Libero, 27 agosto 2017
Il Canada va verso l’abolizione dei sessi
È lo spirito che si fa lettera. La teoria gender, l’idea della fluidità e della molteplicità dei generi, ora trova una codifica scritta, una traduzione verbale o, meglio, una corrispondenza in una lettera: la X.
In Canada, a partire dal 31 agosto, anziché M o F su documenti di identità e passaporti, per indicare il proprio genere sessuale si potrà utilizzare la X al fine di rispettare, come si legge nel comunicato del govenro federale, «il desiderio che il proprio sesso non venga specificato». Lo scopo ufficiale, come annuncia il ministro per l’Immigrazione e cittadinanza Ahmed Hussen è «adottare una misura per favorire l’uguaglianza di tutti i canadesi, indipendentemente dalla loro identità o espressione sessuale»: insomma, scongiurare la discriminazione, omofobia o transfobia che dir si voglia. La decisione fa seguito al caso clamoroso di Searyl Atli, il primo bambino né maschio né femmina che la mamma Kori Doty aveva chiesto di non indicare con M o con F sui documenti (sebbene il figlio fosse a tutti gli effetti un maschio) e al quale lo Stato canadese della Columbia Britannica aveva deciso di assegnare una «U» (che sta per «unassigned», non assegnato, o «undetermined», non determinato). Prosegue così quella tendenza già in corso in altri Stati canadesi, come l’Alberta che permette di mettere una X come marcatore di genere sui certificati di nascita o l’Ontario, che consente carte di genere neutro per libretti sanitari e patenti.
Il fenomeno è sintomatico di quella che Papa Francesco ha chiamato la «colonizzazione ideologica del gender» in quanto non si limita a celebrare la reversibilità e la transitorietà dei sessi ma addirittura nega la loro stessa esistenza. Il criterio è il seguente: non solo io oggi mi sento M e domani potrò sentirmi F, ma addirittura io non sono né l’uno né l’altro, sono un genere neutro, altra cosa rispetto a maschi e femmine, e in quanto tale indefinibile se non con la X.
Questa deriva, che manda a ramengo il dato biologico, finisce per non riguardare più solo il genere, ma anche il numero. I sessi infatti non sono più soltanto due, non esiste più la complementarietà sessuale come evidenza originaria e segreto stesso della riproduzione della specie umana, ma i sessi pardon, i generi, direbbero i teorici Lgbt possono essere moltiplicati all’infinito. E diventare due, tre, dieci, cinquanta, come conferma la versione Usa di Facebook, che nelle impostazioni sull’identità sessuale permette di scegliere tra 56 opzioni differenti. Allora quella X potrà essere benissimo una Y, o perché no una XXY, senza contare le altre lettere dell’alfabeto e le loro innumerevoli possibilità di combinazione... È il venir meno della coincidenza con una sola identità, che può essere questa e non altra, secondo il principio di non contraddizione. È l’ammissione dell’idea che tertium datur. Ed è il tentativo di vivere più vite in una, di «disappartenersi», di svincolarsi dalla prigione dell’io assegnataci dalla sorte, da un dio, dalla natura o dai genitori, e di essere al contempo Uno, Nessuno e Centomila. Reversibili e cangianti, come i camaleonti...
Ma, in un senso molto più pratico, la decisione del governo canadese significa anche moltiplicazione inutile delle scartoffie, spreco di tempo, di carta e lavoro per modificare le MoleFinXsuidocumenti, impegno certosino e assurdo che ricorda quello fantozziano di cancellare gli zeri su uno sterminato elenco contabile. Follia burocratica che si autoalimenta in nome di un’ideologia sterile. Senza considerare la confusione di dover adattare la X alle M o F già presenti su documenti come certificati di nascita o di matrimonio; o di rendere valida la propria identità neutra in altri Paesi che contemplano solo la doppia opzione sessuale.
Un pasticcio, di cui anche in Italia si iniziano a vedere i frutti. Qualche giorno fa la Regione Friuli Venezia Giulia ha previsto la possibilità per i propri dipendenti di firmarsi nei documenti ufficiali con un’identità alias, che non corrisponda più al nome di battesimo ma al proprio genere sessuale «percepito». Finirà che sulla carta d’identità, al posto del nome troveremo l’alter ego, anziché MoFcisaràun«?»perindicare l’indeterminatezza, e anche gli altri parametri saranno lasciati volutamente vaghi. Ci chiameremo, che so, Francesco o Francesca, di sesso non specificato, nato da qualche parte nel mondo, in una data non meglio indicata, di stato civile nubile, celibe, sposato, divorziato a seconda dei giorni, di professione e umore cangiante, appartenente al genere umano (forse), segni particolari tutti e nessuno. Più che una carta di identità sarà una carta di non identificazione.