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 2017  agosto 27 Domenica calendario

Barbie sono (stata) io

Era lei la bambina che mostrava Barbie al mondo da riviste e televisioni: puoi vestirla come vuoi, da lavoro, da tennis, e da gran sera perché Barbie è invitata a tutte le feste! E di giorno? In piscina! Lei, la bambina scelta fra migliaia, solo lei: Giovanna Goglino che, sotto gli occhi della mamma, è stata la testimonial ufficiale di Barbie nel mondo, tra gli anni Novanta e i Duemila, ma anche la baby modella più richiesta dell’epoca. Bionda, occhi azzurri, bellissima. «La gente la fermava per strada», ricorda oggi la mamma. Incontriamo separatamente Giovanna, vent’anni, e la mamma Cristina Cattoni dopo aver letto Bellissime (Fandango) di Flavia Piccinni.
La prima volta che si è vista in tv?
GIOVANNA GOGLINO – Ero in piscina col telefono di Barbie, la pubblicità del telefono.
Reazioni?
GIOVANNA GOGLINO – Non mi sembravo io. Mi vergognavo. Ogni volta che trasmettevano quello spot correvo in un’altra stanza. Poi mi sono abituata.
CRISTINA CATTONI – Io ho pianto. Anche quando la guardavo sfilare sotto la luce dei riflettori mi scendevano le lacrime senza che me ne accorgessi.
Sfilava?
GIOVANNA GOGLINO – Soprattutto a Pitti Bimbo.
CRISTINA CATTONI – Era bellissima, sempre protagonista, piccolina, con un portamento regale, e una falcata.
In che modo si diventa la baby modella più richiesta d’Italia?
GIOVANNA GOGLINO – Durante Pitti Bimbo ho fatto anche dieci sfilate in tre giorni. Pitti è l’ambiente più competitivo, c’è una grande selezione. Devi essere brava, in taglia, e aver già lavorato.
CRISTINA CATTONI – Era famosissima. Molte mamme la fermavano per chiedere se fosse davvero Giovanna, e io rispondevo: «È lei».
Cosa provava in mezzo agli altri bambini?
GIOVANNA GOGLINO – Li guardavo, mi sembravano tutti bellissimi.
CRISTINA CATTONI – Giovanna aveva qualcosa in più degli altri, e infatti la volevano tutti.
Un ricordo legato alle sfilate?
GIOVANNA GOGLINO – Per il marchio Miss Grant. C’era un battello di polistirolo a grandezza naturale; mentre gli altri bambini rimanevano sopra, io e mia sorella dovevamo scendere. Si scivolava, e il ponte traballava, era facile cadere anche reggendosi alla corda. Allora ci siamo prese per mano, ci aggrappavamo l’una all’altra strette strette.
Più facile in due?
GIOVANNA GOGLINO – Non avevamo paura.
Anche sua sorella lavorava nella moda bambini?
GIOVANNA GOGLINO – Le mie due sorelle più piccole.
CRISTINA CATTONI – Ho cinque figli, non tutti sono entrati nel mondo della moda. Emanuela, la più grande, si è laureata, è fidanzata con un calciatore e l’anno prossimo si sposa. Lei ha fatto solo Miss Italia, si è classificata in Piemonte, ma poi ha abbandonato. Alessandro, il figlio maschio, non è interessato per niente alla moda. A darmi soddisfazioni sono state le figlie del secondo matrimonio: Giovanna, Francesca e Valentina.
Perché spingeva le sue figlie a sfilare?
CRISTINA CATTONI – Mai spinto nessuno, semplicemente non volevo essere responsabile dei loro rimpianti. I miei genitori mi hanno impedito di realizzare i miei sogni, amavo la pittura e la danza. Ero stata scelta da un famoso coreografo, ma mio padre non mi ha mandata.
I valori che ha cercato d’insegnare ai suoi figli?
CRISTINA CATTONI – Soprattutto alle femmine, se uno vuole realizzare qualcosa non deve pensare al fidanzato o al ragazzo, perché le cose nella vita cambiano, guardi me: due matrimoni, il primo annullato dalla Sacra Rota.
Quindi?
CRISTINA CATTONI – L’indipendenza economica. Le mie figlie adesso, per non gravare su di noi, vanno in Versilia a lavorare come ragazze immagine.
Al tempo quanto guadagnavano?
