Millennium, 1 agosto 2017
Strangers do it better
Impantanati tra un sistema scolastico in cui non sviluppano le minime competenze lavorative e uno Stato che li aiuta poco a compiere il corso universitari II ritratto degli studenti italiani tra i 17 e i 24 anni, impegnati in quel delicato passaggio che porta dai banchi delle superiori alle aule di una facoltà, ha questi lineamenti «I nostri ragazzi studiano, imparano a memoria, ma non fanno esperienza, non diventano capitale umano» spiega Francesco Pastore, docente di economia politica alla Seconda Università degli Studi di Napoli, «a differenza di quanto succede nel mondo anglosassone, dove l’istruzione è basata su un sistema duale di compenetrazione tra scuola e lavoro». Ma siamo anche «un Paese in cui il tasso di abbandono della scuola dell’obbligo al Sud raggiunge il 30% e con appena il 24% di laureati». Risultato che dipende anche dalle poche risorse che lo Stato investe nell’università: lo 0,9% del Pii, secondo l’Istat, penultimo fra i paesi dell’Ocse e contro una media Ve dell’1,5%. Conseguenze: se in Danimarca, Svezia, Finlandia e Regno Unito oltre i due terzi degli studenti hanno a disposizione una borsa di studio, la percentuale scende al 10% in Repubblica Ceca, Croazia, Cipro, Lituania, Romania, Turchia. E, appunto, in Italia.
Scozia
Si chiama Student Awards Agency fior Scotland ed è un ’agenzia governativa che garantisce un supporto agli studenti scozzesi o provenienti da uno dei 27 Paesi della Ue, cui paga l’intera retta universitaria senza chiedere nulla in cambio, a parte il superamento degli esami nei tempi previsti. Qualche esempio: per uno studente a tempo pieno che ambisce a un Higher National Certificate o a un Higher National Diploma, corsi progettati per l’avviamento al lavoro, il Saaspaga all ’università fino a 1.285 sterline (1.467 euro) l’anno. Per chi frequenta un corso di laurea il contributo sale a 1.820 (2.077 euro). Ma l’agenzia copre i costi anche per chi punta a un diploma o una laurea in infermeria e ostetricia e a un corso post-laurea di abilitazione all ’insegnamento. Il governo pensa anche agli studenti che hanno famiglia: «Se non vivi con i tuoi genitori» si legge nella Funding Guide 2017/2018, «hai 25 anni, sei sposato o convivi e hai un figlio, puoi beneficiare di una borsa di studio». Il reddito deve essere inferiore alle 19 mila sterline: chi risponde a questi requisiti può richiedere una borsa a fondo perduto di 875 o un prestito da 6.750 sterline.
Germania
Il Bundesausbildungsforderungsgesetz (abbreviato BAfoG), garantisce dal 1971 il diritto allo studio degli universitari under 30. Il sussidio individuale può raggiungere i 735 euro al mese per 12 mesi e consiste per il 50% in una borsa di studio e per I altra metà in un prestito garantito dallo Stato. L’entità della prima dipende da reddito, situazione familiare e abitativa ed eventuale disabilità. Nel 2015 il contributo medio per studente era stato di 5.376 euro annui (448 euro al mese), ma l’anno successivo il ministero dell ’Educazione e della Ricerca ha aumentato i fondi per il programma che ha così garantito un aumento del sussidio del 7%. 1 prestiti previsti dal Bildungskredit coprono, poi, i costi non colmati dal BAfoG: 300 euro mensili per un tetto massimo di 7.200 euro in due anni, che vanno restituiti in rate da 120 euro a partire dal quarto anno dopo la concessione. Il sistema prevede anche borse di studio erogate in base al merito, che vanno dai 300 ai 1.035 euro al mese. Nel 2016, poi, 25.528 universitari hanno usufruito del Deutschlandstipendium: 300 euro al mese (150 garantiti dal governo federale, 150 da sponsor privati) erogati in base al merito secondo criteri stabiliti dai singoli atenei.
