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 2017  agosto 29 Martedì calendario

A Roma scatta l’emergenza siccità. «Meno acqua nelle case di notte»

ROMA Alla fine una sorta di razionamento è arrivato. Solo di notte, ma i rubinetti dei romani rischiano di rimanere a secco. Dalla prima settimana di settembre, Acea – la società che gestisce il servizio idrico capitolino – avvia «un piano di riduzione controllata delle pressioni della rete idrica di Roma e Fiumicino». Tradotto: l’acqua potrà mancare soprattutto nei piani alti degli edifici, e «nelle zone idraulicamente più sfavorite», tra la mezzanotte e le 5 di mattina. Niente docce «notturne», dunque, e scarichi del water rimandati al mattino. L’emergenza siccità, a Roma e nel Lazio, continua a farsi sentire. Non piove da settimane – si registra il 70% in meno di precipitazioni rispetto agli ultimi tre anni – e, sottolineano da Acea, le «fonti di approvvigionamento si stanno assottigliando». Il riferimento è agli acquedotti delle Capore e del Marcio che «hanno visto abbassarsi sensibilmente il livello delle acque». C’è poi il nodo dei prelievi dal lago di Bracciano, riserva idrica della Capitale nei momenti di crisi: «La società – spiega Acea – non può prelevare più di 400 litri al secondo, a seguito dell’ultima ordinanza della Regione Lazio». E, infine, l’acquedotto del Peschiera dal quale «non si possono derivare più di 9.100 litri al secondo per i limiti di un’infrastruttura vecchia di 80 anni». Con il ritorno dalle vacanze estive, poi, l’aumento dei consumi in città sarà notevole: «Senza questi sforzi i disagi sarebbero stati più duri». Nonostante il monitoraggio di «4.700 chilometri di rete, quasi il 90% del totale e 1.300 perdite già riparate», effettuate da Acea per far fronte a un’altra grave emergenza, quella della rete idrica «colabrodo».
Sul provvedimento vuole «immediati chiarimenti» il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in particolare chiede se Acea «abbia verificato l’impatto sulle strutture sanitarie per evitare che ciò comporti pregiudizi per la continuità dei servizi essenziali e se questa decisione sia stata concordata con la Regione Lazio». Per far fronte alle necessità degli ospedali, Acea conta di intervenire tramite «autobotti». Dopo il braccio di ferro durato settimane proprio tra Acea e Regione Lazio sullo stop alle captazioni dal lago Bracciano, la nuova misura non è stata comunicata all’amministrazione guidata da Nicola Zingaretti. «Misura appresa dagli organi di stampa» dicono in Regione.
Simona De Santis

«Un fatto senza precedenti. È come la caduta dell’Impero ma i barbari sono già tra noi». Intervista a Andrea Carandini
«Mi sembra un’orgia di degrado percepibile in ogni aspetto di Roma. Sono ormai un vecchio romano, a novembre compirò 80 anni ma non ho mai visto la Capitale ridotta così. La mancanza d’acqua la notte mi sembra un atto epocale. A mia memoria, non è mai accaduto nulla di simile».
Professor Andrea Carandini, archeologo, storico della città, come vede, da vecchio romano, le recenti notizie su Roma a partire dall’imminente razionamento dell’acqua?
«La vicenda mi riguarderà personalmente. Io abito in un palazzo sul Quirinale, quindi in alto. Presto dovremo affrontare lavori per realizzare serbatoi in basso con un sistema di pompe che poi dirigeranno l’acqua verso i vecchi contenitori in alto, che sono sempre stati pieni. Una cosa del genere non è mai avvenuta. È pazzesca. Come dice Pindaro, l’acqua è l’elemento principale, il più prezioso per la vita».
Sembra sempre più difficile essere romani, vivere in una Capitale dove, come si dice tra i cittadini nati all’ombra del Campidoglio, ogni giorno ce n’è una…
«Basta girare per il centro storico per constatare un abbandono completo… Per esempio l’invasione dei negozietti che vendono tutto, dai souvenir ai panini. Spesso fotografo per il desiderio di documentare. Proprio il Corriere ha pubblicato alcuni miei scatti. E poi vedo le sterminate file davanti al Colosseo, come non avviene davanti a nessun altro monumento del mondo, segno dell’assenza di una decente politica del turismo. E i bivacchi a Fontana di Trevi, un miracolo architettonico…».
In una battuta, come sintetizzerebbe tutto?
«Un’atmosfera degna della caduta dell’Impero romano. Per molto tempo abbiamo assistito a un lento decadere della città. Ma da pochi anni c’è stato un drammatico salto di qualità verso il basso. Con la caduta dell’Impero romano arrivarono i barbari. Oggi possono anche venire... tanto la maggior parte, quella che contribuisce allo sfacelo, è già tra noi. Vive con noi. Purtroppo vengono immediati i paragoni. Io sono in vacanza a Maiorca, nel piccolo villaggio di Deià. Qui veniva il poeta e romanziere britannico Robert Graves. Pur essendo un centro così piccolo, ogni giorno è presidiato da una segretaria, un infermiere e un medico. E soprattutto, qui a Maiorca l’acqua c’è e non ci sono problemi. La siccità c’è anche qui, come in Italia. Ripeto: i paragoni sono odiosi, ma inevitabili».
Ha mai nostalgia di Roma, in questo periodo di vacanza? Ha voglia di tornare?
«Lo dico con amarezza, perché sono sempre stato fiero di essere romano. Purtroppo rispondo di no, non ho alcuna nostalgia e non ho gran desiderio di rientrare. In questi anni il volto di Roma ha perso continuamente un pezzetto di naso, poi un occhio, un po’ di mento… alla fine mi ritrovo a girare per le strade della mia città e non sono più capace di riconoscerla. È impossibile rintracciare ciò che ho conosciuto da giovane. Mi sembra quasi che la crisi di Roma sintetizzi quella dell’intero Occidente, che sta registrando un tramonto…».
Davvero nessuno spazio alla speranza, alla positività?
«Sono ottimista di natura. Forse, visto che ci siamo quasi, quando a Roma toccheremo definitivamente il fondo, l’unica strada sarà una rinascita».
Un suggerimento alla sindaca Virginia Raggi?
«Dichiarare il proprio fallimento. Ammettere di non avercela fatta, chiedendo scusa ai romani. Inutile andare avanti cincischiando. Inutile e dannoso per Roma».
Paolo Conti