Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 29 Martedì calendario

Missile nordcoreano sorvola il Giappone

SEUL Alle 5.57 di Pyongyang, il Dottor Stranamore è tornato nella stanza dei bottoni e ha schiacciato il bottone fatidico. Questa volta, però, il missile n. 18 della classifica annuale di Kim Jong-un – suo papà ci mise 17 anni per lanciarne 16 – non si è limitato alla (purtroppo) solita provocazione: «È volato sul cielo del Giappone» annuncia poco poeticamente lo stato maggiore di Seul. Il premier Shinzo Abe è apparso alla tv di Tokyo confermando, piuttosto agitato, tutte le paure: compagnie americane: è dai tempi della guerra fredda che ammettono di non fare tanti affari, il prezzo varia da 25mila ai 150mila dollari.
C’è poco da stare allegri. «Nulla è finito sul suolo giapponese» specifica il capo di gabinetto di lì, Yoshihide Suga, rivelando che il razzo si sarebbe disintegrato in tre parti: cosa che in primo momento aveva fatto pensare a un lancio multiplo. Il governo di Tokyo insiste: «È una minaccia grave e senza precedenti». Ma il precedente per la verità c’è: nell’ormai lontano 1998 uno dei 16 missili del papà di Kim, Kim Jong-il, sorvolò l’arcipelago e ancora nel 2009 lassù si spinse a quello che Pyongyang considerava il test per un satellite. Questa volta la minaccia è passata sopra Hokkaido, anche se non ha seguito la traiettoria del “cerchio di fuoco” che secondo le minacce del Giovane Maresciallo a metà agosto avrebbe dovuto circondare la base militare Usa di Guam nel Pacifico, in risposta al “fuoco e fiamme” evocato dal presidente Donald Trump.
Le notizie cattive non finiscono qui. I servizi sudcoreani sono convinti che Kim stia per esibirsi nel sesto test nucleare. L’intelligence assicura che tutto è pronto al Tunnel 2 e al Tunnel 3 del sito di Punggye- ri, la montagna maledetta degli esperimenti di Stranamore.
E pensare che perfino dopo il triplice lancio di sabato scorso il segretario di stato Usa, Rex Tillerson, che aveva notato “con soddisfazione” una certa “moderazione”, aveva ammesso: ci vuole tempo, siamo ancora aperti al dialogo.
Speranza evocata dallo stesso Trump: finalmente ci stanno rispettando e forse sì, o forse no, ne verrà fuori qualcosa di buono. Le provocazioni non sono una novità durante le esercitazioni congiunte Usa-Corea del Sud, che si concludono domani, mercoledì, mentre il ministro della difesa di Seul vola a Washington per coordinare la risposta a Kim e stringere sullo scudo Thaad. Ma il missile sopra il Giappone alza pericolosamente la posta.E mette in gioco le alleanze di quaggiù: saremo al fianco, al cento per cento, dei nostri alleati giapponesi, aveva detto Trump. Era il gennaio di quest’anno, appena eletto, e Abe era in visita in Florida quando fu raggiunto dalla notizia del lancio di Kim: diciassette missili fa.