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 2017  agosto 28 Lunedì calendario

Addio a Svampa, cantore di Milano

Se ne va un altro grande della cultura e dello spettacolo milanese. Dopo Gaber, Jannacci e Fo è scomparso a Varese Nanni Svampa. Aveva 79 anni. Cantautore e ricercatore, Svampa aveva portato alla ribalta nazionale il dialetto milanese sia nelle sue traduzioni dei brani di Brassens, sia nel cabaret che aveva messo in scena negli anni Sessanta con il gruppo I Gufi, fondato nel 1964 e composto da lui, Gianni Magni, Lino Patruno, Roberto Brivio.
I Gufi incrociavano tradizione e satira politica. Basti pensare alla riscrittura di Pellegrin che vai a Roma diventata Socialista che va a Roma che scherzava sullo spregiudicato decisionismo craxiano.
Iniziava i concerti dicendo: «Sono il chitarrista più incapace di tutta la Val Padana. E pertanto mi faccio accompagnare». Svampa era un personaggio colto e nello stesso tempo solare, di rara simpatia, cantore di una Milano autoironica. La sua era una vena creativa a cavallo fra folk e cabaret.
È difficile trovare qualcosa di più raffinato e inebriante di Svampa che affronta Brassens in milanese/italiano. E non ci riferiamo alle canzoni più note come L’ombellico o quelle già scoperte da De André come Il gorilla, ma a composizioni meno famose come Il mascalzone pentito di cui lui aveva scelto la versione di Fausto Amodei. Il suo spirito si ritrova anche nell’album Donne, Gorilla, Fantasmi e Lillà.
Nato a Milano, Porta Venezia, nel 1938, viveva da tempo a Porto Valtravaglia. «Il lago Maggiore è una fucina di comici, vedasi Dario Fo o Francesco Salvi mentre dal lago di Como – diceva scherzando Svampa —, arriva solo Memo Remigi che non ha mai fatto ridere nessuno». Il suo spirito, a volte molto spinto, ai confini della trivialità goliardica, venne raccontato nel libro Bisogna saperle raccontare e nel doppio cd Una serata con Nanni Svampa in cui viene raggiunto il difficile obiettivo di inscatolare canzoni in vernacolo milanese, poesie, ma soprattutto esilaranti chiacchiere da osteria.
«Addio a Nanni Svampa, cantore pieno di ironia di una Milano dal volto umano», ha commentato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Per il sindaco di Milano Giuseppe Sala, Svampa «è stato una delle voci più autentiche della canzone lombarda».
«Era un caro amico» ha detto Roberto Brivio, che con lui suonò nei Gufi. «Scrivevamo canzoni diverse, lui più impegnate, io più popolari. Anche se dagli anni 80 non abbiamo fatto più concerti, siamo rimasti amici e avevo per lui grande e profonda stima». Svampa è stato non solo mitico rappresentante del cabaret musicale milanese e della canzone d’autore ma anche attore teatrale e cinematografico, in film di registi come Elio Petri e Gabriele Salvatores, autore di testi teatrali, televisivi e radiofonici, regista di spettacoli musicali e di cabaret.
Di sé ebbe a dire: «Ho quarant’anni, sono ateo da 25, non digerisco i digestivi, mi piace la testina di vitello e il barbera di 16 gradi, sono anticlericale viscerale, non riesco a smettere di fumare».