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 2017  agosto 26 Sabato calendario

Dentro il palazzo di via Curtatone diventato un «hub» di immigrati

Roma «Si stanno organizzando con le bombole»: la frase, intercettata in un’indagine esterna sull’immigrazione clandestina, viene trasmessa mercoledì alla Questura di Roma. È a questo punto che si decide di arrivare con gli idranti al blitz del giorno successivo nei giardini di piazza Indipendenza. «Eravamo sicuri che avremmo trovato materiale incendiario», confermano dagli uffici di via di San Vitale.
Il palazzo in via Curtatone, occupato dal 2013, era nell’elenco degli sgomberi urgenti stilato dall’ex commissario Francesco Paolo Tronca. Ed era tenuto sotto stretta osservazione dalle forze dell’ordine: quattro i sopralluoghi effettuati durante il Giubileo della Misericordia per censire gli abitanti e prevenire il rischio di infiltrazioni terroristiche. Dai controlli è emersa la presenza di 200-250 stanziali, la maggior parte dei quali proveniente dal Corno d’Africa, con una popolazione fluttuante fino a un massimo di mille persone. «Abbiamo trovato cittadini eritrei arrivati da Belgio, Norvegia, Danimarca: un viavai continuo», rivelano dalla Questura. Flussi difficili da monitorare, con la conseguenza di non poter essere informati su identità, motivo del viaggio ed eventuali legami. Sui sette piani del palazzo gli inquilini erano così distribuiti: nell’androne il servizio di portierato con funzione di filtro all’ingresso; al primo piano e in parte del secondo un centinaio di rifugiati in condizioni di fragilità (donne, bambini, anziani, malati); ai livelli superiori stanze affittate per brevi periodi, alcune dotate di tutti i comfort (televisore al plasma, frigorifero, microonde, condizionatori); nel seminterrato il servizio mensa per gli ospiti. Un’organizzazione che negli anni ha visto l’edificio in stile razionalista diventare un hub degli immigrati.
Sul gruppo di gestione la Procura di Roma ha aperto un fascicolo: i magistrati dovranno accertare se fosse una sorta di bed & breakfast abusivo o parte di una rete coinvolta nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tra i fermati un anno e mezzo fa con questa ipotesi di reato c’erano anche alcuni eritrei residenti in via Curtatone accusati di associazione a delinquere. Stessa nazionalità, e stesso domicilio, del 34enne arrestato nel luglio 2016 per l’agguato all’ambasciatore eritreo a Roma, Menghistu Pietros Fessahzion, fuori da un ristorante. Nella lettera inviata alla Farnesina dal funzionario diplomatico, che adombra il sospetto di una fronda antigovernativa, si denunciano «complicità, incoraggiamenti e incitamenti alla violenza da parte di un gruppo di “rifugiati” sedicenti “oppositori” che alloggiano in un palazzo occupato di piazza Indipendenza».
Tra i fattori di rischio rilevati nell’immobile di 32 mila metri quadrati ci sono anche le bombole del gas utilizzate per cucinare. I vigili del fuoco, in uno degli ultimi sopralluoghi, ne hanno contate 57. Da qui, l’allerta inviata a tutti gli organi competenti: «Nel fabbricato non sono garantite le condizioni minime di sicurezza». L’epilogo dell’occupazione, le scene di guerriglia urbana e gli scontri con la polizia, evidenziano infine un altro aspetto: «L’infiltrazione dei movimenti per la casa – spiegano dalla Questura – che suggeriscono ai migranti le strategie di resistenza e li convincono a rifiutare soluzioni alternative».