Stati Uniti
«Gli Stati Uniti iperliberisti? Certo, ma con tanti vantaggi nella transizione scuola-lavoro e nel sistema universitario» spiega ancora Francesco Pastore. «L’accesso all’università è reso possibile anche dai finanziamenti delle banche, che saranno poi rimborsati dai lavoratori di domani». Un sistema che equivale al pagamento di un mutuo per la formazione ma «per chi non se lo può permettere c ’è un sistema molto articolato di borse di studio. In Italia una banca non finanzierebbe mai uno studente, perché sa quando inizia, ma non quando finisce. Ifuori corso nel nostro Paese sono troppi. Negli Usa, invece, la banca ha la certezza del termine degli studi». Fondamentale, poi, il ruolo di job placement degli atenei, ignorato in Italia. «Le aziende non sanno a chi rivolgersi per trovare le figure professionali giuste, mentre gli atenei americani sono i primi a pubblicare online le statistiche dei tempi di occupazione dei loro laureati, che diventano una vetrina per l’istituto, oltre a funzionare da ufficio di collocamento».»
Svezia
In Svezia il sistema prevede prima l’alternanza scuola-lavoro e poi – per i ragazzi tra i 16 e i 24 anni che non abbiano lavorato per tre degli ultimi quattro mesi la Garanzia Giovani, che attuiamo anche in Italia dal 2014 con la Buona Scuola. La differenza è che lì il Jobbgarantifór unga, funziona. Il programma, gestito dal Servizio Nazionale per l Impiego (Arbetsjormedlingen), si compone di duefasi: i primi tre mesi prevedono misure di sostegno e l’analisi delle attitudini e delle capacità dei giovani. Che vengono affiancati nella ricerca di lavoro per i successivi tre mesi. Se l impiego non arriva, il candidato può partecipare al programma nystartsjobb, che prevede per le aziende il rimborso totale dei contributi da versare ai neoassunti tra i 20 e 25 anni. «In questo sistema hanno un molo fondamentale i centri per l’impiego che sono a loro volta gestiti dai sindacati» spiega Pastore. Che fanno da tramite tra i ragazzi e le aziende, occupandosi di attività come la certificazione delle competenze: «Valutano ciò che sanno fare e lo comunicano alle imprese». La differenza con l’Italia: «A quelle latitudini sindacati e centri per l’impiego funzionano».
Finlandia
Ritenuta un paradiso per gli universitari, la Finlandia – si legge nel report National Student Fee and Support Systems in European Higher Education 2016/17 prevede, per i giovani occupati a tempo pieno nell ’attività accademica, l’esenzione dalle tasse, con un sistema di sussidi di tipo universale: 11.260 euro la somma massima a disposizione ogni anno tra prestito statale (3.600 euro) e borse di studio erogate per un totale di 64 mesi. Gli over IH che vivono da soli hanno 336 euro al mese; gli under 20 che invece stanno con i genitori ricevono un aiuto che varia tra i 62 e i 163 euro. Se ha un reddito inferiore agli 11.850 euro, lo studente può contare anche sull ’aiuto che lo Stato garantisce per la copertura di parte delle spese di affìtto: 201 euro al mese per 9 mesi. Poi ci sono i prestiti: 400 euro al mese garantiti dal governo, la cui restituzione, che anche in questo Paese è ovviamente obbligatoria, comincia generalmente entro due anni dalla laurea.
Danimarca
Il sistema danese assicura agli studenti a tempo pieno residenti nel Paese un aiuto economico a cadenza settimanale o mensile per l’intera carriera accademica. Lo State Education Grant and Loan Scheme è il principale sistema di borse di studio e prestiti. Nelle tabelle relative al 2017 si legge che per gli universitari che vivono a casa dei genitori le borse partono da 934 corone (124 euro) se la famiglia ha un reddito superiore ai 76.900 euro, fino a 346 euro se il reddito familiare è pari o inferiore ai 45 mila euro. Per i ragazzi che vivono da soli, invece, il sostegno può arrivare a 804 euro(6.0I5 corone) al mese. Ne ha diritto (fino a 317 euro) anche chi mette al mondo un bimbo e convive con uno studente o una studentessa che beneficia di un sussidio, ma anche i genitori single (804 euro). Gli studenti disabili hanno diritto a un ulteriore aiuto di 8.449 corone mensili (1.100 euro). Poi ci sono i prestiti (al 4% d’interesse) che vengono utilizzati dal 38% degli studenti danesi: possono arrivare a 411 euro al mese e può beneficiarne anche chi ha già ottenuto una borsa di studio. Insomma, il sistema scandinavo si conferma all ’avanguardia.
