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 2017  agosto 28 Lunedì calendario

Hooper, da «Non aprite quella porta» a «Poltergeist»

Morto ieri a Los Angeles a 74 anni per cause imprecisate, come riferisce Variety, il texano Tobe Hooper, classe ’43, autore cult del grande successo horror Non aprite quella porta, girato coi suoi studenti, costato nel ’74 300 mila dollari di fronte a un incasso di 30 milioni.
Sceneggiatore, professore, produttore, Hooper è rimasto legato a quel titolo (da cui 9 episodi: sequel, remake, prequel) che aprì un nuovo capitolo sull’orrore della porta accanto, mostrando un lato politico figlio della sindrome del Vietnam, che «giustificava» atroci follie. Non erano più i mostri di una volta. In questo caso il gigantesco, maniaco, folle Leatherface (Gunnar Hansen), quasi peggio di Freddy Krueger, col volto fasciato di pelle (come nel Silenzio degli innocenti ) che accoglieva con una sega elettrica accesa sperduti viandanti casual, come accade nei film di paura.
Tempi duri per i vampiri: dopo Wes Craven, ideatore di serie come Scream e Nightmare, e la scomparsa recente di Romero, padre di tutti gli zombi vicini e lontani, l’improvviso the end di Hooper, ancora giovane, lascia orfani una fetta di pubblico e fa piangere il box office che ancora campa su quei titoli (prossima uscita di un altro Leatherface).
Hooper era capace di dosare scene truci con un’altra angoscia più indefinita, sita comunque nel mondo delle nevrosi di oggi. Tutto chiaro in Poltergeist (1982), in cui una famigliola che vive su una casa edificata sul cimitero, viene sequestrata da spiritelli malvagi che escono dallo schermo tv, anche per vendetta mediatica. Si diceva, e si dice sempre più, che il film in realtà fosse diretto da Spielberg che però non poteva mettere la firma perché impegnato con E.T. e per un problema sindacale.
Ci sono buone ragioni per credere che sia così, Hooper un prestanome di lusso. Il resto della sua carriera, con due mogli, due figli e due libri a carico, vive di rendita, nonostante molte incursioni nei tunnel del terrore, sui successi horror anche in tv dove realizza la serie da Salem’s lot di Stephen King oltre a qualche amazing, cioè strana, story, con una predilezione per gli orrori nascosti nel profondo Sud che conosceva in prima persona.