Millennium, 1 agosto 2017
Sono sballato ma non so di cosa
LUCA È CROLLATO sul lungomare in una serata qualunque di metà luglio. Arrivato assieme ai suoi amici da Torino per festeggiare la maturità, ha passato diversi giorni in coma steso su un letto dell’ospedale Infermi di Rimini. Quando i medici del 118 lo hanno recuperato, erano già sicuri del problema: le sue notti dopo gli esami hanno avuto la forma di un triangolino color rosa attraente e il sapore amaro di una sostanza chimica che sballa, ma non è ancora riconosciuta come droga. Una sostanza perfettamente legale, assolutamente pericolosa. Sul web ce ne sono centinaia e ne spuntano decine di nuove ogni mese. Le preparano in laboratori specializzati, soprattutto in Cina e India, e grazie al web sono facilmente acquistabili in tutto il mondo. Il gioco è semplice: si prendono le molecole alla base degli allucinogeni classici come Lsd ed ecstasy, si modificano leggermente e per le regole italiane ed europee non sono più droghe. Tecnicamente si chiamano “analogici di struttura”: gli effetti sono più potenti e i danni a lungo termine ancora sconosciuti. Diffuse, sempre di più, soprattutto tra gli adolescenti e gli under 30. In particolare, il 2,8% degli studenti delle superiori ha usato antidolorifici per sballarsi almeno una volta nella vita, riporta la Relazione annuale 2016 del Dipartimento delle politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, e di questi un quarto lo ha fatto più di venti volte. Il 2,1% ha assunto sostanze psicoattive di cui non conosceva il contenuto, sotto forma di pasticche, polvere, cristalli...
NBOMe, Ghb, catinoni sono tra le ultime catalogate nelle tabelle del mi nistero della Salute e quindi adesso proibite. Durante lo scorso anno, la Emcdda – l’Agenzia europea che coordina il la voro degli stati sulle dipendenze da droghe – ha scovato cento nuove sostanze. «Solo in Italia ne abbiamo tracciate quaranta. Un lavoro difficile perché le differenze con le molecole già tabellate soo minime. Ma non possiamo fermarci: dal 2012 a oggi abbiamo ricevuto 15 mila richieste di consulenza tossicologica. E lavoriamo solo su chi necessita del ricovero», spiega Carlo Locatelli, coordinatore del Centro antiveleni della Fondazione Maugeri di Pavia, l’avamposto italiano sulle nuove sostanze psicoattive. A conti fatti significa otto, nove casi al giorno di intossicazione da sostanze che i medici degli ospedali non riescono a definire perfettamente.
Luca, sul lungomare di Rimini, è solo uno degli ultimi casi. «È come se sparassimo contro un bersaglio mobile» racconta Elia Del Borrello, responsabile del laboratorio di Tossicologia forense dell’università di Bologna. «Appena blocchiamo una molecola, ne spuntano dieci nuove. Un dramma, anche perché le sostanze attuali sono molto più pericolose di amfetamine e metamfetamine classiche. Oggi si arriva ad avere l’80 per cento di principio attivo in ogni pasticca».Gli effetti più allarmanti sono dati da NBOMe e catinoni (sintetizzati sul modello del qat diffuso nei Paesi arabi, ndr) che, stando alle stime in circolazione, hanno provocato 25 morti tra Stati Uniti ed Europa. «I primi sono derivati amfetaminici e hanno ormai sostituito l’uso di Lsd: provocano allucinazioni complete e hanno un effetto distorsivo della realtà che può durare anche 10-12 ore», spiega Locatelli. «I catinoni, invece, danno totale dispercezione. Vengono anche chiamati “droga del cannibale’ perché chi le assume, totalmente fuori controllo, vive spesso intensi momenti di violenza fino a tentativi di cannibalismo». L’attenzione di psu gi e tossicologi è puntata anche sui nuovi oppioidi sintetici – derivati dei fentalini e ormai più potenti dell’eroina oltre che sull’abuso di farmaci e sostanze inalanti. Perché per sballarsi, lo scoprirono le donne carcerate negli anni Settanta che altro non avevano per “evadere”, è sufficiente una bustina in più di Tantum Rosa. Per farsi un viaggio basta entrare in farmacia e acquistare ciò che se assunto nelle dosi consigliate dovrebbe aiutare a superare dolori e malanni. O dal ferramenta. «Stiamo assistendo a un aumento esponenziale nell’uso e abuso di dispositivi medici», sottolinea Del Borrello. «Un fenomeno sottovalutato e pericoloso». Accanto ai “classici” antidepressivi, benzodiazepine, sciroppi antitosse, bupriopone e anestetici come la chetamina, una delle mode del momento sono gli inalanti, in particolare etile cloruro, propano e isobutano. In farmacia si acquista anche Liotonice, il ghiaccio spray usato dagli sportivi dopo i contrasti di gioco, mentre in ferramenta tanto per destare ancor meno sospetti – vanno a ruba le bombolette di propano e isobutano. Tre euro e via, la botta è servita. Del Borrello spiega che «provocano euforia e sono inebrianti, sul momento», ma «il problema è legato ai danni, spesso irreparabili, che provocano al fegato».
Questi modi low cost per sballarsi, un fenomeno conosciuto da tempo nei Paesi più poveri, si sono diffusi in Italia dal 2008, quando vennero segnalati i primi casi a Sanremo. Quattro anni fa, il gestore di un ferramenta tra Scandicci c Firenze smise di vendere le bombolette spray ai minorenni perché, incuriosito dalle numerose richieste da parte di teenager, chiese a uno di loro quale uso ne facesse. E quello, con la naturalezza di un quindicenne sbarbato, rispose candidamente: «Ci droghiamo». «La facilità di acquisto, il costo esiguo, compreso sempre tra i 5 e i 20 euro, e la velocità con la quale vengono veicolate le informazioni grazie al web hanno abbassato l’età media del primo contatto con le sostanze psicotrope», aggiunge Locatelli. «11 punto è che i giovani più degli altri non si rendono conto dei danni provocati anche dalla singola assunzione e credono di potersi fermare in qualsiasi momento».
Un po’ come in Smetto quando voglio, pellicola cult su un gruppo di giovani disoccupati che inondano il mercato romano di una nuova molecola legale. «Solo che questo non è un film, come sanno bene gli psichiatri coinvolti nel recupero delle decine di giovani che si portano dietro gravi problemi relazionali – conclude Locatelli – o i tanti medici dell’urgenza e i rianimatori che non sanno come trattare i casi, non capendo quali sostanze hanno provocato i malori». Luca ha passato diversi giorni in coma. Non sono bastati a dottori e specialisti per capire quale molecola partorita tra alambicchi e sintetizzatori, sotto la luce al neon di un laboratorio cinese o indiano, abbia mandato in pappa il suo cervello mentre festeggiava la maturità.