il Fatto Quotidiano, 26 agosto 2017
Stupro, Rock Guru colpevole. I fan si danno alla guerriglia
L’India, il subcontinente che impressionò più di ogni altro Paese persino Tiziano Terzani e Oriana Fallaci, che di mondo ne videro una gran parte durante la lunga carriera di inviati, sta mostrando, ancora una volta il suo volto bifronte: spiritualità e violenza estrema continuano a produrre un corto circuito che ieri ha lasciato sul terreno ben 29 persone, tra civili, agenti di polizia e giornalisti. Il motivo scatenante di questa vera e propria guerriglia con morti e feriti, circa 300, è stato il verdetto di condanna per violenza sessuale nei confronti del famosissimo guru Gurmeet Ram Rahim, già fondatore di un’associazione socio-religiosa, la Dera Sacha Suada, star di Bollywood nonché sostenitore e finanziatore del Bjp, il partito religioso induista di destra che guida il governo indiano attraverso il suo leader, il premier Narendra Modi. Arrivato nell’aula del tribunale di Panchkula, nello Stato settentrionale di Haryana (che assieme agli Stati limitrofi della federazione indiana costituisce la cosiddetta cow belt, la cintura bovina dove vivono gli induisti più integralisti rei dell’ondata di omicidi ai danni dei musulmani che mangiano carne di mucca e anche di coloro che lavorano nelle concerie) scortato da ben 100 suv delle forze dell’ordine – per scongiurare un’eventuale imboscata da parte dei suoi seguaci allo scopo di sottrarlo alla giustizia – Rahim non è riuscito a convincere i giudici.
Il “guru rock” o “scintillante”, come è stato soprannominato per la sua passione per i gioielli e le danze sfrenate, ha spiegato ai magistrati di non essere in grado di violentare alcuna donna essendosi fatto evirare in una delle cliniche che appartengono alla sua associazione. Evirazione a cui si sono sottoposti in questi ultimi anni anche centinaia di suoi proseliti – 50 milioni solo in India – perché viatico per raggiungere la forma più alta di purificazione.
Peccato che questo guru cinquantenne, dalla barba e baffi curatissimi da farlo sembrare un hipster, ha deciso che l’evirazione è la porta di accesso al Nirvana solo recentemente, e forse per fabbricarsi un albi.
Nel 2002, quando due sue seguaci lo denunciarono per stupro, Rahim era ancora in piena attività sessuale.
A rendere la sua posizione indifendibile ha concorso peraltro l’omicidio di un giornalista, ex seguace, che indagava sui bilanci In questo clima di apparente follia, questo truffatore e stupratore diventato bilionario sfruttando la superstizione religiosa è tutto tranne che pazzo. Pazzi e plagiati sono i 150 mila che da giorni presidiavano i dintorni del Tribunale per mostrargli il loro sostegno fino alla morte, propria ma soprattutto di coloro che hanno osato mettere in dubbio la santità del pingue cinquantenne titolare di un impero finanziario. Per questo sono state adottate misure di sicurezza eccezionali per poterlo condurre alla sbarra davanti a una corte speciale della polizia criminale (Cbi).
Nonostante il dispiegamento di 15 mila agenti e di alcuni reparti dell’esercito, il bilancio delle vittime è alto anche per un subcontinente di un miliardo e mezzo di abitanti: l’India è, e pretende di rimanere, la più grande democrazia del mondo, seppure corrotta e ingiusta, dove la magistratura deve almeno mantenere una parvenza di indipendenza e laicismo. Il comportamento sempre più dispotico del premier Modi però sta facendo vacillare i contrappesi fondamentali per la sua tenuta democratica. Sarebbe stato proprio il premier il mandante dell’ordine di bloccare articoli sulla vicenda del Guru almeno sulla stampa indiana.
Il coprifuoco a Chandigarth, la città dove sono avvenuti gli stupri essendo la sede principale dell’associazione di Rahim, è stato esteso ad altre città, anche nello Stato del Punjab mentre più di mille seguaci di Rahim sono stati arrestati.