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 2017  agosto 29 Martedì calendario

Vecchi Leoni. Fragili e tiranni, gli eroi della terza età sul set

Il cinema sta riscoprendo non tanto i vecchi, quanto le temute coppie di vecchi, pur immaginando che gli stessi vecchi non amino tanto i film sulla vecchiaia: ne sanno già sin troppo, meglio dimenticarsene per un paio d’ore, magari ricorrendo, mettiamo, ai giovani Ryan Gosling e Emma Stone. Persino i celebri registi vecchi preferiscono filmare altro: per esempio, Manuel de Oliveira a 102 anni (è scomparso nel 2015 a 107 anni) girò Lo strano caso di Angelica, in cui una giovinetta morta spalanca gli occhi su un giovane che la fotografa e ne resta ossessionato. Metafora forse, ma con faccine fresche. Al massimo, il disastro degli anni può raccontarlo un cinquantenne (cioè un giovanotto rispetto a un vegliardo) come il cinese Wang Bing che ha appena vinto il Pardo D’Oro di Locarno con un documentario sugli ultimi giorni di vita di una signora in preda all’Alzheimer. Meglio se l’autore è poco più che quarantenne, come Paolo Sorrentino, che non solo sta girando un suo film di pensiero su un’ottantenne tipo Berlusconi, ma che nel 2015 in Youth ha riunito tre bei vecchi ricchi e famosi (un’immagine già diversa da quella di poveri e ignoti come Umberto D. di De Sica del1952) decisi senza successo a resistere alla crudeltà degli anni: Michael Caine, Harvey Keitel e Jane Fonda (due anni fa 82, 76, 78 anni). L’instancabile Fonda, che chi può ricorda nella grazia cotonata anni 60 in A piedi nudi nel parco, riceverà il meritato premio alla carriera insieme a Robert Redford (81), alla 74ª Mostra del cinema di Venezia; che fuori concorso ospita, contentissima, il loro nuovo film, per ragioni ovvie dedicato alla terza età e mezzo. E c’è anche, in concorso, quello con Donald Sutherland (82) e Helen Mirren (72), diretto dall’italiano Paolo Virzì: s’intitola Ella & John- The Leisure Seeker (marca di un camper), tratto dal romanzo di Michael Zadoorian pubblicato in Italia da Marcos Y Marcos col titolo Viaggio contromano.
Quello con Fonda e Redford, diretto dall’indiano Ritesh Batra, s’intitola Our souls at night dal romanzo postumo di Kent Haruf, pubblicato in Italia da NN Editore col titolo Le nostre anime di notte.
Come è giusto, i due registi sono ben lontani dalla vecchiaia che, raccontata senza esperienza diretta, non può essere così silenziosamente drammatica come nella realtà; infatti il regista italiano, 53 anni, quello indiano, 38, possono filmare il tempo dell’inevitabile fine come una fantasia propiziatoria, in modo da divertire e commuovere anche eventuali centenari, più chiunque di poco meno antico, che scrive ancora alle poste del cuore per fidanzarsi. In concorso c’è pure l’italiano Hannah con la più bella (perché non taroccata) delle settantenni, che è ovviamente Charlotte Rampling, signora col marito in galera che precipita nella depressione, regia di Andrea Pallaoro, 35 anni!
Sullo schermo ci sono vecchi indimenticabili, basti pensare a Pranzo di Ferragosto (2008), il bel film di Gianni Di Gregorio in cui una ultranovantenne mamma molto sveglia tiranneggia il figlio maschio ormai anziano. Ce ne sono in abbondanza anche in questa Mostra: lo sono una parte delle donne dell’atteso documentario di Concita De Gregorio, Le ragazze del secolo scorso, lo è Valentina Cortese, 94 anni, inimitabile star degli anni d’oro del teatro e in parte del cinema italiano, chiusa oggi nella sua casa milanese, cui Francesco Patierno, 53 anni, dedica il documentario Diva!. C’è l’invasiva Regina Vittoria che giovane o vecchia ne combina sempre una, tanto da riempire periodicamente gli schermi: questa volta con Victoria & Abdul (fuori concorso) di Stephen Frears: 83 anni la grassa monarca sempre in lutto e sempre imbronciata, 83 a dicembre la geniale Judi Dench che la interpreta. Abdul (il giovane e attraente attore indiano Ali Fazal) ha un sorriso pieno di grazia ed è un sapientone (Vittoria era anche imperatrice d’India), diventa suo servitore e confidente, e naturalmente i ministri lo odiano, ma per fortuna loro, la vecchia signora che spesso a tavola russa (nel film), defunge quasi subito, nel 1901.
Pudicamente o vilmente, il cinema affronta molto meno i vecchi in coppia, se non si tratta di due maschi che fan ridere come Jack Lemmon e Walter Matthau, o due femmine che devono terrorizzare con gli orrori della decrepitezza, come Bette Davis e Joan Crawford in Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) quando avevano 54 e 58 anni, e oggi sarebbero impegnate a chattare sui social d’incontri. Tale fu lo storico scontro tra le due antiche dive girando il film, che adesso ne han fatto una miniserie, Feud, interpretata dalle un tempo sexissime Susan Sarandon e Jessica Lange, tuttora molto piacenti a 70 e 68 anni. Se invece la coppia insieme da decenni infiniti è composta da un uomo e una donna, ed è diretta dall’implacabile Michael Haneke nel tragico e realistico Amour (Palma d’Oro a Cannes 2012) con due gloriosi interpreti un tempo fascinosi come Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva, allora 81 e 85 anni (lei è morta lo scorso gennaio), si va a casa coi brividi, forse perché il regista è del 1942, e insomma qualcosa ha già intravisto. Però possono succedere nelle coppie insieme da decenni imprevisti molto buffi come nella serie Netflix Grace and Frankie in cui Fonda e Tomlin vengono abbandonate dai rispettivi anziani mariti che intendono sposarsi tra loro.
A Venezia la coppia di Virzì è composta da Ella, una moglie invasa dal cancro, e John, il marito con un Alzheimer intermittente, che guida pericolosamente il camper con cui vogliono fare insieme l’ultimo viaggio attraverso l’America: perché, come scrive Zadoorian, «la vita è teneramente e drammaticamente grande sino all’ultimo chilometro». In Le nostre anime di notte, che si vedrà dal 29 settembre solo su Netflix, Fonda e Redford, due vedovi, due solitudini, tentano di aiutarsi e lei gli chiede subito: «Tu hai paura di morire?».