la Repubblica, 29 agosto 2017
«Confiscare subito i 48 milioni». La Lega rischia di restare a secco
GENOVA Il rischio di non trovare più un solo centesimo nelle casse della Lega per la Procura della Repubblica di Genova è reale. Dopo la condanna per “rimborsopoli”, pronunciata dai giudici a fine luglio, a dover risarcire Camera e Senato con 48 milioni di euro, il timore è che lo Stato non rientri in possesso delle somme. Per questo i om non attendono il giudizio di terzo grado (Cassazione) e chiedono al tribunale un sequestro cautelativo: l’immediata confisca della somma, il blocco dei conti correnti bancari del Carroccio.
A Palazzo di Giustizia finora hanno tenuto riservata la mossa. Per ovvie ragioni. Ma la conferma adesso arriva dallo stesso procuratore capo: «Non è mio costume parlare di provvedimenti in corso – spiega Francesco Cozzi posso dire che avevamo ventilato questa ipotesi lo stesso giorno della sentenza». Lo scorso 24 luglio, quando la Seconda Sezione del Tribunale ha condannato l’ex segretario Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito per truffa ai danni dello Stato. Il Senatùr a 2 anni e mezzo di carcere; l’ex portaborse del deputato Maurizio Balocchi, appunto Belsito, che aveva ereditato segreti e “forziere” della Lega, a 4 anni e 10 mesi, più l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Entrambi, inoltre, costretti a risarcire in solido (chi paga estingue il debito agli altri) insieme alla Lega Nord. Il partito, anche se non ha responsabilità penale sulla specifica vicenda, per i giudici ha beneficiato della truffa.
Secondo la ricostruzione del pm Paola Calleri, i soldi che Camera e Senato tra il 2008 e il 2012 avevano destinato al partito per il suo funzionamento e le attività istituzionali, finivano invece nelle disponibilità della famiglia Bossi. A investirli pensava Belsito: in diamanti e conti correnti offshore a Cipro e in Tanzania. Il tribunale ha stabilito che nel periodo in esame erano stati presentati rendiconti irregolari per ottenere indebitamente fondi pubblici. Una truffa record: appunto 48 milioni di euro, che dovranno tornare allo Stato.
I vertici di Via Bellerio, storica sede dei Lumbard, non nascondono le preoccupazioni: non tanto per gli effetti politici del provvedimento (qualora fosse accolto), quanto per quelli economici. Il sequestro dei conti correnti impedirebbe al partito di prelevare un solo euro per il suo funzionamento. E il raduno di Pontida – ad esempio – non si fa senza soldi. Dalla confisca sono escluse le somme destinate agli stipendi dei 24 dipendenti rimasti.
Non è un mistero che le casse del Carroccio siano prosciugate. da informazioni ufficiose pare che nei depositi bancari vi siano non più di 350mila euro. Va ricordato che la legge-Letta nel 2014 ha abolito gradualmente il finanziamento pubblico ai partiti, concedendo ai contribuenti di destinare il 2 per mille a favore di un partito politico.