Millennium, 1 agosto 2017
Figli dei fiori nella Summer of Love. Pace, fumo sesso e altre utopie
«DOBBIAMO ANDARE e non fermarci finché non siamo arrivati». «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo andare». Nel 1957 esce Sulla strada di Jack Kerouac, il romanzo che ha fatto vendere più jeans e scappare più ragazzi da casa in tutta la storia della letteratura. Si parte, si va. Lontano dalla famiglia, dalla cuccia comoda, dal sogno americano che si sfalda. Si fa una puntata a San Francisco, perché no? Ci hanno già trovato rifugio cercatori d’oro ed emigrati, scrittori e detective. Negli anni ‘50 anche la beat generation: Alien Ginsberg, che qui debutta nel 1955 con Urlo e Lawrence Ferlinghetti, che nel 1953 ha fondato la City Lights Books.
Nel maggio 1967 ne rinverdisce la fama San Francisco, una canzone scritta da John Phillips, leader dei Mamas and Papas, per l’amico Scott McKenzie che la porta ai primi posti delle classifiche: «Se stai andando a San Francisco/fa ’ in modo di avere dei fiori nei capelli/ Se stai andando a San Francisco/ incontrerai persone gentili».
Accorrono al richiamo centomila ragazzi. Le strade e i parchi sono affollati, il quartiere di Haight-Ashbury, case vittoriane pittoresche e un po’ fatiscenti, affitti a buon mercato, scoppia sotto la pressione. Oggetto di attrazione e di ripulsa, Haight-Ashbury al centro del contagio non ha più tram che la attraversino: una petizione ha chiesto che i mezzi di trasporto evitassero «quella Sodoma», gli onesti cittadini scrivono proprio così. Al tempo stesso, fiutando l’affare, la Gray Line lancia lo Hippie Hop, il giro turistico per vedere i figli dei fiori, «l’unico viaggio esotico che potete fare negli Stati Uniti».
Che cosa ci vengono a fare, a San Francisco, tutti questi scappati di casa? Vengono a sentirsi liberi da una società degli adulti che non approvano. Contestano il “Sistema” e l’intervento americano in Vietnam. Mettono in discussione lo stile di vita dei padri: n culto dei successo e l’individualismo (loro sono per un ideale di vita comunitario e vorrebbero fare a meno del denaro), il puritanesimo (cercano di praticare nei Love-in una sessualità liberata), la religione intruppata (i culti orientali, dallo zen giapponese agli Hare Krishna), la moda imposta (è un’esplosione di stili e di trovarobato dove il sari si apparenta alla tunica, l’uniforme rivisitata alle frange indiane, il paisley all’optical), l’oppressione delle minoranze (neri e bianchi si mescolano, i nativi americani diventano i loro spiriti guida, i gay non si nascondono) e la catena dei divieti e delle censure.
I Diggers che prendono il nome da una setta pauperistica inglese del 1600, sono l’ala politicizzata della Summer of love. Anarchici comunitari, sono insieme l’ufficio stampa e il ministero del welfare deH’esperimento. Gestiscono due Jree shop (uno si chiama The Trip Without a Ticket, il viaggio senza biglietto) in cui cedono gratuitamente le merci che vi affluiscono. Procurano materassi e alloggi a chi dorme nelle panchine, creano una Free Clinic, ogni giorno assicurano seicento pasti caldi: pane integrale cotto nelle latte del caffè e una zuppa fatta con tutte le verdure e le carni che riescono a procurarsi. Tra i loro capi c’è l’attore Peter Coyote che in seguito reciterà per Spielberg e Polanski, fanno “teatro di guerriglia“nelle strade della città. Il 17 dicembre 1966 inscenano la Death of Money Parade nei pressi del Financial District, con una bara piena di dollari falsi. Un’altra volta passano sotto gli uffici dei broker con un camion carico di danzatrici del ventre seminude, invitando i professionisti a liberarsi di giacca, cravatta e transazioni per venire con loro. Intralciano anche il traffico, i Diggers, con un Intersection Game che esalta il potere dei pedoni contro l’imperialismo degli automobilisti.
