la Repubblica, 27 agosto 2017
2050: ecco l’Italia a emissioni zero. Tutta l’energia da sole, vento, acqua
ROMA Un’Italia a emissioni zero, perché alimentata soltanto da sole, vento e fiumi. È un traguardo realizzabile, secondo uno studio delle università di Stanford e della California a Berkeley pubblicato su Joule. Analizzando i consumi d’energia di 139 nazioni (responsabili del 99% delle emissioni di gas serra) i ricercatori hanno disegnato altrettanti scenari nazionali per un futuro più verde. «Il piano azzera l’emissione di gas serra – spiega Mark Jacobson, docente di ingegneria ambientale a Stanford – e consentirebbe di contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi, l’obiettivo più ambizioso degli accordi climatici di Parigi». Metterlo in pratica permettebbe poi di evitare ogni anno da 4 a 7 milioni di morti per malattie legate all’inquinamento dell’aria. Malattie che, dettaglia lo studio, in costi sanitari equivalgono al 3% del Pil mondiale.
«Ci sono Paesi dove il piano è facilmente applicabile, come l’-I-slanda: poca popolazione, grandi risorse eoliche e geotermiche. Ma anche l’Italia parte bene: avete abbondanza di luce solare, buone risorse idriche, eoliche e geotermiche. Stimiamo che avreste bisogno di dedicare l’1,2% della superficie nazionale agli impianti eolici e solari necessari per il piano, e vi servirà il 4% di territorio per distanziare le turbine eoliche, ma comunque quel territorio potrà continuare a essere impiegato come oggi per colture o allevamento. E poi per le pale eoliche potreste usare il mare» spiega Jacobson.
Il primo passo sarebbe quello di convertire tutto il settore del trasporto ai veicoli elettrici che sono più efficienti: un motore elettrico trasforma in movimento circa l’80% dell’energia consumata, un motore a benzina si ferma intorno al 20%. E, aggiunge l’ingegnere californiano: «A motori a celle di combustibile alimentati a idrogeno. Purché sia idrogeno prodotto usando fonti rinnovabili e non fossili, ovviamente». Invece oggi circa il 95% dell’idrogeno mondiale è prodotto da fonti fossili.
Tra i pochi Paesi che credono nell’idrogeno verde, l’Italia è all’avanguardia, grazie al centro H2 Alto Adige, realizzato dall’Istituto per le innovazioni tecnologiche di Bolzano, uno dei maggiori centri mondiali di produzione e stoccaggio di idrogeno ottenuto solo tramite elettrolisi dell’acqua: oggi rifornisce autobus pubblici e domani servirà i distributori a idrogeno immaginati sul “corridoio verde autostradale da Modena a Monaco di Baviera.
Non è tutto. «Per rispettare la nostra road map, dovreste elettrificare il più possibile,» spiega Jacobson. Magari usando pompe di calore elettriche ed energia solare per riscaldare e raffreddare gli edifici». Il bello è che la ricetta di Stanford non ci chiede di mortificare il nostro stile di vita. Perché, realizzandola, calerebbe la produzione energetica, è vero, ma diminuirà anche quella la domanda: «Stimiamo che il progetto possa ridurre fino al 44% il vostro fabbisogno energetico, perché l’elettricità è più efficiente della combustione, e poi perché non dovremmo più estrarre, trasportare e raffinare i combustibili fossili. Avremo un’energia più distribuita, perché il solare e l’eolico si prestano a piccole centrali diffuse». Ed è già disponibile il 97% delle tecnologie necessarie. Tutto bene, dunque. «La vera sfida- conclude l’esperto – non è la tecnologia. Ma è l’opinione pubblica».