Libero, 27 agosto 2017
Mezza giornata di lavoro per un chilo di manzo
Dopo il Big Mac Index, elaborato dal settimanale The Economist sulla base del prezzo del celebre hamburger nei diversi Paesi del mondo, arriva il Meat price index. A calcolare il costo delle diverse carni manzo, pollo, pesce, maiale e agnello in 52 Paesi è la Caterwings, che con la celebre rivista condivide la sede, Londra, ma opera nel business del catering, la ristorazione collettiva. Le mense, insomma. Per elaborare un piano di sviluppo internazionale, i vertici societari hanno deciso di compiere una ricognizione sui prezzi delle carni nel mondo. E di metterli in relazione al potere d’acquisrto nei singoli Paesi. Ne è uscita così una classifica interessantissima, che oltre a fornire una geografia economica dei Paesi dove si paga di più (e di meno) un determinato tipo di carne, dà conto soprattutto delle ore di lavoro necessarie per acquistare ad esempio un chilogrammo di manzo (scamone), il petto di pollo, e via dicendo. Per esigenze di spazio mi sono limitato a pubblicare proprio queste due tipologie di carni, ma sul sito della società britannica, www.caterwings.co.uk, è disponibile una tabella sconfinata, con i dati per ogni tipo di carne. I valori sono in dollari americani, ma cambia poco convertendo le stesse classifiche in euro.
Scopriamo così che la bistecca di manzo più cara in assoluto si trova in Svizzera, dove si paga ben 49,68 dollari al chilo. La più economica è invece in Ucraina, dove costa appena 3,70 bigliettoni. L’Italia è a metà strada, con un valore di 17,41 dollari che in euro fa 14,60. Ma l’ordine cambia ed è questa la parte più interessante dello studio realizzato da Caterwings se si calcolano le ore di lavoro necessarie a un operaio non specializzato per comperare il medesimo chilo di scamone. La bistecca più costosa diventa così quella che si acquista in Indonesia (22,6 ore di lavoro per un chilo) e la meno costosa quella in vendita in Danimarca, dove è sufficiente una sola ora alla catena di montaggio per comperarla.
In questa seconda classifica, che riflette da vicino il potere d’acquisto degli abitanti nei singoli Paesi (anche se è influenzata inevitabilmente da fattori pedoclimatici), l’Italia si trova nelle posizioni centrali, con 4,1 ore di lavoro poco più di mezza giornata necessarie per acquistare il solito chilo di scamone. Interessante notare che, ad eccezione del Giappone, i Paesi a più alto reddito vengono tutti dopo di noi. Negli Stati Uniti sono sufficienti 2,6 ore di lavoro per il medesimo chilo di carne, in Germania 2,2, in Gran Bretagna 1,9. E in Danimarca addirittura una sola ora in fabbrica.
Situazione simile per la carne di pollo. La più costosa, 10,5 ore di lavoro per un chilogrammo di petto, si trova in India. La più economica dalle parti di Copenaghen, dove bastano appena 18 minuti di lavoro per portare a casa il medesimo chilogrammo di pollo.
Una dimostrazione che il confronto dei prezzi in valore assoluto lascia il tempo che trova se non si «pesano» in termini di potere d’acquisto.