Libero, 24 agosto 2017
Evviva il vibratore in tv. Lo spot di un giocattolo erotico su Mediaset e La7
La società evolve, anche attraverso la televisione. Non servono grandi battaglie culturali con nomi di filosofi tedeschi a segnare il percorso verso la definitiva «liberazione sessuale» della femmina, ma basta uno spot pubblicitario. Una pubblicità video di sex toys dedicati al piacere femminile è andata (e andrà) in onda la sera sulle reti Mediaset e La7 (le reti Cielo, Dmax, Nove e Real time accolgono lo stesso spot dallo scorso 23 luglio), del sito ecommerce mysecretcase.
Lo spot prende in esempio quattro stereotipi di donne «normali», tutte utilizzatrici di sex toys. La madre di famiglia (forse divorziata e di una certa età, o sposata); la donna giovane nella sua cameretta rosa profumata di vaniglia; la donna manager che tiene il sex toy in borsetta; quella che usa il sex toy con il compagno. Bionde more, giovani e vecchie, capelli corti e lunghi. Single o fidanzate. Lo spot recita «Vogliamo un mondo in cui le donne non sono oggetti sessuali, ma possono averli tutti». Amen, e così sia.
Sembrerebbe una cosa da niente, ma non lo è: che nelle reti nazionali private si dica apertamente che le donne possono godere di orgasmi, indipendentemente dalla finalità riproduttiva e in assenza di un compagno, è l’atto di più autentico femminismo del 2017. Molto di più dei nomi di professioni declinati al femminile.
Il sito di ecommerce ha ammesso che in seguito alla messa in onda dello spot, le visite al sito sono aumentate del 300%. E il mercato dei sex toys in genere si riferisce principalmente alle donne. Lo stesso sito fa sapere che il 40% degli acquisti è dedicato alle donne, il 25% agli uomini e il rimanente alle coppie.
Fa riflettere anche che il tutto avvenga proprio in televisione: si tratta di un media dai contenuti controllatissimi, non c’è certo la libertà che c’è in internet. Insomma, se pure la televisione ne parla, vuol dire che ormai non c’è più niente da dire: la società ha accolto, digerito, e inserito i sex toys nella vita sessuale. E quindi (visto che siamo in Italia) sappiamo che la società ha individuato, accolto e digerito l’esistenza di una vita sessuale, in generale, non in un’ottica riproduttiva. Adinolfi e il mondo cattolico non si sono ancora espressi (contro) lo spot, ma si può immaginare che lo faranno. Rosanna Paciotti però, del Movimento 5 stelle (si definisce su Facebook come una che «denuncia da 10 anni», generico) dice che ci sono cose più importanti, come la regolarizzazione della prostituzione e la liberalizzazione delle droghe leggere. Potrebbe anche essere vero, però non c’è una stretta correlazione fra i mondi: eventualmente si possono fare tutte le cose. Nei commenti allo status di Paciotti ci sono riferimenti a un «complotto» che prevede che sia data più importanza agli spot su Mediaset perché in tv circola più denaro. Ricordiamo però che nel campo delle droghe leggere e della prostituzione circola molto denaro.
Ma si tratta di vero cambiamento?Al di là dei commenti «dell’intellighenzia» (tipo cattolici e Paciotti), la gente comune che commenta la notizia su Facebook (sui vari siti di informazione) si dice disgustata, o contraria, «almeno tanto quanto la pubblicità dei preservativi» (sì, nel 2017 c’è chi è contrario alla pubblicità dei preservativi). E se questa è l’Italia che non vuole cambiare, sappiamo per certo che dovremo farcene (orgasmicamente) una ragione: qualche giorno fa invece nel Regno Unito è stato pubblicato un annuncio di lavoro come tester di sex toys, full time, a 28 mila sterline l’anno. Mica male.