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 2017  agosto 27 Domenica calendario

Piccolo tour tra gli dèi

Un frammento di Pindaro asserisce: «Non è possibile, con una mente umana, scandagliare i propositi degli dei». Eraclito si esprimeva in termini analoghi meditando sui confini dell’anima, che sono introvabili, per quanto si percorrano le sue vie.
Sono due testimonianze autorevoli della religiosità greca proferite tra poesia e filosofia. Altre le offrivano la tragedia o l’arte. Lo spirito degli elleni rifletteva il soprannaturale, rivelando un mondo dove gli dei parlavano sovente attraverso i poeti. Un solco profondo, tuttavia, divideva gli uomini dalle divinità: il tentativo di superarlo era considerato hybris, superbia, orgogliosa tracotanza. E come tale punito.
Eppure in Grecia ognuno poteva partecipare al divino secondo le possibilità che la sorte gli aveva concesso. In una religione vivente di miti e senza dogmi, il dialogo con gli dei era continuo. Omero non scrisse libri ispirati, o considerati tali; tuttavia i suoi poemi si possono ritenere una sorta di Bibbia della religione greca. Descrivono le azioni, i capricci, le emozioni delle divinità; ne evocano le storie, narrano come l’Olimpo interagisca con i mortali e sappia mutare il loro destino. Alla poesia omerica non è negato l’accesso alla struttura del mondo olimpico. Pindaro, d’altro canto, sceglie di soffermarsi sui fatti che hanno generato i miti quasi di scorcio, sembra desideri disporre gli elementi che alimentano la storia intorno a un’immagine centrale. Un esempio? Basterà ricordare la prima Nemea per Cromio di Siracusa, vincitore alla corsa dei carri, dove si narra – senza alcun collegamento all’attualità – il mito di Eracle. Seppure neonato, strozza nella culla i serpenti mandati da Era. La scena che rampolla dai suoi versi è paragonabile a un dipinto: i presenti sono colmi di terrore e altri accorrono in armi, la madre Alcmena abbandona seminuda il letto, il padre putativo Anfitrione (quello vero è Zeus) con la spada sguainata cerca di intervenire. Tutto ciò rappresenta il nucleo della vicenda, mentre il piccolo Eracle stringe in pugno i rettili strozzati. È chiamato Tiresia, l’indovino, colui che nell’Odissea sarà consultato da Ulisse nel regno dei morti, dove conserva ancora il dono profetico. Egli subito predice che Eracle impiegherà la sua forza eccezionale per il trionfo del bene voluto da Zeus. Morale: il mito illustra come si deve realizzare la propria natura secondo giustizia.
C’è da perdersi nella religione greca. È troppo vasta, mutevole nelle narrazioni degli dei, fascinosa nelle soluzioni, disponibile agli abissi mistici. Parole quest’ultime, che con una certa libertà ci vengono alla mente leggendo La via degli dei, un libro scritto con notevole mestiere, documentato, un vero viaggio nella sapienza greca, nei suoi misteri, nei percorsi di iniziazione. Si deve a Davide Susanetti, professore di letteratura greca all’Università di Padova.
Susanetti illustra i misteri, conduce il lettore negli itinerari simbolici fra Platone, Plutarco e Porfirio; è attento agli incantesimi, parla degli arcani dell’amore (tra Platone e Apuleio), si sofferma sull’opera divina. Illustra il gioco dei simboli con il loro potere, le attività demiurgiche, la filosofia misterica, le ascese solari. Chiudono il saggio le parti sui segreti ermetici e le pratiche alchemiche. Si comprende meglio, tra l’altro, il significato del drákon ourobóros, il serpente che si morde la coda. E qui si apre un universo. Scrive Susanetti: «È una delle immagini predilette dagli adepti dell’alchimia. In essa si racchiude un aspetto essenziale della loro arte sacra. Il serpente, che muta la sua pelle, è antico simbolo di immortalità e di rinnovamento, figura di potenze che si nascondono nella terra, ma che si legano, contemporaneamente, ai misteri del cielo». Il rettile che si rivolge su se stesso forma con il proprio corpo un cerchio, il quale simbolicamente «contiene e abbraccia tutte le cose». Un passo che si legge nella raccolta degli Antichi alchimisti greci (Susanetti utilizza l’edizione di Berthelot e Ruelle in tre tomi, 1887-88) recita: «L’Uno è il Tutto e il Tutto è grazie a questo e per questo, e se l’Uno non contiene il Tutto, il Tutto è nulla». Qualcuno potrebbe attribuirlo a Plotino.
Cicerone nelle Leggi ha scritto che il lascito più prezioso di quel mondo sono stati i misteri di Eleusi. Grazie alle iniziazioni misteriche, afferma il grande romano, «noi abbiamo conosciuto i principi della vita nella loro essenza». Il libro di Susanetti è una guida per meglio comprendere questi e altri aspetti di una civiltà che visse di riflessi divini. I quali abitavano negli oracoli o nel culto di Dioniso, negli eroi o nelle anime comuni.
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Davide Susanetti, La via degli dèi. Sapienza greca, misteri antichi e percorsi di iniziazione, Carocci Editore, Roma, pagg. 262, € 24