La Verità, 4 luglio 2017
I mille usi del bambù, il nuovo oro d’Italia
Lo usiamo come arredo e lo mangiamo al ristorante cinese. Pochi sano, però, che il bambù sta vivendo il suo momento d’oro e potrebbe diventare la nuova manna dell’industria italiana, dall’alimentare al tessile, dal design alle costruzioni. Da qualche anno, infatti, viene coltivato in modo sistematico in tutta Italia e a oggi si calcola ci siano 1.500 ettari a bambù. E il mercato già scalpita. Anche perché è come il maiale: fra germogli, culmi e fogliame, non si butta via niente. Secondo alcune ricerche, i potenziali consumatori solo nel settore food si aggirano sui 7 milioni in Italia e 70 in Europa. Per soddisfare la richiesta si potrebbero mettere a bambù nel nostro paese tra i 30.000 e i 50.000 ettari. È così richiesto che i ricavi prospettati seducono qualunque agricoltore: con un investimento di 15.000 euro per un ettaro, se ne possono ricavare 40.000 l’anno. A tutto questo si aggiunge un altro fattore di grande interesse: rispetto ad altre piante che impiegano almeno una decade per raggiungere il pieno della crescita, al bambù sono necessari tra i 2 e i 5 anni, grazie a una rigenerazione dello stelo molto veloce. E non solo agricoltura: sono oltre 1.500 le applicazioni commerciali e industriali del bambù gigante. Tre anni fa Fabrizio Pecci, assieme a uno dei maggiori esperti cinesi del settore, ha avuto l’intuizione di selezionare alcune varietà di bambù, a partire dal gigante Moso. Dopo un primo esperimento nella propria azienda agricola, nel riminese, ha allargato sguardo e prospettiva, creando così il Consorzio Bambù Italia, in continua espansione.
GELO Il Consorzio Bambù Italia promuove solo bambù italiano, derivante da piantagioni certificate Only Moso, ovvero della specie phyllostachys edulis. Si tratta di una pianta graminacea gigante in grado di raggiungere i 14/25 metri di altezza, mentre il fusto raggiunge un diametro di 8/15 cm. Caratteristica fondamentale di questa varietà è la resistenza: essendo una specie che vive in un clima temperato, è in grado di sopportare temperature molto basse, anche inferiori ai -20° C. L’ultima piantagione in Italia è inerpicata a San Candido (Bz), a quasi 1.200 metri di altitudine.
COSTO Secondo Mario Rosato – ingegnere ambientale, esperto di bambù e vincitore del premio di The Economist & environmental defense fund – sono eccessivamente ottimistici i numeri prospettati da alcuni produttori per le coltivazioni in Europa. «Quello che viene spesso sottovalutato è il costo della manodopera: il bambù non viene piantato e poi raccolto alla maturazione come le altre specie vegetali», spiega Rosato. «Bisogna marchiare ogni singola canna e aspettare dai 3 ai 5 anni per la raccolta. Le canne crescono in modo aleatorio e il costo di manodopera è quindi elevato, perché in fase di raccolta bisogna esaminare ogni singola canna».
FORD La Ford ha addirittura annunciato che, entro pochi anni, gli interni delle automobili potrebbero essere costituiti da componenti ad alta resistenza ottenuti dalla combinazione tra bambù e plastica. «Il bambù è incredibile» sottolinea Janet Yin, capo ingegnere presso il Nanjing research & engineering centre della Ford. «È vigoroso, flessibile, totalmente rinnovabile e abbonda in territori come la Cina e in molte altre parti dell’Asia. È stato sottoposto a diversi test di resistenza, come la trazione, l’urto e il riscaldamento a oltre 100 gradi, e le sue reazioni sono state valutate complessivamente migliori rispetto a quelle di altre fibre, sia sintetiche che naturali».
FIAT Nella Fiat 500L Trekking Street Surf, il bambù è stato utilizzato per la finitura delle calotte degli specchietti, delle protezioni laterali e dei coprimozzi. Nell’abitacolo, invece, il battitacco, il fondo del bagagliaio e le leve del cambio e del freno a mano sono in bambù.