CRISTINA CATTONI – Giovanna aveva cachet diversi dalle sorelle e dagli altri bambini.
Perché è stata scelta proprio Giovanna come testimonial di Barbie?
GIOVANNA GOGLINO – Forse perché le somigliavo un po’.
CRISTINA CATTONI – Barbie era lei.
Anche ora?
GIOVANNA GOGLINO – Non più di tanto.
Si è mai guardata allo specchio vicino a una Barbie per controllare le somiglianze?
GIOVANNA GOGLINO – Vedevo le cose in comune: i capelli, gli occhi.
Come è stata scelta?
CRISTINA CATTONI – I dirigenti della Mattel l’hanno vista sfilare a Pitti Bimbo, e sono impazziti. Pensi che Giovanna è stata la testimonial mondiale di Barbie. Ha girato uno spot a Lugano che è andato in tutti i Paesi del mondo. Era la protagonista assoluta, sullo sfondo comparivano altre bambine, ma solo sullo sfondo.
Erano competitive le altre bambine?
GIOVANNA GOGLINO – Non ricordo, mi pare di no.
CRISTINA CATTONI – Molto, ma ancora di più le mamme. Una mise in giro la voce che io facevo fare a Giovanna le punture per gonfiare le labbra, e che per non farle sentire male l’anestetizzavo, anestesia totale, si rende conto? Secondo lei anestetizzavo una bambina di sei anni?
Calunnia?
CRISTINA CATTONI – Giovanna è nata così, la sua bocca è naturale.
La Mattel vi regalava molte Barbie?
GIOVANNA GOGLINO – Nessuna. Dopo il servizio o la sfilata ci toglievano tutto: materiale, vestiti. In genere mi lasciavano i cartelloni vetrina e i cataloghi.
Li ha ancora?
GIOVANNA GOGLINO – In salotto teniamo il cartellone vetrina di me vestita con abiti Barbie, pantaloncini fucsia, borsetta, bandana. Avevo otto anni.
CRISTINA CATTONI – Era testimonial di molti marchi contemporaneamente, cosa in genere impossibile, ma i marchi se ne fregavano, l’importante era avere Giovanna.
Come si sentiva fuori dal set?
GIOVANNA GOGLINO – Sul set ti viziano, sono tutti concentrati su di te, capelli, trucco.
Pettinature particolari?
GIOVANNA GOGLINO – Per una sfilata mi cotonarono i capelli. Il giorno dopo partivo per la montagna, e non mi entrava il casco per sciare. Ci sono voluti tre shampoo per mandare via la piega.
CRISTINA CATTONI – Era la sfilata di Pinco Pallino, ancora me lo ricordo, e io mi vedo uscire Giovanna con questa testa enorme, i capelli crespi. Ho detto subito: qui va tosata. Ma dovevamo partire per la montagna, il giorno dopo Giovanna aveva una gara. E sì, non le entrava il casco.
Poi cos’è successo?
CRISTINA CATTONI – Giovanna ha gareggiato col casco sollevato, è arrivata seconda, arrivava sempre prima o seconda, poi siamo corse a lavarci i capelli. Mi ci sono voluti due giorni e due tubetti di balsamo.
Le sue prime scarpe col tacco?
GIOVANNA GOGLINO – Non ricordo.
CRISTINA CATTONI – Questa è una delle bugie legate al mondo della moda per bambini. Nelle sfilate le bambine non indossano tacchi, i bambini devono rimanere bambini, niente tacchi, e niente abbigliamento osè. Mi invitarono anche a Tatami, un programma televisivo, per parlare del mondo della moda per bambini. Ero lì con Veronica Pivetti e Tata Lucia che mi veniva contro, voleva massacrarmi. Io però mi sono difesa, in tanti si sono complimentati dopo la trasmissione, anche dirigenti Rai. Purtroppo ci sono molti pregiudizi intorno alla moda per bambini, l’idea che i bambini vengano sfruttati, che saltino la scuola, non è vero niente.
A scuola come reagivano al lavoro di Giovanna?
GIOVANNA GOGLINO – All’inizio mamma e papà avevano parlato con le maestre, ma alcune la prendevano male per via delle assenze. Col tempo dicevamo: visita medica. Per evitare il giudizio.
CRISTINA CATTONI – Benissimo! Le maestre volevano sempre vedere i cataloghi, alla fine ho fatto delle fotocopie per tutte, così potevano tenerli.
