la Repubblica, 29 agosto 2017
Il cuore texano oltre il buio
Uragani e inondazioni non sono una novità per l’area del golfo del Messico e le regioni orientali del Texas, che sono diversissime da quello che si vede in tutti i film ambientati in Texas. La parte est dello Stato non è fatta di deserto e montagne, ma di pianure, e costeggia per un lungo tratto il golfo del Messico. È un bersaglio prediletto per tempeste tropicali e uragani. Ma è stata colpita spesso da tempeste ed è sempre riuscita a superarle con un ragionevole grado di preparazione e determinazione. Ma Harvey non è un uragano come gli altri: si ritiene che sia il peggior uragano ad aver mai colpito il Texas, con la possibile eccezione dell’uragano senza nome che nell’Ottocento distrusse la città di Galveston, mettendola in ginocchio e uccidendo, secondo le stime, dodicimila persone.
Ma i danni che sta subendo Houston, la quarta città degli Stati Uniti, hanno proporzioni quasi bibliche. La tempesta è arrivata carica di venti turbinanti e pioggia battente, e non ha intenzione di levare le tende: gira in tondo come uno squalo affamato che non vuole andar via, rovesciando un diluvio incessante sulla costa, su Galveston, su Houston e sulle zone circostanti, portando vento e pioggia anche più a nord, fin dentro quello che è conosciuto come il Profondo Est texano, costringendo i cittadini di quelle zone a prepararsi affannosamente al pericolo di venti forti e pioggia incessante.
Sulla costa, il livello dei fiumi sta salendo, i ruscelli si stanno ingrossando, le case vengono spazzate via come fossero giocattoli e allagate, le persone sfondano il soffitto, si arrampicano sul punto più alto nella speranza che arrivino i soccorsi.
E se c’è una luce nell’oscurità di questo disastro storico, è il coraggio e la determinazione dei cittadini, dei tanti che hanno rischiato la vita per salvare altri, che hanno portato fuori i feriti, i malati, gli infermi e gli anziani, e anche gli animali domestici. Associazioni di beneficenza si sono fatte avanti, la gente dona soldi. Serve a ricordarci che in questi tempi di forti divisioni politiche e sociali la decenza umana esiste ancora.
Dove vivo io, si può scendere per l’autostrada verso Sud (ma non troppo verso Sud, se si ha un po’ di buon senso) e vedere, fortunatamente a distanza, un muro di tenebre, i margini della tempesta, un promemoria di quello che sta succedendo più in là, dove la pioggia continua a cadere e le acque continuano a crescere, e le persone rimangono bloccate, spaventate e sperando di essere soccorse o aiutate.
Quando le piogge finalmente cesseranno e le acque si ritireranno, si traccerà il bilancio dei danni e il numero delle vittime, e i risultati saranno devastanti. Houston, la quarta città più grande degli Stati Uniti, dovrà percorrere una strada inedita verso la ripresa, al pari delle aree circostanti. L’impatto sulla vita, l’economia, per non parlare dell’impatto psicologico sui cittadini di quell’area, perdurerà a lungo.
E questo profondo inferno d’acqua continua.
(Traduzione di Fabio Galimberti)