il Fatto Quotidiano, 28 agosto 2017
La Buona Scuola bis è peggio della prima
Le novità saranno l’alternanza scuola-lavoro che partirà a regime e l’avvio della fase transitoria degli adempimenti sui vaccini. A garantire il rispetto delle tradizioni, invece, penserà l’endemico problema dei posti vacanti – 15 mila secondo i radar dei sindacati – in particolare per quanto riguarda il sostegno nelle regioni del Nord. Nonostante le intenzioni della Buona Scuola di mettere ordine nell’assegnazione delle cattedre, a due anni dall’approvazione della legge, il reclutamento resta una giungla e rischia di lasciare molte posizioni scoperte anche nelle prime settimane di lezione. Il guaio della “supplentite”, insomma, continuerà a penalizzare molti tra i milioni di ragazzi italiani che stanno per tornare tra i banchi. Tra assegnazioni provvisorie e reclami, tanti liceali saranno costretti in pochi giorni a cambiare due o tre volte il professore di matematica e fisica, tutto a scapito della qualità dell’insegnamento. L’anno scolastico 2017/2018 si apre in concomitanza con una fase di grandi riflessioni a livello politico nazionale. Portare o non portare l’obbligo di frequenza a 18 anni? Ridurre o non ridurre il ciclo delle superiori a un quadriennio? Come fare in modo che la scuola assuma un ruolo di ponte verso il mondo del lavoro in un Paese con alti tassi di disoccupazione giovanile?
Il rischio piramide-rovesciata
Un dibattito che però cede presto il passo ai problemi molto più pratici vissuti in questi giorni dagli istituti: la burocrazia che ingolfa il lavoro di dirigenti, insegnanti e segreterie, la corsa contro il tempo per la nomina delle supplenze, la valutazione dei ricorsi, le convenzioni da stipulare con le aziende che ospiteranno gli studenti per gli stage (gratuiti), le classi pollaio nonostante la diminuzione delle iscrizioni. Insomma, il caos. Intanto, tutto il personale della scuola attende con ansia il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. I docenti sperano che la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli si impegni per dar seguito alla promessa, ribadita al meeting di Rimini, di aumentare i loro stipendi anche al fine di “riconoscere il ruolo sociale degli insegnanti”. Le trattative con i sindacati – che riguardano tutti i settori del pubblico impiego – sono appena partite; il documento inviato dalla ministra della Funzione pubblica Marianna Madia all’Aran ha tracciato la strada: incrementi di retribuzione superiori devono essere destinati ai redditi più bassi, in particolare per chi si aggira attorno ai 26 mila euro annui, per evitare che l’aumento in busta paga sia sterilizzato dalla conseguente perdita degli 80 euro (la tutela del bonus non sarà automatica, come era sembrato dall’accordo sottoscritto quattro giorni prima del referendum costituzionale). Il metodo a “piramide rovesciata” rischia di ridurre di molto le aspettative dei dirigenti, i quali reclamano un miglior trattamento economico anche a fronte dei tanti adempimenti che devono svolgere (attualmente, sommando tutte le voci, guadagnano circa 60 mila euro lordi all’anno).
Milano: mancano 1500 insegnanti di sostegno
L’urgenza, tuttavia, resta quella di assicurare le attività didattiche. L’obiettivo di assumere 52 mila nuovi docenti, comunicato dal ministero a inizio luglio, sembra troppo ottimista. Attraverso i due canali principali di reclutamento, il concorso e le graduatorie a esaurimento, sono rimasti scoperti circa 15 mila posti. Un dato che deriva da una rielaborazione della Flc Cgil e che tutto sommato coincide con la stima approssimativa redatta dalla Cisl Scuola. È possibile che domani, durante un incontro al Miur, si sappia qualcosa in più. Le carenze riguardano soprattutto il sostegno, con ben 10 mila posizioni, e gli insegnanti di matematica (1.500). “La supplentite non è stata superata – sostiene Rita Frigerio di Cisl Scuola – e quest’anno scolastico parte con ancora più difficoltà degli scorsi”. Milano è un caso indicativo: mancano 1.400 insegnanti di sostegno. Situazioni simili vengono segnalate in molte altre province. In Liguria si parla di 630 cattedre scoperte su 1.320. Mario Rusconi, vicepresidente dell’associazione nazionale presidi, durante un’intervista alla Verità ha puntato il dito contro i sindacati, colpevoli – secondo lui – di spingere i docenti del Sud mandati al Nord a chiedere l’assegnazione provvisoria in istituti più vicini a casa. Questo lascia scoperte molte cattedre nell’Italia settentrionale. “L’accusa va rispedita al mittente – spiega Anna Fedeli di Flc Cgil – noi aiutiamo solo gli insegnanti che sono vittima di un errore fatto l’anno scorso dal governo”.
Rimandati a ottobre, il rebus scuola-lavoro
L’avvio della didattica, insomma, subirà in tanti casi una traslazione verso ottobre e altro tempo sarà sottratto al monte ore curricolare dall’alternanza scuola-lavoro. Da quest’anno gli stage gratuiti saranno obbligatori per tutti gli studenti dell’ultimo triennio, quindi anche per chi frequenta la quinta superiore e a giugno dovrà preparare la maturità. In totale, saranno un milione e mezzo i ragazzi coinvolti. L’esperienza fino a questo momento ha prestato il fianco a molte critiche: nata con l’obiettivo di avvicinare i giovani alle competenze richieste dal mercato del lavoro, nella pratica si è tradotta in occasione di usare manodopera a costo zero per le aziende ospitanti. Secondo un’inchiesta dell’Unione degli studenti, nei primi due anni il 38% dei partecipanti ha dovuto sostenere spese di tasca propria e il 57% ha dovuto seguire percorsi non inerenti il proprio corso di studi. La carta dei diritti e doveri dei ragazzi in alternanza scuola-lavoro fa molta fatica a vedere la luce, nonostante sia prevista dalla Buona Scuola. Il 3 agosto ha avuto il parere favorevole dalla Conferenza unificata ed è in attesa dell’esame del Consiglio di Stato.