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 2017  agosto 28 Lunedì calendario

Stop agli autovelox selvaggi. Ma i Comuni fanno ancora cassa

Niente più autovelox nascosti né postazioni mobili camuffate: i rilevatori devono essere ben visibili e preannunciati dal cartello di preavviso. Allo stesso modo, via i cartelli che anticipano la presenza di postazioni mobili di controllo a meno che le rilevazioni – ad esempio su un tratto di strada particolarmente pericoloso – non siano effettivamente frequenti. Ecco alcune delle misure previste dalla nuova direttiva Minniti, che – dopo anni di valutazioni interpretative anche contrastanti, ricorsi o sentenze ondivaghe di Giudici di Pace e Tribunali – dovrebbe mandare in soffitta la circolare Maroni del 2009 che fino a oggi ha fatto il bello e il cattivo tempo degli automobilisti alle prese tra le normative sulla prevenzione degli incidenti stradali e gli autovelox, braccio armato dei Comuni per fare cassa.
Tanto che secondo gli ultimi dati diffusi dall’Aci, nel 2016 le amministrazioni comunali hanno incassato il 45,6% in più con le multe facili, pari a 1,7 miliardi di euro emettendo, in media, 84 multe su 100 (alla stradale e ai carabinieri restano le briciole). Mentre nelle città il 70% delle contravvenzioni stradali viene rilevato da occhi elettronici non visibili. Con un doppio danno: non si riduce la velocità e c’è una valanga di multe (sono oltre 2 milioni sulle 9,5 in totale elevate dai vigili). Così, non solo le sanzioni sul mancato utilizzo delle cinture di sicurezza o per la guida in stato d’ebrezza sono sempre state bazzecole rispetto al superamento dei limiti di velocità, ma questo tesoretto delle multe non è stato mai reinvestito nella sicurezza e nelle infrastrutture, come l’illuminazione degli attraversamenti pedonali o le piste ciclabili.
Cosa cambia, quindi, all’atto pratico e quali conseguenze ci saranno per chi supera i limiti di velocità? Meglio fare un passo indietro e partire dal ginepraio di dispositivi che compongono la nuova bibbia degli automobilisti. La circolare con le nuove regole è stata emanata lo scorso 7 agosto dal dipartimento Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno. La nota interpreta il decreto ministeriale n. 282 del 13 giugno con cui il ministero delle Infrastrutture ha disciplinato l’obbligo generalizzato di taratura dei rilevatori di velocità introdotto il 18 giugno 2015 dalla Corte costituzionale (sentenza n. 113) e recepito in buona parte dall’ultima direttiva del ministero dell’Interno sui controlli di velocità, emanata il 21 luglio scorso (la cosiddetta direttiva Minniti). Con l’evidente conseguenza che, essendo recepiti in un decreto ministeriale, le nuove regole sono già vincolanti per tutte le forze dell’ordine, per cui chi li disattende può essere denunciato e condannato per abuso d’ufficio e i verbali annullati presentando ricorso al Prefetto o al Giudice di Pace.
Oltre alla carota c’è il bastone per gli automobilisti. È scattata la tolleranza zero nei confronti dei più indisciplinati, quelli che lo smartphone non lo mollano neanche quando sono alla guida (secondo la polizia, nell’ultimo anno si sono ridotte le infrazioni per eccesso di velocità ma sono aumentate del 15% quelle per l’uso di cellulari alla guida). Così, chi è al volante e vuole mettere in gioco la propria vita e quella altrui perché troppo preso da selfie e messaggini, per il mancato uso di caschi per chi sta in moto o delle cinture di sicurezza (sempre nei primi 6 mesi dell’anno gli incidenti mortali sono già 800, il peggior dato dal 2001), rischia sanzioni che superano i mille euro e il ritiro della patente.
Capitolo a parte sul fronte dell’utilizzo indiscriminato, incontrollato ed ingiustificato degli autovelox. La filosofia del provvedimento è chiara: non sono più tollerate le imboscate e i rilevatori devono essere preannunciati con segnali a terra e le postazioni di controllo devono essere visibili. Inoltre, la distanza fra cartellonistica di avviso e dispositivo di rilevazione sarà adeguata e non superiore ai 4 km: indicativamente si parla di 250 metri per autostrade e strade extraurbane principali; 150 metri per le strade extraurbane secondarie e urbane di scorrimento con velocità superiore a 50 km/h; 80 metri per tutte le altre strade.
Discorso valido anche per quanto riguarda i controlli eseguiti dalle pattuglie con postazioni mobili: gli agenti di polizia sono obbligati a installare a terra cartelli di preavviso, per poi toglierli appena finito il servizio, anche in presenza di cartellonistica fissa. Inoltre se gli accertamenti per eccesso di velocità sono effettuati su entrambi i sensi di marcia, la segnaletica dovrà specificarlo chiaramente.
Tutto bene, quindi? Sembrerebbe proprio di no. Complice le vacanze, i Comuni ancora non si sono adeguati alla giusta segnaletica da usare per informare gli automobilisti della presenza dei rilevatori di velocità. A mancare all’appello è soprattutto il raddoppio dei segnali prima degli autovelox mobili per far sì che anche l’automobilista più distratto si accorga della telecamera.