La Verità, 18 luglio 2017
Sta finendo l’epoca della cravatta? Anche i politici inglesi la tradiscono
Per Elsa Morante la cravatta era «l’ultimo ponte fra l’uomo e la fantasia, l’ultimo fossato fra l’uomo e la barbarie». Eppure si usa sempre meno. Nei giorni scorsi l’obbligo di indossarla è decaduto persino a Westminster, la cosiddetta madre di tutti i parlamenti. A dire il vero nessuna regola ufficiale ne imponeva l’uso, ma la pratica voleva che i deputati la indossassero, come ricordato dalle «Regole di comportamento e di cortesia» della Camera dei Comuni, che recitano: «Non esiste un codice di abbigliamento ben definito. È consuetudine che gli uomini indossino giacca e cravatta; un analogo livello di formalità deve essere osservato dalle donne». Però spetta allo Speaker, il presidente dell’Assemblea, dettare i canoni dell’abbigliamento. E nei giorni scorsi John Bercow ha decretato che i deputati non hanno più bisogno di indossare la cravatta per entrare in aula. La notizia è finita in prima pagina sul Times: non per nulla l’Inghilterra era il Paese dei dandy, culla dell’eleganza classica maschile. Una volta, ai Comuni, lo speaker portava la parrucca, i deputati avevano la spada alla cintola e bisognava mettersi un cilindro in testa per chiedere la parola. Ma i tempi sono cambiati. Anche in Italia. Se al Senato la cravatta è ancora obbligatoria (la regola fu sancita da Francesco Cossiga nel 1984), alla Camera non lo è più da tempo. E negli anni abbiamo visto sempre più politici – da Bill Clinton a Tony Blair - snobbare quel pezzo di stoffa colorata. Barack Obama la usava così poco che nel 2013 il sito Business Insider si interrogò: «Non è che il presidente sta uccidendo il business della cravatta?».
CASUAL La cravatta è cominciata ad andare in disuso in Inghilterra e in America alcuni anni or sono con l’introduzione dei dress down fridays, i venerdì casual, quando le banche della City di Londra e di Wall Street consentirono ai propri dipendenti di andare al lavoro vestiti in modo sportivo: in omaggio al week end, durante il quale i più ricchi di loro avrebbero raggiunto le case di campagna. Poi la moda si è estesa al resto della settimana. Beninteso, nella maggior parte delle banche la cravatta resta di rigore, perlomeno dal lunedì al giovedì, ma nelle altre professioni sta scomparendo. Aziende come Amazon, Google, Microsoft, eBay, hanno liberato da tempo i dipendenti dall’obbligo della cravatta. D’altronde bisogna ammettere che non ci sono molte ragioni per portare una cravatta e che pochi accessori sono più scomodi.
FOULARD Gli uomini indossano la cravatta da 400 anni, da quando i mercenari croati di Luigi XIV sfilarono per Parigi con i loro foulard annodati al collo, subito adottati dal re e dalla corte con il nome di «sciarpa croatta», poi sintetizzato in «cravatte». MONDO Portatori di cravatte nel mondo: 600 milioni di persone.
ITALIANI Gli italiani adulti possiedono una media di 38 cravatte a testa, di cui almeno una su quattro regimental, cioè a righe oblique. Nel 60% dei casi viene comprata, scelta e regalata dalle donne.
OSPEDALI Gli ospedali inglesi hanno vietato ai medici di portare le cravatte. Motivo: raramente vengono lavate e dunque portano in giro microbi da un paziente all’altro. Tutto partì dalle analisi a 42 cravatte fatte da un giovane medico: sulla metà di esse si annidava una grande quantità di batteri, tra cui il letale Stafilococco aureo.
SCULTURE Lo scultore Grinling Gibbons (1648-1721) scolpì una volta una cravatta di legno, annodata alla Lavalliére e ne fece dono a Horace Walpole . Costui la indossò una sera del 1769 in cui aveva ospiti certi francesi illustri. I servitori di costoro tornarono in patria convinti che in Inghilterra andassero di moda cravatte lignee.
LORD Lord Beau Brummel , cravatte dimussolina leggermente inamidate, sempre bianchissime. Il valletto gliene portava ogni mattina una quantità, lord Brummel tentava il nodo e, se non era perfetto, gettava subito la cravatta al suolo facendosene porgere un’altra. Il valletto, interrogato da un visitatore mattiniero che s’era trovato in un mare di mussolina, rispose sconsolato: «Quelli sono i nostri fallimenti».
MORAVIA Alberto Moravia metteva cravatte dai colori vistosi («così chi mi avvicina per parlarmi del mio ultimo romanzo, finisce per discutere della mia cravatta») e suggeriva, come abbinamento più trasgressivo, di indossare cravatte dello stesso colore della camicia: cravatte rosse su camicie rosse, verdi su camicie verdi ecc.
AVVOCATI Gianni Agnelli, lanciatore di mode come la cravatta corta portata sopra il gilet, tendeva a preferirle a tinta unita, meglio se di una tonalità squillante. Tra i suoi sarti preferiti c’era il napoletano Maurizio Marinella, le cui cravatte sono finite nei guardaroba di personaggi come Totò , Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Bob Kennedy. L’ultima volta che Marinella vide l’avvocato Ag nelli «era di cattivo umore e mi disse: “Non ho voglia di scegliere una cravatta, fammene 12 nere”».
SCOTCH Donald Trump indossa sempre la cravatta più lunga rispetto all’etichetta (secondo cui non dovrebbe mai superare la cintura). Anche per questo utilizza spesso il trucco dello scotch trasparente per tenere fermi i due lembi sul retro. Il presidente americano ama la seta, i colori scarlatti e i marchi italiani come Marinella, Brioni e Ferretti.
VIP Silvio Berlusconi porta le cravatte realizzate dalla seteria comasca Canepa. Per i regali invece predilige Marinella. Luigi Abete, Diego Della Valle, Carlo Rossella, Enrico Mentana si dividono tra Battistoni, Roda e Finollo. Sergio Marchionne si è messo la cravatta solo per andare in Vaticano e per una visita al Quirinale.
QUALITÀ Consigli del sarto napoletano Maurizio Marinella per valutare la qualità di una cravatta: «Tenetela per il capo della parte stretta, e osservate come cade. Se tende ad avvitarsi, anche di poco, c’è qualcosa che non va. Provatene anche l’elasticità: prendetela per gli estremi, tirate, se non torna alla sua lunghezza iniziale lasciate perdere». Cure: «Evitate di usarla per 2 giorni di fila, non lavatela mai in acqua: è composta di materiali diversi, ognuno si restringerebbe a modo suo. Meglio il lavaggio a secco, meglio se presso gente specializzata. Quando è molto sgualcita, appenderla nella stanza del bagno, affidando al vapore che sale dall’acqua calda il compito di massaggiare le fibre». Far asciugare su un piano orizzontale.