la Repubblica, 26 agosto 2017
Lo sgombero di via Curtatone a Roma. Domande e risposte
CHI C’ERA DENTRO LO STABILE DI VIA CURTATONE SGOMBERATO GIOVEDÌ?
Ufficialmente lo stabile era occupato da richiedenti asilo e rifugiati somali ed eritrei. Quelli censiti erano 107. Per la questura di Roma in realtà ci vivevano 400 immigrati di varia nazionalità.
DA QUANTO TEMPO ABITAVANO LÌ?
L’immobile è stato occupato nel febbraio del 2013 e i richiedenti asilo hanno abitato lì fino a sabato 19 agosto. Il proprietario nel frattempo ha dovuto pagare 240mila euro l’anno di tasse di proprietà e 575mila l’anno di spese di luce e acqua.
I RIFUGIATI HANNO DIRITTO AD AVERE LA CASA?
No. Lo status di rifugiato consente l’accesso allo studio, lo svolgimento di un’attività lavorativa (subordinata o autonoma), l’accesso al pubblico impiego, l’iscrizione al servizio sanitario, dà diritto alle prestazioni assistenziali dell’Inps e all’assegno di maternità concesso dai Comuni.
CHE COSA È STATO FATTO PER RISOLVERE LA SITUAZIONE?
Nel 2014 la Regione Lazio stanzia 197 milioni di euro per l’emergenza abitativa a Roma. L’atto verrà poi recepito dal commissario Tronca con una delibera alla quale viene allegato un censimento delle occupazioni per le quali utilizzare le risorse economiche messe a disposizione dalla Regione. Nell’atto del commissario Tronca c’è anche via Curtatone. Nel 2016 la Regione sollecita il Comune ad utilizzare i fondi e concede alla giunta Raggi 40 milioni di euro per poter intervenire immediatamente. Iniziano i tavoli tecnici in prefettura ma il Campidoglio rifiuta ogni accordo: nessuna alternativa per chi occupa abusivamente.
IN BASE A QUALE LEGGE HA AGITO IL PREFETTO PER LO SGOMBERO?
La legge 48 dell’aprile 2017, nel capitolo “patti per la sicurezza urbana” prevede la promozione del rispetto della legalità, “anche mediante iniziative di dissuasione di ogni forma di condotta illecita, compresa l‘occupazione arbitraria di immobili”. Per lo stabile di via Curtatone però non si è fatto riferimento a questa legge: l’ordine di sequestro e sgombero da parte della magistratura era arrivato già nel dicembre del 2015.