la Repubblica, 27 agosto 2017
Assunti con 2.600 euro di sconto, i dubbi di Europa e industriali
ROMA Il governo punta in alto, nella prossima legge di Bilancio. A comprimere cioè, in modo permanente, il costo del lavoro. Per tutti. Partendo dai giovani. Ma le prime simulazioni, che Palazzo Chigi ha cominciato a visionare, spiegano perché alle imprese l’idea di un bonus dimezzato rispetto a quello pieno del 2015 – e di fatto identico alla sua versione soft messa in campo dal governo Renzi nel 2016 non piaccia affatto. Perché il risparmio per l’azienda, coperto dallo Stato, sarebbe di poco superiore al 7,5%. Ovvero 2.600 euro l’anno, per un lavoratore con busta paga nella media. Anziché 7.200 euro, il 21% in meno, garantito dallo sconto ormai diventato quasi mitico del 2015.
La proposta del governo è ormai quasi definita. Dimezzamento dei contributi pensionistici alle imprese che assumono a tempo indeterminato under 29 (ma la soglia d’età è ancora ballerina), per tre anni, con un tetto a 3.250 euro. E poi, dal quarto anno in poi, quando i contributi tornano a salire, una limatura strutturale di 3 punti. Uno sconto permanente – Bruxelles permettendo, se non eccepisce l’aiuto di Stato – che punta a trasformare i giovani di oggi nei primi lavoratori italiani di domani a costare un po’ di meno. Il bonus assunzioni versione 2018 sarà poi blindato da una clausola anti-licenziamento, lo assicurava qualche giorno fa il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Così che non sia possibile fare i furbi e licenziare un dipendente per assumere un giovane incentivato e poi magari licenziarlo a stretto giro. Ma basterà un vincolo – pre e post di sei mesi? Si vedrà.
Il punto però è un altro. L’apprendistato – come mostrano le simulazioni della Uil, Politiche Economiche e Territoriali – continuerà ad essere sempre più conveniente del contratto stabile, se la decontribuzione sarà al 50%. Ecco perché Confindustria, con il suo presidente Vincenzo Boccia, chiede il 100% e uno sforzo triennale da 10 miliardi (nel 2015 fu di 12 miliardi). In cambio, le imprese si impegnano ad assumere 900 mila giovani, contro i 300 mila preventivati da Palazzo Chigi che però punta a spendere la metà, circa 5 miliardi nei tre anni. Di fatto – calcola sempre la Uil – la misura ideata dai tecnici del governo Gentiloni dovrebbe costare poco meno di 600 milioni il primo anno (583 milioni). Per poi salire a circa 2 miliardi all’anno nei successivi. Mentre i 3 punti di contributi tagliati dal quarto anno in poi farebbero salire il conto a 4 miliardi annui, a regime. E cioè dal 2021 in poi.
Ma questo exploit di assunzioni è verosimile? Molto ottimista, quantomeno. Lo rivelano i dati Inps sui contratti chiusi nel 2015 (anno di sconti pieni al 100%) e nel 2016 (anno di sconti dimezzati al 50%) per gli under 29 la fascia d’età che il governo vuole aiutare ora, in linea con quanto concesso già dall’Europa con Garanzia Giovani. Ebbene nel 2015 i nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato che hanno usufruito dello sgravio sono stati quasi 300 mila per i giovani con meno di 29 anni. Il 27% appena di tutti i contratti chiusi grazie al bonus. Detto in altri termini, il 70% dei contratti “leggeri” è andato ad over 30: in particolare 264 mila ad over 40, 185 mila addirittura ad over 50. Nel 2016 le cose sono andate ancora peggio. Perché lo sconto, come detto, si è dimezzato (da 8.060 euro a 3.250 euro). E perché forse le imprese avevano già fatto il pieno l’anno prima. E dunque i contratti con la decontribuzione per gli under 29 sono scesi a 129 mila, meno della metà del 2015. Ma soprattutto questa fascia d’età, che ora si vuole aiutare con una misura dal peso analogo, ne ha “presi” solo il 31%. Meno di un terzo. Il resto ai giovani-adulti. E agli adulti.
Perché dunque dovrebbe funzionare ora? L’ottimismo di governo e Confindustria si lega a una scommessa sulla ripresa solida del Paese, nonostante le avvisaglie del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che parla invece di crescita «non strutturale». Ma anche forse all’intuizione che uno sconto questa volta tutto mirato sui giovani e non per tutti, come sta capitando all’altro in vigore quest’anno per il Sud, possa andare meglio.