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 2017  agosto 26 Sabato calendario

Vincenzo Boccia: «Per i giovani servono 10 miliardi»

Ricorda il messaggio lanciato dal palco del Meeting l’anno scorso: occorre realizzare una politica economica selettiva, specie se le risorse sono scarse, individuando prima gli effetti che si vogliono avere sull’economia reale e poi intervenendo sui saldi di bilancio. Vincenzo Boccia l’ha ripetuto ieri, sempre all’appuntamento di Cl, con un riferimento: far entrare i giovani nel mondo del lavoro. Quel «grande piano di inclusione» che prevede l’azzeramento del cuneo fiscale per tre anni per i giovani assunti a tempo indeterminato. Il governo ne sta discutendo in vista della legge di bilancio. «Occorre decidere se questa è una delle grandi priorità del paese», ha detto il presidente di Confindustria, che ha definito «un po’ timida» in base a «ciò che abbiamo letto» qualche proposta emersa nell’esecutivo. Occorrono investimenti massivi, è la convinzione di Boccia: in base ai dati del Centro studi di Confindustria servirebbero 10 miliardi in due-tre anni per attivare 900mila posti di lavoro. Risorse che «hanno l’obiettivo di attirare i giovani nel mondo del lavoro, riattivare domanda nel paese e rendere più competitive le imprese». «Naturalmente è un primo passo, su cui eventualmente confrontarsi con il governo. La politica industriale di un paese è fatta di tanti piccoli passi, questo non risolve tutte le questioni, ma è un elemento che dà valore anche al lavoro, sarebbe un bel segnale per il paese».
Il lavoro come progetto di vita, ha ripetuto durante il dibattito, dedicato al tema “Lavoro e persona”. Includere i giovani vuol dire dare loro un progetto per il futuro. E non c’è dicotomia tra imprese e famiglia, ha sottolineato Boccia, come scritto anche in un comunicato di Confindustria di ieri: «I giovani da assumere altro non sono che i figli delle famiglie italiane». Per ottenere il «forte impatto desiderato» occorrerà investire risorse sufficienti per la piena decontribuzione nei primi tre anni, affrontando «con coraggio e determinazione quello che possiamo considerare il principale problema del paese», con i «limiti che saranno utili a evitare usi strumentali e distorti». La norma anti-licenziamento «ci trova favorevolissimi – ha detto Boccia – dobbiamo evitare azzardi morali, questa operazione deve essere fatta sull’incrementalità».
Ed ha anche sottolineato che Confindustria non sta chiedendo soldi ma «una politica fiscale all’altezza di un Paese industriale che è secondo in Europa. In Francia il presidente Macron sta prevedendo una operazione da 50 miliardi di cui 30 destinati a lavoro e imprese; in Inghilterra stanno portando avanti la questione industriale nel Nord del paese, Trump parla di reshoring America. Noi dobbiamo mantenere la posizione di secondo paese industriale europeo e usare le leve della politica fiscale nell’interesse del paese e della sua industria». La questione industriale, quindi, non come «questione degli industriali ma del paese, che è cosa diversa».
Il nostro paese ha grandi potenzialità: «Se siamo secondi con gli handicap che abbiamo, levandone alcuni potremmo essere i primi», ha detto Boccia. Bisogna lavorare su ciò che può essere inserito nella legge di bilancio e su un progetto di medio termine che affronti i nodi di sviluppo del paese, due cose diverse su cui aprire un confronto a tutto campo con i partiti e con il governo, interrogandosi sulle priorità in un approccio di «equità generazionale».
La competizione è tra Europa e resto del mondo, non tra paesi d’Europa, ha detto il presidente di Confindustria: «Possiamo costruire un perimetro intelligente tra Ue e mondo esterno, occorre una norma europea e non una norma dei singoli governi».
E sull’interessamento cinese per Fca, il presidente di Confindustria ha risposto: «Non entriamo nel merito di singole scelte. Vediamo anche una certa reazione su Borsa italiana, ometto di fare qualche riflessione. È evidente che Fca ha un cuore italiano, speriamo che rimanga sempre con cuore e testa italiani. Evidentemente Fca sul mercato ha un grande valore, lo ha anche per il paese e per quello che è riuscito a fare Marchionne e la famiglia Agnelli».