La Verità, 1 luglio 2017
Quanto vale il cervello del santo? Viaggio nel mercato delle reliquie
Il caso più recente di furto di reliquia sembra la trama di una commedia. Il 2 giugno un pregiudicato quarantaduenne ruba dalla Basilica del Colle Don Bosco di Castelnuovo (Asti) il cervello di san Giovanni Bosco e tutti immaginano che il sacro resto, trafugato per conto di un collezionista o peggio ancora di una setta satanica, sia finito chissà dove. Invece è a pochi chilometri dal luogo dal furto, a casa del ladro. Per la precisione in cucina, dentro una grossa teiera, scelta che potrebbe sembrare macabra se non fosse che il ladro, del cervello, non ne sapeva nulla. A lui interessava l’ampolla che lo conteneva: credeva fosse d’oro, in realtà era di rame (dorato). E nell’attesa di rivenderla non l’aveva neanche aperta: i carabinieri l’hanno trovata perfettamente conservata, con i sigilli della Congregazione salesiana ancora regolarmente applicati.
Il business dei resti dei santi insomma non c’entrava, così come non erano interessati al traffico di reliquie i tre balordi che nel 2014 in provincia dell’Aquila hanno rubato il pezzetto di stoffa intrisa di sangue di papa Giovanni Paolo II per poi gettarlo in un cespuglio, ritenendolo senza valore. Ma, a parte episodi come questi di ladri maldestri, furto e commercio dei sacri resti dilagano a livello internazionale, anche grazie a internet. Più di 5.000 reliquiari sono stati rubati dal 1970 a oggi, una media di trecento all’anno dal 2010 a oggi. Molti dei quali, dicono i carabinieri, finiscono per essere rivenduti online, malgrado le regole ferree poste da siti come eBay (per esempio è vietata la vendita di parti umane, se non capelli). A volte le reliquie rubate finiscono nel corredo dei satanisti. Più spesso nelle case di collezionisti e devoti. Perché i resti dei santi, nella credenza popolare, hanno vari poteri, compreso quello di guarire dalle malattie.
RELIQUUS Reliquia, dal latino reliquus, «qualcosa di avanzato o di conservato».
ALTARE Rimane ancora in vigore la tradizione, iniziata nel IX secolo, di incastonare una reliquia all’interno di ogni nuovo altare che viene consacrato. Alle parrocchie le reliquie sono concesse gratuitamente da un apposito ufficio vaticano.
DIRITTO Fino al 1983 la Chiesa non vietava il mercato di oggetti religiosi. Poi, nel diritto canonico, ne è stata bandita la commercializzazione. Ma questo vale in ambito vaticano, mentre in Italia non ci sono leggi specifiche, e le forze dell’ordine entrano in azione solo in caso di traffico di materiale rubato.
CLASSI Esistono reliquie di prima, seconda e terza classe. Quelle di prima classe sono gli oggetti che sono stati in contatto con Gesù Cristo: il legno della mangiatoia nella stalla dove nacque; pezzi della croce o dei chiodi della crocifissione; la Sacra Sindone. Altre reliquie di prima classe sono il corpo o una parte di corpo di un santo. Se tale porzione è reputata importante per la vita o l’opera del santo, ha ancora più valore. Per esempio, il dito col quale Giovanni il Battista indicò Gesù quando disse: «Ecco l’Agnello di Dio». Le reliquie di seconda classe, quasi altrettanto stimate, sono gli oggetti associati alla vita del santo ma non parte del suo corpo fisico. La reliquia di terza classe è qualcosa che sia stata in contatto con una reliquia di prima classe.
AUTENTICITÀ Le reliquie in vendita su internet sono spesso accompagnate da antichi certificati agganciati a sigilli in ceralacca, indispensabili per provarne l’autenticità, secondo un regolamento pontificio che risale al Concilio di Trento del 1545. Autenticità non è sinonimo di pulizia dell’oggetto. Ovvero, non garantisce che la reliquia non sia comunque stata trafugata.
PREZZI Sul web ci sono reliquie per tutte le tasche. Ad esempio un «vero originale capello» di Padre Pio da Pietrelcina viene venduto a 500 euro. Costa meno un (presunto) frammento della croce di Gesù unito a un frammento di pietra del Santo Sepolcro (280 euro). Un piccolo reliquiario contenente un frammento della tonaca di don Bosco viene via per soli 10 euro.
PREPUZI I prepuzi di Gesù a un certo punto diventarono 12 (chiese e monasteri di tutta Europa hanno sostenuto in diversi momenti di averne uno) per essere poi ridotti a 4 e finire relegati a «curiosità irriverente» dopo il Concilio Vaticano II.
LINGUA Nella basilica di Padova si conserva, nella Cappella delle Reliquie, la lingua di Sant’Antonio, che si diceva avesse il potere di dare la parola ai muti e l’eloquenza a chi soffriva di disturbi del linguaggio. La leggenda narra che al momento del ritrovamento, all’interno della tomba del santo, circa 800 anni fa, la lingua fosse così umida e morbida da sembrare pronta a tenere un sermone per conto suo. Ora assomiglia a un pezzo di liquirizia masticata.
ERRORI Il 10 ottobre 1991 un commando di tre uomini incappucciati e armati trafugò dalla basilica di Padova il reliquiario che conteneva il mento di sant’Antonio. Gli autori erano membri della Mala del Brenta, il mandante il boss Felice Maniero, detto Faccia d’angelo, il quale aveva ordinato l’operazione con l’intenzione di costringere lo Stato a scendere a patti e ottenere la liberazione del cugino Giulio Rampin, in prigione per fatti di droga, insieme alla revoca della sorveglianza speciale per lui stesso. In effetti, quando i ladri fecero ritrovare la reliquia, Rampin uscì di prigione e a Maniero vennero accordati dei permessi lavorativi ma non la revoca della sorveglianza speciale. Maniero poi, in un’intervista del 2011, confidò che il vero obiettivo del furto era la lingua del Santo, «molto più sostanziale per lo scambio». Invece, «quegli zucconi mi arrivarono con il mento».
BACI Il vescovo inglese che, durante un pellegrinaggio in Francia, visitò un monastero contenente l’intero scheletro di Maria Maddalena. Impressionando positivamente i monaci con la sua devozione, si inchinò a baciare la mano della santa donna. Nessuno si accorse che alla fine del bacio aveva staccato con i denti un pezzo di dito. Lo tenne in bocca per il resto della visita al monastero e, tornato in Inghilterra, ci fece un reliquiario tutto suo.
MAOMETTO Maometto permetteva che i suoi capelli, le sue unghie e le acque delle sue abluzioni fossero raccolti e conservati.
MENTO La più sacra reliquia del Kashmir: un pelo del mento del profeta Maometto custodito nel santuario Hazratbal. Viene tolto dalla sua cassaforte ogni primavera in occasione del compleanno del profeta.