Riders, 1 luglio 2017
LO ZEN E L’ARTE DI ESSERE DANI PEDROSA
È da anni uno dei migliori piloti al mondo ma per infortuni, sfighe, avversari più forti non è mai riuscito a conquistare il titolo della MotoGP. Dani Pedrosa, 31 anni, è il pilota più tranquillo della storia delle due ruote, lo chiamano Camomillo ma a volte s’incazza anche lui, a suo modo, ma s’incazza. Lo abbiamo incontrato nell’hospitality Honda Repsol al Mugello e questo è quello che ci ha raccontato.
Il campionato è apertissimo, questo è l’anno giusto per vincerlo?
«In questo momento stiamo lavorando bene e sono contento perché lo stiamo facendo già dal test invernale. Piano piano stiamo acquistando feeling con la moto e anche il team sta facendo delle cose importanti. Dobbiamo continuare cosi fino alla fine e dopo vediamo quale sarà il risultato, però per il momento sono positivo».
Sei uno dei piloti più forti del mondo da diversi anni, cosa ti è mancato per vincere il mondiale?
«Tante cose, ovviamente. A volte ci è mancata un po’ di fortuna, altre volte ci è mancata la forza mentale e fisica, a volte la moto. Chi vince il campionato sa gestire tutte queste forze. Abbiamo l’esperienza per fare meglio quest’anno rispetto al passato».
Oggi chi è il più forte?
«In un campionato come oggi è difficile trovare uno solo, un pilota come Maverick sta facendo molto bene questa stagione, però penso che piloti come Jorge e Valentino non puoi mai dire che sono meno forti».
Tu pensi che Jorge Lorenzo riuscirà a capire bene la Ducati?
«Non lo so, è difficile. Cercherà di trovare un livello molto alto per essere competitivo».
Nei mondiali di adesso quanto contano gli pneumatici rispetto a qualche anno fa?
«La gomma è una parte super importante per il campionato, perché ti da il feeling con la moto e ti permette di guidare come vuoi tu e dare il massimo. La gomma è sempre stata importante e non so se oggi lo è di più. Però se ti mancano queste cose la qualità del pilota si vede molto meno».
Quale pilota apprezzi in Moto 3 e in Moto 2?
«Nella Moto3, Mir sta guidando benissimo al suo secondo anno di motomondiale e ha già una mentalità da leader e una grossa chance per vincere. In Moto 2, invece, Morbidelli è cresciuto molto e ha trovato un gran feeling con la moto e lo sta dimostrando ogni week end».
Perché sei rimasto in Honda, eri a un passo dall’andare via?
«Tante cose. Qui abbiamo un rapporto lungo da tanti anni e c’è molto fiducia tra di noi. Ovviamente è un team che conosco molto e abbiamo sempre lavorato al 100%. Sono cose che non trovi tanto da altre parti. Per questo ho deciso di rimanere».
Sei molto tranquillo e sempre sereno. Quale è l’ultima volta che ti sei incazzato in pista o fuori?
«Sicuramente non troppo tempo fa. Non ricordo molto bene quando ma può darsi che nell’ultimo GP mi sia incazzato. È vero che sono tranquillo ma mi incazzo anche io».
Fuori dal motomondiale come sei?
«Non sono un pazzo da discoteca. Preferisco stare con i miei amici, magari in un club tranquillo. Mi piacciono gli sport acquatici ma sto volentieri a guardarmi un film o una serie su Netflix durante un pomeriggio o una sera».
I tuoi amici ti fanno qualche battutina sulle tue gare?
«C’è un amico molto tifoso della Ducati e ogni tanto mi fa qualche battuta: a Barcellona ha provato il circuito prima di me e allora per scherzare diceva di avermi lasciato la linea giusta e che solo per quello ho fatto il podio». Quanto è stato importante Gibernau (ex pilota Honda e adesso lavora con Pedrosa)? «Sempre molto importante per continuare a imparare. Mi aiuta a stare concentrato ma non è un coach, però averlo vicino per me è importante come guida e come feeling».
Un tuo pregio e un tuo difetto.
«È difficile dirlo. Come pregio direi che sono molto preciso con le moto ma anche in generale. Un difetto: ecco, forse sono troppo preciso».