La Summer of love comincia ufficialil 21 giugno 1967 con il solstizio tutti insieme sulle colline di Twin Peaks ad aspettare che sorga il sole. In realtà è già iniziata il 14 gennaio, con 30 mila che accorrono al raduno delle nuove tribù d’America. Li accolgono, sul palco, i poeti Alien Ginsberg e Todd Snyder che recitano mantra e alla fine invitano a ripulire il Golden Gate Park dai rifiuti. Li accoglie Timothy Leary, cacciato da Harvard per le sue spericon l’Lsd. Predica una nuova mistica che ha come parole d’ordine «accendersi, sintonizzarsi, uscire fuori».
Allo Human Be-ln suonano le band che forniranno la colonna sonora alla stagione: i Quicksilver Messenger Service, Big Brother & The Holding Company (con loro c’è una ragazza texana, Janis Joplin, assetata d’amore c Southern Comfort, che canta il “blues cosmico” come poche altre bianche prima e dopo di lei), i Grateful Dead capitanati da Jerry Garcia con le loro improvvisazioni che dilatano le canzoni trasformandole in viaggi di ore, i Jefferson Airplane che con Whìte rabbit rileggono Alicecomeun viaggio a base di acidi e funghi magici. Il ritornello dice: «.Feed your head», nutri la tua testa. Così nutriti, è inevitabile aggirarsi in una nebbia purpurea (Purple lune) come Jimi Hendrix che nella vicina Montcrcy, al primo festival rock di sempre, il 18 giugno davanti a 60 mila spettatori incendia la sua chitarra.
Tra i diffusori dell’Lsd c’è Kcn Kesey. Romanziere di successo (suo Qualcuno volò sul nido del cuculo) e cavia volontaria degli esperimenti con le sostanze psicoattive condotti dall’università di Stanford per conto della Cia. Kesey con i suoi Merry Pranksters e con un Magic Bus psichedelico organizza gli Acid Test al Rinfresko Elettriko: arrivano anche in duemila per ascoltare musica e sballare una gustosa aranciata all’acido lisergico.
Ogni tanto, da Los Angeles e da Berkeley, arrivano altri gruppi censuratissimi: i Doors di Jim Morrison che esortano ad abbattere le barriere della percezione entrando in un’altra dimensione, Country Joe & The Fish con le esibizioni più politicizzate di quegli anni: «E un due tre, per cosa combattiamo? /Non chiederlo a me, non me ne frega un cazzo/ Prossima fermata: Vietnam/ E cinque sei sette/ Spalancate le porte del cielo/ Non c ’è neanche il tempo di chiedersi perché/ Evviva, si muore». Censurata e condannata da un tribunale ma assolta in appello anche, la poetessa Lenore Kandel, per una poesia che si intitola To fuck with love. In sua difesa si schierano poeti e docenti. Léonard Wolf padre di Naomi, che insegna inglese all’università, in un intervento pubblico sbotta: «Io credo nell’oscenità, perché esiste. Io credo nella pornografia, perché esiste. Io credo che uno scrittore debba poter essere osceno e pomografico. Io insegno Chaucer. Io preferisco che la fama letteraria degli scrittori della nostra epoca non sia affidata ai poliziotti».
E da noi? In Italia si censurava per molto meno e non occorreva neppure avere i capelli lunghi. Hanno il taglio corto e gli abiti giusti gli studenti del liceo Parini che curano il giornale d’istituto La zanzara. Nel 1966 vengono incriminati dalla Procura della Repubblica di Milano per stampa oscena offesa al sentimento morale degli adolescenti e degli alunni. La loro colpa? Avere pubblicato l’inchiesta “Che cosa pensano le ragazze d’oggi” in cui si leggeva, a proposito della contraccezione: «Pongo dei limiti solo perché non voglio correre il rischio di avere conseguenze, ma se potessi usare liberamente gli anticoncezionali non avrei problemi di limiti». Vengono assòlti, per fortuna, non prima di avere subito l’umiliazione di una visita medica “intima” nei locali della Questura. Non andrà altrettanto bene all’intellettuale (e omosessuale) emiliano Aldo Braibanti che Carmelo Bene, suo amico, definisce un genio. La pietra dello scandalo è l’amicizia con il 23cnne Giovanni Sanfratello, che ha seguito Braibanti a Roma per sfuggire alla famiglia bigotta e fascista. Nel 1964 il padre del ragazzo denuncia Braibanti per plagio (il reato, che esiste soltanto in Italia e verrà abolito nel 1981 dalla Corte Costituzionale) e fa rapire il figlio, che viene ricoverato contro la sua volontà, per quindici mesi, in una clinica privata di Modena e poi al manicomio di Verona, dove viene sottoposto a elettroschock e schock insulinici. Quando è dimesso, la magistratura (che nel 1968 condannerà Braibanti a nove anni di carcere, ridotti a sei in appello) impone al giovane Sanfratello il soggiorno obbligato nella casa dei genitori e gli vieta di leggere libri che abbiano meno di cent’anni.