Australia
È nato un anno fa, ma in Australia parlano già di successo. Il Transition to work è un programma studiato ad hoc per i ragazzi che cercano lavoro e hanno tra i 15 e i 21 anni. Il Central Victorian Group Training spiega che si tratta di un piano governativo per i giovani che non terminano gli studi o che non riescono a entrare ne! mondo del lavoro. Ipartecipanti fanno esperienze di stage e tirocini nella zona in cui risiedono per poi essere indirizzati nella ricerca di un impiego sul territorio. Per funzionare al meglio, Transition to work richiede quindi il consolidamento di una relazione di fiducia e collaborazione con gli imprenditori locali. Obiettivo che ha raggiunto, assicurando loro alcune garanzie. La prima: che i giovani saranno all’altezza delle loro aspettative e affiancati nell’inserimento. E la seconda: un bonus fino a 10 mila dollari (Youth Bonus, corrispondente a circa 6.840 euro). Per riscuotere l incentivo le aziende devono impiegare il giovane lavoratore almeno 20 ore a settimana, non avere percepito il bonus per lo stesso soggetto in passato, e pagarlo net rispetto del salario minimo nazionale (17,29 dollari australiani l’ora).
Nuova Zelanda
Non si tratta di un prestito, quanto piuttosto di un finanziamento statale a fondo perduto. Student Allowance è il programma messo a punto dal ministero dello Sviluppo sociale che copre le spese vive degli studenti senza chiederne il rimborso. Possono farne domanda tutti coloro che studiano full Urne dai 18 ai 65 anni, ma anche chi ha 16 o 17 anni con un figlio a carico e un partner, ricevendo, in questo, caso 380 dollari neozelandesi a settimana. Il governo mette inoltre a disposizione fondi per giovani genitori della stessa fascia d’età che vivono a loro volta con genitori o che, al contrario, non abitano con loro e non ricevono nessun aiuto economico. Lo stesso sussidio è disponibile anche per chi a 18 o 19 anni e ha un figlio ma non un partner. Lo Youth Servicesi occupa direttamente dei pagamenti di affitto e bollette e accredita sul conto 50 dollari a settimana per gli acquisti. Chi beneficia dei fondi può inoltre ricevere 10 dollari in più a settimana nel caso in cui abbia buoni voti a scuola o faccia un tirocinio di sei mesi. Una cifra che può raddoppiare ne! caso in cui il giovane co!labori attivamente con lo Youth Service per tre mesi.
Giappone
Il governo giapponese, secondo l Ocse, ha «realizzato uno dei livelli di disoccupazione giovanile minori al mondo» e ha migliorato (di tanto) l’accesso al lavoro per i giovani. Il programma si chiama Jisseki Kankei e interessa gli studenti della scuola secondaria che una volta terminati gli studi devono trovare un impiego. Ma a segnalarli al potenziale datore di lavoro è la scuola stessa. «Li conosce perché il giovane diplomato ha affrontato in quell ’ambiente il ciclo di studi. Quindi ne sa descrivere competenze e lacune» spiega Pastore, «e la scuola ha anche contatti stretti con le aziende». E gli studenti che meglio corrispondono al pro filo richiesto vengono candidati per la posizione. «Un sistema che ha dimostrato essere di grande successo: il 30% degli occupati al termine degli studi della scuola secondaria ha trovato lavoro proprio grazie al Jisseki Kankei» continua Pastore. «Dall ’altra parte l’azienda si fida di quello che la scuola gli propone perché è il garante che ha già certificato le competenze del lavoratore».