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 2017  agosto 26 Sabato calendario

L’amaca

Ma insomma, il vescovo di Pistoia, decidendo di far concelebrare dal vicario diocesano la messa di don Massimo (il prete amico dei migranti minacciato da Forza Nuova) è mosso da propositi di censura o di solidarietà? Di punizione o di sostegno? La domanda nasce dalla lettura che quasi tutti i media hanno dato, lì per lì, della decisione del vescovo: una specie di commissariamento di un prete “difficile”, bisognoso di un tutore. Nonché un cedimento, molto preoccupante, alle intimidazioni di un manipolo di razzisti.
Poi, anche per via dei chiarimenti piuttosto puntuti della Curia, l’interpretazione è stata via via corretta in (quasi) tutte le edizioni on line dei quotidiani: il vescovo, disgustato dalle intimidazioni dei fascisti, intende proteggere don Massimo e affiancarlo. Ora, può anche darsi che il linguaggio curiale sia a volte oscuro. Sul gesuitismo, ovvero sulla raffinata ipocrisia dialettica della Chiesa, è stato detto e scritto tanto. Nel caso, però, è più probabile che la frittata sia dipesa dalla fretta patologica, e ormai strutturale, con la quale il sistema mediatico strilla a getto continuo le sue sentenze. Di certo, se il linguaggio clericale è troppo gesuitico, quello dei media lo è troppo poco.