intercettate decine di scienziati militari russi che accorrevano alla corte dei Kim per denaro; ultimamente è stata scoperta una pista dall’Ucraina. Nonostante le sanzioni sempre più strette, la Nord Corea ha sempre relazioni diplomatiche con 164 Paesi e ambasciate in 47.L’opzione militare?Stati Uniti e sudcoreani hanno una superiorità militare schiacciante. Però basterebbe un missile «sporco» su Seul o Tokyo per rendere il prezzo della partita troppo alto. Su questo conta Kim, che ha anche a disposizione una minaccia «convenzionale»: 13.600 tra cannoni e sistemi lanciarazzi, obsoleti forse ma terribilmente vicini a Seul. È stato calcolato che la prima scarica su Seul farebbe 2.811 morti civili, il primo giorno si chiuderebbe con 64 mila vittime in città.