In Italia la Summer oflove è lontana quanto la Luna, il consumo di droghe (leggere) modesto. Sì, ci sono stati gli urletti per i Beatles nel 1964, complessini beat modesti quanto eroici che provano a svecchiare una musica dominata dalle “ugole d’oro”. E sì, ci sono i ragazzi che cominciano, timidamente, a lasciarsi crescere i capelli di qualche centimetro, guardando di nascosto l’effetto che fa. Nel 1965, da noi, i “capelloni” sono soprattutto stranieri: giovani turisti americani, inglesi, olandesi, tedeschi, scandinavi. Alcuni di loro, nel novembre di quell’anno, sono seduti sulla scalinata di Piazza di Spagna a Roma. Un gruppo di militari in libera uscita ci attacca briga e la polizia li carica. Il giorno dopo il Corriere della Sera affida a Paolo Bugialli un editoriale che ancora oggi si legge con incredulità: «I capelloni, come li chiamano qui a Roma, sono quei tipi di apparente sesso maschile che portano i capelli lunghi come le donne’ secondo una moda mutuata dai Beatles che l’Inghilterra, anziché premiare come recentemente ha fatto, avrebbe dovuto, per rispetto alla propria reputazione, esiliare in Patagonia. Essi dicono di esprimere il tormento della generazione del la bomba, e bisognerebbe buttargliela... Come non si entra in India senza farsi l’iniezione contro il colera, cosi non si entra in Italia con i capelli lunghi: siamo in casa nostra, abbiamo il diritto di ricevere gli ospiti che desideriamo, e questi non li vogliamo». Nel 1967 la musica cambia: i complessini beat, che l’anno prima sono stati massacrati a Sanremo, stavolta al festival ottengono un terzo posto con i Giganti di «mettete dei fiori nei vostri cannoni». Pochi mesi prima i Giganti erano stati censurati dalla Rai per Io e il presidente: i versi “oltraggiosi” erano «in un paese libero, oggi io non sono nessuno, domani sono presidente della Repubblica». Censurati anche i Nomadi di Dio è morto, bigino beat firmato da Francesco Guccini che Radio Vaticana non ha ncssuna difficoltà a mandare in onda.
Intanto il beat è agli sgoccioli, si arrende al melodico-modemo oppure evolve verso il rock. E per i capelloni, che sono cresciuti di numero, c’è la stretta della polizia: una gragnuola di cariche, di fermi e di arresti, di fogli di via. A Milano, dove ha ballato una sola stagione nel 1967 la rivista Mondo Beat, e dove una tendopoli allestita in via Ripamonti per ospitare i giovani girovaghi dura lo spazio di un mese (installata a maggio, viene distrutta da polizia e vigili in giugno, il terreno derattizzato, gli occupanti arrestati, con il solito Corriere che plaude allo sgombero di “New Barbonia”), c’è come in tutta Italia aria di smobilitazione. Si smobilita anche a San Francisco, il 6 ottobre l’estate chiude i battenti con un altro funerale simbolico: Deuth of thè hippie – Birth of thè Free. L’utopia ha alzato le mani in segno di resa, il ‘68 è alle porte in California come altrove, la parola passa alla rivolta. Ma questa è un’altra storia.