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 2017  luglio 16 Domenica calendario

Il triste destino dei nostri bagnini. Salvano vite ma nessuno se li fila

Ammettiamolo: non lo abbiamo mai preso troppo sul serio, il bagnino. Pensiamo o di non poter annegare o che sia peregrino e inverosimile sperare che un uomo in canottiera e fischietto possa soccorrerci con successo. Sebbene l’atmosfera in spiaggia stia mutando, facendosi sempre più urbana e nevrotica, quindi pericolosa, il nostro rapporto con la sicurezza, al mare, resta svogliato, così come svogliato il nostro immaginario vuole il bagnino. Invece, l’Istituto superiore della sanità ha reso noto di recente che, nei Paesi europei, l’annegamento è una delle principali ragioni di morte prematura: in Italia, si è calcolata negli ultimi anni una media di circa 400 decessi all’an – no (negli anni Settanta erano circa 1.300), ma l’Iss punta a dimezzarli, azzerando quelli dei bambini, entro il 2018. «Costruire una cultura della sicurezza in acqua», scrive l’istituto sul sito – in ottemperanza all’invito dell’Organizzazione mondiale della sanità rivolto a tutti i Paesi: dotarsi di una specifica strategia nazionale – si può fare estendendo la sorveglianza anche alle spiagge libere, educando i bambini e i genitori ai pericoli del mare (e di laghi, fiumi, piscine), posizionare dispositivi e tutor per il controllo dei natanti.
SORVEGLIANZA Non una parola sui bagnini, assorbiti forse nella vasta – e, poiché ferrea, più rassicurante – dicitura «sorveglianza» (pilastro dell’ordinamento della fasciospiaggia di Chioggia). Essendo la prevenzione degli incidenti, il compito primo del bagnino, la sua assenza in un piano di cultura della sicurezza sarebbe piuttosto singolare. Due anni fa, il Corriere della Sera aveva raccolto le testimonianze di alcuni bagnini che raccontavano come il loro mestiere in Italia fosse sottovalutato e mal gestito: portavano l’es e m pio della Svizzera, dove le piscine sono dotate di pulsanti collegati a sirene di emergenza (se mutata: a giugno, l’agenzia di lavoro Ework ha segnalato, per l’estate 2017, la carenza di personale nelle strutture di ricezione turistica: a essere scoperti ci sono più di 100 posti per bagnini, cuochi e camerieri (guadagno medio tra i 1.300 e i 1.600 euro mensili al mare, 2.000 in piscina e simili).
BREVETTO Per diventare bagnini è richiesta una preparazione specifica, al termine della quale, dopo l’esame teorico-pratico (salvataggio a nuoto e sul pattino), viene rilasciato un brevetto che (qui la serietà un po’ decade) si rinnova con semplice autocertificazione di idoneità professionale. Ancora più semplice il certificato medico e l’immancabile versamento tramite bollettino a uno dei tre enti che in Italia gestiscono l’ingresso nel settore.
STAGIONE Non c’è alcun obbligo di aggiornamento sulle tecniche di salvataggio delle persone, né sulle nozioni di primo soccorso: i bagnini non sono tenuti a imparare a usare un defibrillatore sebbene, tra le vittime del mare, il numero di morti per annegamento sia nettamente inferiore a quello di morti per infarto. Manca quasi completamente l’id ea che un bagnino possa svolgere questo lavoro per tutta la vita: a mestiere stagionale, s’offre stagionale formazione. Invece, molti bagnini tornano ogni estate, per tutta la vita, a lavorare.
PALADINI Le mansioni non protocollari e tuttavia richiestissime ai bagnini riguardano spesso l’ordine pubblico: la cronaca rivierasca è zeppa di trafiletti che narrano le improvvide gesta di bagnini che sventano rapine o risse, finendo spesso vittime di sassaiole (Rimini, estate 2015), ripetuti atti vandalici (Fano, estate 2016), inseguimenti in stile James Bond (provincia di Ferrara, giugno scorso).
BAYWATCH Nonostante il bagnino italiano non goda del rimando ai marmorei protagonisti di Baywatch , i fichissimi palestratrissimi lifeguard che salvavano vite a bordo di avveniristiche moto d’acqua tra Santa Monica e le Hawaii (la serie impose, per tutti gli anni Novanta, capelli biondi e culo stratosferico alle femmine; occhi chiari e addominali erculei ai maschi), anche lo strapaese del Mare Nostrum imbelletta il mito dei guardaspiaggia. Quest’anno, fenomenologia e mitologia del bagnino italiano sono state oggetto d’indagine del documentario Bagnini e bagnanti di Fabio Paleari - strillo: i baywatch all’italiana: stessi muscoli, zero divismo – interessante controproposta alla trasposizione cinematografica del telefilm, approdata nelle sale lo stesso mese (maggio di quest’anno), tuttavia senza discostarsi troppo dal medesimo orizzonte (e cioè sesso, adulteri, dieci ragazze per me).
PAMELA Se il lungometraggio di Baywatch non ha sbancato al botteghino, però, non significa che la sua allure abbia perso smalto: il costume rosso intero ispirato a quello di Pamela Anderson (protagonista, anzi regina della serie) sembra essere i l must – have (perdonate l’espressione) della stagione.
RAPPER Faccio il bagnino da undici anni: vi vedo! è il titolo del libro che Davide Passoni, attualmente rapper impegnatissimo in poetry – slam , ha pubblicato qualche anno fa con editore ignoto e copertina che a Quentin Tarantino sarebbe di molto garbata. Dalla descrizione su Ibs: «Un trattato antisociale alla scoperta delle usanze umane alle prese con l’acqua» – non garantiamo sulla qualità letteraria, ma l’idea è affascinante: non ci siamo mai domandati che popolo appariamo allo sguardo di chi, dovendo provvedere alla nostra salvaguardia, osserva il modo in cui ci ficchiamo nei guai senza rendercene conto e come affrontiamo la paura.
PEDALÒ «Ciao bagnino, su quel pedalò, come vedi nuotare non so, vieni qui a salvare anche me, ma qui in giro di belle ce n’è, tu-tu-tuffati dentro al mio cuor», cantava Paola Turci nella sua Pedalò (Il bagnino e la ragazza ), nel 1993, quando cioè eravamo ancora immersi nelle estati smeralde di Gerry Calàe nello spleen di Sapore di mare , luoghi ameni dove al bagnino era riservata sempre la parte del bifolco, magari dal cuore d’oro, ma di certo ininteressante. Oggi è diverso e, se sì, lo è per la tenerezza che suscita tutto ciò che s’estingue? Chissà. Di certo, meritano l’at – testato di eroi, che non è un brevetto ma un riconoscimento, perché salvano vite senza sventolare bandiere.

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Pedalò, moschetto e migranti. L’invasione vista dal bagnasciuga
Lo scorso anno, un nutrito gruppo di bagnini catalani raccolse, tramite crowdfunding, 510.000 euro per aiutare i migranti: furono investiti per comprare gommoni e altre attrezzature di primo soccorso, impiegati per presidiare le coste di Lesbo, in Grecia, quando i flussi migratori erano diventati incontrollabili.
Un po’ meno edificante, ma di certo pragmatico, il recente scambio tra Matteo Salvini e un bagnino di Civitanova Marche, il quale, mentre il leader leghista enumera le spiagge che ha già monitorato e quelle da venire, ricorda in favore di telecamera i tempi in cui sulla sua costa arrivavano gli albanesi «sui motoscafi di lusso» e che nelle Marche «siamo camerati», così anticipando il trend dell’estate 2017 lanciato dallo stabilimento di Chioggia: pedalò e moschetto.