I compagni di classe invece?
CRISTINA CATTONI – L’ammiravano.
GIOVANNA GOGLINO – Io non dicevo niente, ma succedeva che loro mi vedessero in televisione o sul giornale. L’incubo è arrivato con la pubblicità delle caramelle Dufour. Per anni, anche dopo che lo spot non passava più in televisione, mi urlavano: «Delfino curioso!».
E lei?
GIOVANNA GOGLINO – In realtà io non ho mai detto «Delfino curioso!», quello era lo spot precedente col ragazzo che andava a trovare il delfino e gli dava le caramelle. Era lui che diceva «Ah, delfino curioso». Nel mio spot io non parlavo, andavo dal delfino che mi dava un bacio, fine. Poi però era troppo lunga da spiegare alla gente, e allora ogni volta che mi urlavano «Ah, delfino curioso», non dicevo niente, e continuavo dritta.
Ricordi di quel set?
GIOVANNA GOGLINO – La Dufour mi aveva promesso uno scatolone di caramelle. Le ho aspettate per tanto tempo.
E?
GIOVANNA GOGLINO – Le sto ancora aspettando.
Poi un giorno finisce tutto.
CRISTINA CATTONI – Io ho preparato le mie figlie a questo momento.
Le è dispiaciuto?
CRISTINA CATTONI – Guardi, quando hanno smesso di lavorare loro, soprattutto Giovanna, io mi sono regalata un servizio fotografico. Avevo cinquant’anni. A cinquantadue ho vinto Miss Over, il concorso over più importante a livello internazionale, sono stata felice: a cinquantadue anni e cinque figli ho battuto donne di trentanove.
E poi?
CRISTINA CATTONI – Altri servizi, qualche cortometraggio, teatro, e un film: Sole a catinelle di Checco Zalone. Sono stata scelta tra quattromila persone, mi ha scelta Zalone in persona.
Che ruolo aveva?
CRISTINA CATTONI – Era una scena muta, del resto gli unici che parlano nel film sono i protagonisti, ma io risultavo quella più in evidenza tra le comparse.
Torniamo a Giovanna, l’ultima sfilata?
GIOVANNA GOGLINO – Con Miss Grant, la proprietaria mi disse: «Se fosse per me, tu sfileresti per sempre». Ma non si poteva, il limite massimo nella moda bambino è 130 centimetri. Lei mi chiamò che io avevo già sforato, ero la più grande, mi fecero vestiti con cuciture speciali apposta per me.
CRISTINA CATTONI – Io e mio marito l’abbiamo sempre messa sul piano del gioco, mai su quello della diva. Non bisogna caricare troppo i bambini, perché poi quando arriva l’età in cui non possono più lavorare, può essere pericoloso.
Che età precisamente?
CRISTINA CATTONI – Quando non sono né carne né pesce, il momento in cui non sei più una bambina ma neanche una ragazza.
Sensazioni all’ultima sfilata?
GIOVANNA GOGLINO – Sapevo che era l’ultima di quel mondo, il mondo dei bambini, ma sapevo che sarei tornata nella moda degli adulti. Insomma, non era una fine netta.
Quando è entrata nella moda adulti?
GIOVANNA GOGLINO – Mai. Per sfilare serve un minimo di 175 centimetri.
Lei quant’è?
GIOVANNA GOGLINO – 167.
Quando ha capito che non sarebbe più cresciuta?
GIOVANNA GOGLINO – Ci ho sperato fino all’anno scorso, mi misuravo.
CRISTINA CATTONI – Per me meglio così, mai volute figlie cavallone.
Da bambina l’incubo di superare i 130 centimetri, da adulta la speranza dei 175, oggi si è liberata dei numeri?
GIOVANNA GOGLINO – Ormai sono così, non cresco più. Studio recitazione, mi piace il cinema.
Ha recitato in qualche film?
GIOVANNA GOGLINO – Ancora no.
Rimpiange mai la bambina Barbie?
GIOVANNA GOGLINO – Riguardo i cataloghi. Sono i miei ricordi d’infanzia, in quelle foto sono davvero io.
CRISTINA CATTONI – Se mi chiedessero a quale momento della vita vorrei tornare, non direi alla mia infanzia, direi a quella di Giovanna. Vorrei tornare ai suoi cinque anni, quando lei ha iniziato a sfilare. Sono stati anni meravigliosi.