COSTRUZIONI Anche nell’ambito delle costruzioni il bambù è noto per la resistenza alla trazione e il carico di rottura da sollecitazione molto elevato, caratteristiche tali da renderlo vincente se messo in competizione con alcuni metalli.
PRIMATI Il bambù è finito nel Guinnes dei primati per aver stabilito il record della pianta che è cresciuta più velocemente in tutto il mondo: un particolare esemplare è riuscito a salire di ben 70 centimetri in un solo giorno, quasi 3 centimetri l’ora.
LAMPADINA Thomas Edison utilizzò un filamento della corteccia di bambù per realizzare la prima lampadina, nel 1878. Solo successivamente lo sostituì con il tungsteno.
PANDA Nell’immaginario collettivo il bambù è legato ai panda, che ne mangiano principalmente i germogli, anche perché non riuscirebbero a mangiare gli steli che sono troppo duri anche per loro.
GORILLA Non solo panda. I gorilla, prevalentemente vegetariani, dedicano quasi la metà del giorno a mangiare steli, germogli di bambù e frutti, integrandoli con cortecce e invertebrati. I gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) impiegano le canne per arrampicarsi sugli alberi oppure per arrivare a toccare angoli e anfratti che altrimenti sarebbero loro preclusi.
ASPARAGI I germogli di bambù sono alimenti tipici della cucina orientale, rinomati per le loro proprietà nutrizionali. Simili agli asparagi, hanno un elevato contenuto di fibre, sono proteici e ipocalorici e aiutano a ridurre i livelli di colesterolo cattivo nel sangue.
OSSIGENO Il bambù è uno dei più grandi produttori di ossigeno sul nostro pianeta. Oltre a generare il 35% di ossigeno in più rispetto agli alberi dal legno duro, è in grado anche di assorbire molta più anidride carbonica. Inoltre è capace di drenare la pioggia e contrastare il dissesto idrogeologico. E non necessita interventi con erbicidi o pesticidi.
ALCOL In Cina hanno notato che l’alcol conservato nelle botti di bambù anziché in quelle di rovere ha un sapore migliore. Merito dei principi attivi rilasciati dalla pianta a contatto con il liquido.
TRIADE Nei paesi orientali, in particolare in Cina, il bambù fa parte della triade (assieme al pino e al pruno) che simboleggia la longevità.
CONCUBINE Gli imperatori cinesi avevano diritto a una sola imperatrice e a tutte le concubine che desideravano. Di volta in volta, sceglievano la donna con cui passare la notte scrivendo il suo nome su una tavoletta di bambù che il capo degli eunuchi gli porgeva durante il pranzo. Il giorno prima della data fissata, poi, le candidate erano condotte nella Città proibita su carretti trainati da muli: i carretti erano tronchi su due ruote con un tettuccio in bambù, chiusi da tende azzurre.
MADRE La fioritura dei bambù è un evento speciale e molto raro. La maggior parte infatti fiorisce una volta ogni 60 anni. Nei casi più estremi gli intervalli di fioritura possono anche superare i 130 anni. Si tratta di un fenomeno in gran parte ancora un misterioso per i botanici. Inoltre le piante di bambù che derivano dalla stessa madre fioriscono nello stesso momento in tutto il mondo, anche se si trovano in luoghi diversi.
FAZZOLETTO A Sezzadio, nella Pianura padana, in un fazzoletto di terra fertile tra i fiumi Tanaro e Bormida, nell’Alessandrino, c’è il più grande campo di bambù giganti: 25 metri d’altezza.
KIKKO Sono molti gli appassionati di bambù: collezionisti alla ricerca di aste e vivaisti disposti a tutto per accaparrarsi gli esemplari più rari, spesso anche a costo di scottanti frustrazioni: sono circa 1.400 le specie catalogate. Per non dire del costo elevato che può raggiungere una piantina (1.500 euro) e del fatto che i più rari non si possono acquistare: quelli della specie Kikko, ad esempio, sono protetti da guardie nei giardini imperiali di Tokyo.